Il 9 agosto, a Pesaro, la 43sima edizione del Rossini Opera Festival (ROF) è stata inaugurata con un nuovo allestimento de Le Comte Ory in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna. La produzione ha ricevuto molti applausi e anche ovazioni alla parte musicale, discussioni, invece, sulla regia e sull’allestimento scenico.



Nel suo ultimo libro su Gioacchino Rossini, Giovanni Carli Balolla parla di esprit de finesse, per riferirsi a Le Comte Ory. In modo più greve, il musicologo americano, Paul Hume, definì il lavoro “un’erezione che dura circa due ore un quarto”. Hanno ragione entrambi: Le Comte Ory è l’ultima opera sfacciatamente erotica composta da un musicista italiano prima del lungo silenzio dei sensi del melodramma verdiano, conclusosi con la pucciniana Manon Lescaut al tramontare dell’Ottocento. 



Nel 1828, il trentasettenne, ma già bigotto Rossini, aveva testosterone da vendere e, pur se politicamente reazionario e affetto da una malattia venerea, ne faceva buon uso in quella Parigi dove avrebbe vissuto gran parte della propria avventura umana. Rossini utilizzò un libretto ispirato a una boccaccesca novella medievaleggiante. Ai tempi delle crociate, il conte Ory le prova tutte per portare sotto le lenzuola la casta Contessa, che attira anche l’adolescente paggio Isolier. A tal fine, Ory si traveste prima da eremita, poi da monaca allo scopo di potere entrare in un castello le cui porte gli sono state serrate a tripla mandata anche a ragione della cattiva fama che si è fatto. Proprio quando crede di essere giunto al dunque, finisce, nel buio della notte, in un letto in cui la Contessa è già con il paggio Isolier. Nella confusione amoreggia con il giovanotto, che non gradisce, proprio mentre tornano a castello mariti e fidanzati delle donne che l’erotomane Ory e i suoi scudieri avrebbero voluto possedere.



È la terza volta che il ROF propone nuovi allestimenti de Le Comte Ory. La prima, nel 1984, Pier Luigi Pizzi presentò un lavoro elegantissimo e, al tempo stesso, rigorosamente fedele al libretto. Resta però ancora impresso nella memoria, l’allestimento, visto anche al Teatro dell’Opera di Roma, in cui il Medioevo bigotto ma peccaminoso veniva evocato con grande economia di mezzi. Nel 2003 Luiss Pasqual trasportava la vicenda a inizio Novecento, in un party dove ragazzi e ragazze in smoking e abito da sera rappresentano l’opera, una scelta funzionale al profumo di eros che si avverte dalla prima all’ultima nota. Rossini, ormai prossimo a quella pensione Reale con clausola d’oro che, dopo una lunga vertenza giudiziaria, ottenne a 38 anni, guarda con ironia al mondo e, quindi, anche all’eros che sprizza gioioso da ogni accordo. Il conte Ory è tanto parigino quanto marchigiano: uno di quei ragazzi con maglietta firmata, acquistata in una boutique elegante della “Pesaro che può”, che va in spiaggia con l’unico scopo di rimorchiare.

In questo nuovo allestimento, Hugo de Ana (regia, scene e costumi – le luci sono firmate da Valerio Alfieri), si ispira al trittico Il giardino delle delizie di Hieronymus Bosch, ma l’esito non è soddisfacente: troppi movimenti e troppa confusione in scena. Sembra più Hellzapoppin che Bosch. Il pubblico, però, ha applaudito calorosamente de Ana e i suoi collaboratori quando, alla fine dello spettacolo, sono venuti a salutare.

L’orchestra della Rai è diretta da Diego Matheuz, con contenuto brio. Vero trionfatore della serata nel ruolo di Ory è stato Juan Diego Flórez, “scoperto” dal ROF nel 1986. Nonostante il passare degli anni, è sempre un tenore di agilità di grandissimo livello. La Contessa è una bravissima Julie Fuchs spigliatissima sia nella recitazione, sia nella vocalità. Utilizza il registro molto ampio e la coloratura per essere tutta ammiccamenti. Il paggio Isolier è Maria Kataeva, giovane mezzo soprano russo, perfetta nel travestimento da adolescente e agilissima soprattutto a correre verso le note gravi. Monica Bacelli, da lungo tempo presente al Rossini Opera Festival, ha il ruolo di Ragonde, amica della Contessa. Il precettore Raimbaud che in modo sornione ha fatto del conte un esperto erotomane, è il baritono polacco Andrzej Filonczyk, molto bravo.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI