È stata la partita n.100 agli Us Open quella che ha colto ieri sera Roger Federer: al netto della condizione ancora in chiaroscuro, il Re della racchetta è il primo nella storia a raggiungere più di 100 partecipazioni in almeno tre slam. Dopo il successo, faticato, su Dzumhur Federer può contare oltre ai 100 match a Flashing Meadows, ben 114 a Wimbledon, 111 agli Australian open. Solo al Roland Garros conta 87 partite, ma va tenuto conto che dal 2016 al 2018 Roger non ha partecipato alla competizione su terra rossa per preparare al meglio la stagione sull’amata erba verde. Altri record di un Re senza età raggiunto ieri: è stato il successo numero 355 in 412 sfide disputate negli Slam, che si aggiunge al sempre ricordato record di 20 slam conquistati in carriera, davanti ai 18 di Nadal e i 16 di Nole Djokovic. Campioni infiniti ed eroi del tennis di cui Roger Federer rappresenta forse la vera punta di diamante: ricordiamo che con la vittoria contro Dzumhur l’elvetico ha raggiunto quota 87 vittorie (su 100 match), dietro solo a Jimmy Connors fermo a quota 98 e in linea di massima superabile l’anno prossimo.
FEDERER AL TERZO TURNO: “CAMPI LENTI, IO TROPPI ERRORI”
Roger Federer non è certo un tennista che “nasconde” i suoi punti deboli o il suo disappunto anche dopo una vittoria: il “segreto” della sua fame di tennis anche a 38 anni è forse spiegabile proprio per questo suo non accettare mai di sentirsi “il più forte”, autoaccusandosi di molti errori in partite che dovrebbe invece dominare nonostante l’età. Così è avvenuto anche dopo la vittoria faticosa contro Dzumhur con i giornalisti come sempre rapiti dalla lucidità di analisi del Re elvetico: «Sapete, mi è capitato tante volte di non cominciare bene, l’unica cosa da fare in quei momenti è continuare a giocare meglio che puoi, e non sottovalutare mai l’avversario». Sempre Federer spiega poi cosa sia cambiato in questi primi due turni, «Conoscevo le qualità di Nagal l’altro ieri e quelle di Damir oggi, certo non pensavo di commettere tanti errori nel primo set. Colpivo male la palla a volte, mi approcciavo male ai colpi. Però di buono c’è che dopo il primo set sono salito molto. Le condizioni oggi erano buone sotto il tetto; lo US Open era lo ‘Slam ventoso’, ma ora con i tetti non è più così». Una sottile critica viene poi mossa alla condizione del terreno di gioco in questi Us Open e in generale nei tornei sul cemento: «credo che i campi siano decisamente più lenti degli scorsi anni. Non so se dipende dalla palline o dai campi, ma sicuramente non sono veloci. Mi avevano detto che li avrebbero velocizzati – conclude Roger Federer in conferenza stampa – ma non mi sembra sia così. Adesso devo soltanto capire come usare queste condizioni di gioco a mio vantaggio. Mi ricordano un po’ le Finals, ad essere onesti, i rimbalzi non sono generosi e la palla non schizza molto. Magari nella seconda settimana i campi saranno più rapidi, e io spero di esserci. Vedremo».
ROGER “DIESEL” ANCHE CONTRO DZUMHUR
E così anche il secondo turno degli Us Open passa, non indolore, in soffitta per il buon Roger Federer: battuto il non irresistibile bosniaco Damir Dzumhur (3-6 6-2 6-3 6-4) con ancora il primo set regalato all’avversario e poi un lento diesel che quando però carbura mette in mostra ancora il tennista più forte (forse) di tutti i tempi. Quello giocato nella notte era il match numero 100 dello svizzero a Flushing Meadows ma non è stata esattamente una festa: come all’esordio contro Nagal, Roger Federer impiega diversi minuti per entrare nel match e con un break subito immediato si ritrova 0-4 dopo mezz’ora. Il pubblico è sbalordito: rovesci, diritti, voleé e servizi finiscono sempre lontani dalla linee e gli errori gratuiti sono più del consueto; Roger soffre, si vede il volto scuro e i pensieri “bui” che rimandano forse ancora a quel doppio match point nella finalissima di tutti i tempi a Wimbledon contro Djokovic. Nel secondo set non è che parte ancora bene per Roger e solo un passante sballato di Dzumhur “grazia” Federer e non permette subito il break. Ecco, lì qualcosa si accende e la partita cambia radicalmente.
IL SOLITO FEDERER: SOFFRE MA REGALA MAGIE
DI colpo, entrano tutti i colpi, gli schemi sono variabili praticamente ad ogni 15 e la forza mentale, fisica e tecnica del re del tennis di fatto travolge le velleità dell’avversario impotente: Roger Federer fa il Roger Federer e conquista in rapida serie i tre set che servono per sedersi comodo ad attendere il prossimo avversario al terzo turno, il vincente tra Lucas Pouille e Daniel Evans. «Non è certo la prima volta che fatico a entrare in partita. Le sensazioni non erano per niente buone perché faticavo a trovare il timing giusto sulla palla, a colpire nel migliore dei modi. Sentivo che qualcosa non funzionava. Poi dall’inizio del secondo set la situazione è migliorata, si è ribaltata e sono salito di livello», spiega lo svizzero per nulla contento a fine match. Us Open strani per lui finora, un “diesel” che però mette a segno magie incredibili come quella regalata sul 3-0 secondo set, 15-30: scambio lungo, palla lunga-palla corta con finta e poi lob magistrale che lascia a bocca aperta pubblico, avversario, marziani e venusiani da ogni dove. La condizione manca (forse), la forza mentale pure ma in quanto a tecnica ancora non ci sono eguali: tutto sta in Federer e nella sua voglia di macinare gioco e condizione man mano che avanza nel torneo. Certo, con avversari più probanti il tempo di recupero sarà inevitabilmente più corto e Roger non potrà rischiare così tanto come visto in questi primi due turni.