Elton Hercules John si presenta, vestito in modo a dir poco stravagante, a una seduta di auto aiuto di un gruppo di alcolisti. Presenta a loro, e al pubblico seduto in sala, la sua irrefrenabile dipendenza da tutto e da tutti. Alcol, droghe, sesso, successo, bisogno di stupire. Dalla triste infanzia agli onori della gloria, fino alla gioia insperata di una famiglia gay, resa piena dall’arrivo di due figli. Un musical biografico, recitato e cantato dall’esplosivo Taron Egerton. 



Dexter Fletcher è il regista di Rocketman ed è anche il regista scelto dalla produzione per completare il film Bohemian Rhapsody dopo l’allontanamento di Bryan Singer per motivi ancora poco chiari (si è parlato di abusi sessuali). Un po’ di somiglianza con il film precedente la si vede: Rocketman segue la traccia celebrativa di Bohemian Rhapsody e ne ripete in qualche modo i limiti, semplificando i personaggi di contorno, appiattendo le sfumature e amplificando a dismisura il mito dell’eroe, per il piacere dei fan, ben pronti ad applaudire.



A seguire il corso della storia c’è lo stesso Elton John, che con il suo imprimatur ha dato il consenso finale al suo autoritratto: quello di un uomo geniale da 400 milioni di dischi. Una macchina da soldi, autore del singolo più venduto di tutti i tempi (“Candle in the wind”) e al quinto posto assoluto delle star della musica.

La sua vita è puro cinema, seguendo fedelmente l’immancabile (e alquanto stereotipata) ascesa dal nulla, la sua straordinaria affermazione, la misera caduta negli eccessi e nella depressione, fino al necessario happy end, che i titoli di coda ricordano mostrando Elton John, assieme al marito David Furnish, e ai due figli surrogati, miracoloso antidoto al suo bisogno di affetto. 



Un artista prolifico, profondo, innovativo, travolgente che il film ci fa ammirare, accompagnato da musiche note, ricantate e reinterpretate con ossequiosa fedeltà dal talentuoso Taron Egerton, attore somigliante all’originale (seppur indubbiamente più bello). 

Oltre che nella storia, Rocketman ci porta nel mondo dell’immaginazione, tra scene sontuose, oniriche e spumeggianti, che restituiscono l’insaziabile bizzarria dell’artista londinese. Cambi d’abito, di occhiali, di scena. Cambi d’umore, vessato dal riprovevole e asettico comportamento dei genitori, dalla meschina e profittevole vicinanza del primo amore e dalla snervante e subdola prova del facile e repentino successo.

Rocketman è un bel viaggio, catartico, promettente e divertente. Tra i drammi di una lunga carriera, emerge con grande energia una collezione di sentimenti, trasportati da musiche e testi di mirabile e commovente sensibilità. Le cadute, come le ripartenze, sono il sale di un film che unisce musica, gloria, glamour e humor, scegliendo un registro narrativo leggero che ci fa perdonare i dubbi della critica.

È la storia di una musica immortale e quella di un uomo, nato nell’incubo di un amore negato, represso e giudicato. Rinato oggi, settantadue anni dopo, in un mondo più libero, solidale e avveniristico. Arricchito da un amore fedele e senza etichetta.