L’attore romano Rodolfo Laganà ha recentemente rilasciato un’intervista per il quotidiano La Verità ripercorrendo la sua vita e, soprattutto, la sua carriera lunga ben 40 anni. “Ho sempre giocato con il surreale“, racconta del suo umorismo e della sua carriera, “che mi appassiona molto: ho cercato di raccontare la realtà prendendo spunto dalla concretezza della vita e poi rilasciandola fino alla risata”.
Parlando, invece, della sua vita, Rodolfo Laganà sottolinea di farsi vanto “del mio angelo custode, è molto bravo, anzi gagliardo”. Tuttavia, si dice restio a parlare della sua fede, che confessa di avere “fin da bambino grazie ai miei genitori”, perché “c’è il rischio di passare per matti, a volte, se si racconta qualcosa di così personale”. Di contro, però, ci tiene anche a sottolineare come, effettivamente, la fede gli sia stata di grande aiuto negli anni, aiutandolo a “superare le fasi difficili”. Grazie alla fede, infatti, Rodolfo Laganà racconta di essere riuscito a “trasformare la malattia in un vantaggio. A non buttarmi giù e vedere sempre le cose con speranza”.
Rodolfo Laganà: “Proietti era la mia seconda famiglia”
Rodolfo Laganà, però, non vuole parlare troppo della sua malattia, invocando ciò che gli disse il suo grandissimo amico e collega Gigi Proietti. “L’unica volta in cui mi ha messo in guardia”, ricorda, “è quando ho deciso di mettere a nudo la mia vita sul palco con ‘Nudo proprietario'”. Lo spettacolo, seppur fu “un successo”, confermò quando Proietti temeva, ovvero che l’ambiente “dello spettacolo non è mica semplice“.
Infatti, Rodolfo Laganà racconta che “qualche episodio sul lavoro che mi ha fatto incertezza c’è stato”, come per esempio, “qualcuno che sapendo delle mie condizioni fisiche ha pensato che io non fossi in grado di ricoprire questo o quel ruolo“. Tuttavia, ci tiene anche a precisare che “la comprensione e l’amore che mi circonda son stati ben superiori rispetto alle ingiustizie”. Menzione d’onore, in tal senso, per il già citato Proietti, che secondo Rodolfo Laganà era come un fratello, “ho avuto due famiglie: la prima ai Castelli Romani. La seconda a Trastevere, legata a Proietti”. Infine, però, soffermandosi ancora sulla sua malattia, ci ha tenuto a lanciare un appello, sottolineando come “il nostro Paese non riesce a eliminare le barriere architettoniche” per le persone, come lui, in carrozzina.