I missili caduti su Kiev ieri durante l’incontro tra il segretario generale dell’Onu con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sono «un segnale chiaro della Russia all’Occidente, per far sapere che non risparmieranno nulla». Lo afferma il professor Alexander Rodnyansky, economista e consigliere del presidente ucraino, in collegamento con Otto e Mezzo. «Questa forse è una parte della loro minaccia nucleare. E possono cercare di dissuadere i leader in questo modo nel venire a Kiev, così come le persone. Ma è un segno che non hanno lasciato le loro ambizioni, neppure sulla capitale».



Nel corso del suo intervento, Rodnyansky ha affrontato anche il tema dei colloqui tra l’Ucraina e l’Italia: «Non conosco i dettagli, ma chiediamo artiglieria, cannoni, armi pesanti. In Italia, ad esempio, c’è un carro antiaereo che sarebbe sicuramente utile da avere. Abbiamo chiesto anche armi non italiane, anche armi che non sono in uso». D’altra parte, il consigliere di Zelensky sa bene che in Italia c’è un dibattito molto intenso sul tema. «So che c’è tanta resistenza in Italia nel mandarci armi, ma noi stiamo difendendo la pace europea, quindi anche quella italiana. Se l’Ucraina dovesse cadere, la guerra non finirebbe. Ci sarebbe una escalation. Quindi è anche interesse dell’Italia poter dare tutto quello che serve, non c’è una risoluzione pacifica».



“NEGOZIATI CON RUSSIA? VUOLE MACELLARCI”

Riguardo la possibile durata della guerra in Ucraina, il professor Alexander Rodnyansky non si è sbilanciato. «Spero davvero che non duri per anni, ma siamo disposti a difendere la nostra nazione come fatto finora. Nessuno ha mai ricevuto ordini di andare a combattere, hanno tutti deciso di resistere, anche quando non c’erano armi. Anche nella parte russofona», ha spiegato a Otto e Mezzo, su La7. Pur non sapendo quando potrà finire la guerra con la Russia, l’economista sa come potrebbe finire prima: «Più sostegno militare all’Ucraina, più pressione economica sulla Russia. Così potrebbe negoziare, ora non lo stanno facendo per niente». A proposito dei negoziati, il consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha chiarito cosa non sono disposti a concedere e cosa servirebbe per sedersi ad un tavolo: «I nostri confini nazionali sono riconosciuti a livello internazionale, la Crimea è parte di come il mondo vede l’Ucraina. Noi non abbiamo fatto niente per causare questa guerra. Il primo passo per negoziare è il cessate il fuoco, ma Putin non ha interesse perché non ha ancora raggiunto i suoi obiettivi. Abbiamo visto cos’è successo a Bucha e stiamo vedendo cosa succede a Mariupol, questo è quello che accade quando vengono e occupano». Ma ci sono ancora dei canali di comunicazione aperti tra Ucraina e Russia, anche se – ha evidenziato Rodnyansky – «dopo i massacri di Bucha è sempre stato più difficile negoziare. Poi da quando Mariupol si è trasformata in una enorme tragedia, visto che non fanno uscire truppe e civili da lì, non sappiamo cosa negoziare». Kiev comunque avrebbe fatto una proposta per mandare avanti i negoziati di pace: «Loro non sono interessati e mi sembra proprio che vogliano macellare tutte le persone che sono lì dentro».



“EMBARGO TOTALE GAS RUSSO? POSSIBILE”

Infine, il professor Alexander Rodnyansky ha parlato delle conseguenze di un embargo totale del gas russo per spiegare quanto non sia una opzione impraticabile. «Ci sono stati vari studi e rapporti che ci mostrano anche nel peggior scenario, anche in caso di embargo totale del gas russo, ci sarebbe una perdita del Pil del 2,5%, che per un’economia che cresce di oltre 3-4% all’anno sarebbe una perdita di mille euro pro capite, ma dopo un anno riprenderebbe la crescita. Tutta questa paura catastrofica del collasso dell’economia è esagerata». Le conseguenze che devono preoccupare sono altre per il consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky,: «Ci sono dei costi a medio e lungo termine catastrofici se questa guerra continua, in termini di vite, ma non solo per voi. Cosa succederà tra 3-4 anni se andrà avanti la guerra?».