Con Novak Djokovic ko per ritiro dopo due set sotto con Stan Wawrinka non sono pochi gli Us Open ad immaginare (e sperare) una finale tra Roger Federer e Rafaele Nadal: percorso lindo quello dello spagnolo, più complesso (ma più per demeriti di Roger che non per la forza degli avversari) per lo svizzero, ma con l’uscita di scena del serbo troppo sofferente alla spalla da settimane ormai, per i due veterani numero 2 e 3 del mondo potrebbe essere giunta l’ora dell’ennesima rivincita. L’ultima volta in quella semifinale pazzesca di Wimbledon, dove in quasi 4 ore il Re della racchetta si impose sul fenomeno di Manacor, mancando il torneo perfetto in finale per “colpa” di quei due matchpoint buttati dopo 5 ore e grazie alla maggior resistenza di Djokovic. Ora però i due si guardano, si “annusano” e senza dirlo sperano di ritrovarsi l’un contro l’altro domenica prossima nella finalissima di Flushing Meadows: Dimitrov per Roger, Cilic per Nadal questa notte i prossimi ostacoli sul cammino della finale da tutti attesa e, ripetiamo, da tutti desiderata.



GOFFIN KO, SHOW DI FEDERER AGLI US OPEN

«Amo giocare a tennis, è questo il mio segreto anche a 38 anni»: così Roger Federer si racconta al termine dell’ennesimo match-show della sua infinita carriera, questa volta valido come pass per i quarti di finale degli Us Open. Liquidato Goffin (numero 15 al mondo) in tre set, 6-2 6-2 6-0, con magie fino all’ultimo punto e con una condizione ritrovata dopo le difficoltà di inizio torneo: esordio in chiaroscuro contro Nagal, prosegue anche qui con qualche fatica di troppo contro Dzumhur ma poi qualcosa è scattato e il Re visto a Wimbledon è sembra riapparire con estremo terrore degli avversari. 6-2 6-2 6-1 contro Evans, ora il belga spazzato via e dopodomani i quarti contro Grigor Dimitrov, quel “baby Federer” che quasi mai è riuscito vincitore nello scontro tra i due più “tecnici” al mondo.



ROGER FEDERER È TORNATO: “FINO AI 40 ANNI? PERCHÈ NO…”

«Non è impossibile che giochi fino a 40 anni… I record a volte ti stimolano, a volte mettono solo pressione. Certo è speciale giocare per batterli, io cerco di usarli al momento giusto per motivarmi, ogni tanto, ma non ci penso troppo. Quando ho iniziato io, negli anni ’80, non se ne parlava tanto, è un fenomeno di questi tempi, dei media, dei social. Tutti a parlare di numeri e record. Io non voglio dimenticare come funzionava quella volta», racconta ancora Roger Federer a fine partita, divertendosi con il pubblico nel lanciare con precisione millimetrica le palline in tribuna. Il match poco prima era stato più di una formalità per Roger Federer, sempre in controllo e sempre variando il suo maestoso gioco contro un Goffin che non è riuscito quasi mai a tenere lo scambio e guadagnare spazio contro l’elvetico. «A volte i punteggi netti succedono, hai buone giornate, gli altri non sono al massimo. Ho trovato subito il mio ritmo, e David lo vedevo non al meglio, non come me l’aspettavo», ha confessato il Re appena dopo aver fatto stropicciare gli occhi con una magia in rovescio di controbalzo sulla linea giocato proprio sul matchpoint. Una magia, l’ennesima di un campione senza età ma continui inattesi stimoli..