Rodrigo Turolla, sarto di Goro, è l’ultimo – insieme alla moglie – a finire nei guai nell’ambito dell’inchiesta per falso sull’omicidio di Willy Branchi. Ritenuto informato sui fatti insieme al parroco dell’epoca, don Tiziano Bruscagin, nella primavera del 2015 fu convocato in procura. Non sapendo di essere registrato, insieme all’ex prete si rese protagonista di una conversazione choc che getta nuove ombre ed amplifica quel clima di omertà che, dopo oltre trenta anni dalla morte del 18enne, ancora aleggia nel paese del ferrarese. Solo nei mesi scorsi, come trapelato dal quotidiano Il Resto del Carlino, sono emerse le intercettazioni di quella conversazione tra sarto ed ex prete di Goro (quest’ultimo indagato per ben due volte e, di recente, iscritto nel registro degli indagati anche con l’accusa di calunnia) avvenute nella sala d’attesa della procura, prima di essere sentiti come testimoni. “Dicevano, ascolta, ascolta…che quel ragazzo lì, essendo non normale, essendo non normale… non era uno normale. Gli davano le bustine da dare in giro e dopo lì è successo quello che è successo”: questo il contenuto più inquietante emerso dalle intercettazioni. Turolla, per “non normale” faceva riferimento proprio a Willy Branchi, il ragazzo ucciso la notte del 29 settembre 1988 e ritrovato cadavere, nudo, sull’argine del Po.



RODRIGO TUROLLA, SARTO DI GORO: LA SUA VERITÀ SU OMICIDIO WILLY BRANCHI

Nella conversazione tra l’ex prete ed il sarto, il primo invitava Rodrigo Turolla a “non farti incastrare dai giornalisti” ed a stare “attento con il telefono” poichè pm e carabinieri ascoltano e “sanno la verità” la quale sarebbe stata “sconvolgente”. Ma d’altro canto, “cosa vuoi vedere tu che eri a dormire quella notte”, aggiungeva don Tiziano. Le dichiarazioni che in quella occasione Turolla, a sua insaputa, rese in procura furono molteplici. Il sarto ad esempio parlò di una lettera recapitata a casa del presunto killer e che gli riferì una persona stretta di quest’ultimo: “è venuta a casa mia a dirmi che quando è morto, ha trovato una lettera che dice che è stato lui. Ma io non glielo dico mica (agli inquirenti, ndr), non voglio mica immischiarlo. Che non mi denuncino”. Ulteriore spunto finito poi nelle mani del pm Andrea Maggioni, quello relativo alla “motorella” indicata dal sarto di Gorno in riferimento al mezzo sul quale Willy Branchi sarebbe stato trasportato dal luogo dell’aggressione a quello del ritrovamento del suo cadavere martoriato. “Un’altra donna è venuta a casa a dire che lui (Willy) è stato caricato…”, sostenne. Caricato “Su una motorella e che la moglie di questo (il presunto omicida) e non faccio il nome… e che questa della motorella, ha voluto che la portassi via. Non voleva più vederla a casa. Vuol dire che lo avrebbero caricato dopo su una motorella”, proseguì. Qui, gli chiesero di portare via quel mezzo.

Leggi anche

Willy Branchi, sparita una delle cassette postali volute da famiglia/ Qualcuno vuole tenere sepolta la veritàWilly Branchi ucciso nel 1988, l'iniziativa della famiglia/ Cassette postali per segnalazioni anonime