Il Rossini Opera Festival (ROF) 2022 ha riproposto (la prima è stata il 10 agosto) La gazzetta, opera raramente messa in scena e che, a Pesaro, era stata presentata per la prima e unica volta nel 2015. Allora, in un Festival imperniato sulle opere serie del compositore, era parsa come una boccata di aria fresca. Oggi, il giudizio cambia: l’opera appare eccessivamente lunga e piuttosto monotona, anche se sfoggia un magnifico quintetto e alcuni piacevoli concertati. Tratta da una commedia di Carlo Goldoni, già messa in musica da Jommelli, Anfossi, Farinelli e Rossi narra la consueta, e un po’ trita, vicenda del genitore che vuol decidere per i figli in materia di matrimonio ed è, dopo varie peripezie, sbeffeggiato.
La commedia goldoniana Il matrimonio per concorso è un quadro di vita borghese, perfetto per un’opera “semi-seria”, ma nel libretto di Giuseppe Palomba (anche in quanto il lavoro era stato commissionato del Teatro dei Fiorentini nella capitale del Regno delle Due Sicilie), il personaggio del padre (molto scialbo in Goldoni) viene trasformato nel “buffo napoletano”, Don Pomponio Storione, tanto più esilarante poiché l’azione si svolge nella Parigi elegante di inizio Ottocento (l’opera è del 1816).
Il lavoro ebbe un buon successo, ma venne ripreso poche volte e, soprattutto, nel Regno delle Due Sicilie. Quindi, ebbe una modesta eco in quella parte dell’Italia dove il giornalismo musicale era più importante e aveva più risonanza.
Quella del ROF 2015 è stata la prima messa in scena integrale in Italia (ce ne è stata una nel 2014 a Liegi) anche grazie al ritrovamento del quintetto considerato perduto. L’allestimento (scene di Manuela Gasperoni, costumi di Maria Filippi) è semplice e facilmente circuitabile su altri palcoscenici. La regia di Marco Carniti è spigliata. Carlo Rizzi concerta con brio l’orchestra sinfonica Rossini. Il coro del Teatro della Fortuna di Fano è stato preparato da Mirca Rosciani. La partitura è densa di auto-imprestiti da altri lavori rossiniani e non priva di qualche lungaggine.
Molto bravo il cast, specialmente Carlo Lepore nel ruolo di basso buffo, Don Pomponio. Nel gruppo femminile primeggiano Maria Grazia Schiavo nel ruolo di Lisetta e Martiniana Antonie in quello di Doralice. Nel gruppo maschile una vera scoperta è il tenore Pietro Adaini nel ruolo di Alberto: un bel fraseggio, uno squillo molto chiaro – in breve un gran potenziale. Sempre efficace Giorgio Caoduro.
Comprensibile che il Rossini Opera Festival voglia presentare edizioni filologiche. Tuttavia, per circuitazione in altri teatri a La gazzetta gioverebbe qualche sforbiciatura.
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