Dopo avervi proposto due film che ritengo sportivi, biliardo e freccette, ma che non sono ammessi alle Olimpiadi, oggi è la volta di Rollerball (1975). In questa pellicola c’è il pattinaggio a rotelle. Anch’esso non lo troverete a Tokyo 2021 (se la manifestazione si svolgerà), è stato sperimentato alle Olimpiadi Giovanili di Buenos Aires del 2018 nella corsa di velocità, ma ora è rimasto al palo. Su rotelle è stato invece ammesso lo skateboarding, visto che la tendenza dei giovani è ormai per la tavola con le ruote.
Il pattinaggio è uno sport con pochi schei e gli sponsor si dileguano, dovrebbe essere coltivato di più visto che nell’età dai sei agli undici anni c’è un forte riscontro, anche se poi, ed è vero, le femminucce abbandonano e i maschietti passano allo skateboard.
In Rollerball due squadre corrono all’impazzata su un anello in parquet alla conquista di una palla d’acciaio. Fa punto chi la mette in una specie di canestro che non è altro che un buco magnetico. Ci sono anche delle moto a cui i giocatori si attaccano per farsi trainare. Il protagonista è Jonathan E.(James Caen), il numero uno di questo sport, ma inviso al padre padrone della squadra che ha deciso il suo ritiro. Il nostro resiste a dispetto del potere e nella finalissima, dove sono state tolte penalità e cambiate le regole, la violenza diventa padrona.
Il film è un adattamento di un racconto scritto nel 1973 dallo stesso regista Norman Jewinson, catalogato come fantascienza, ma che prevedeva invece cosa sarebbe accaduto nel futuro. Un mondo dominato dalle corporazioni che hanno pacificato tutto, un potere assoluto che ha appiattito esigenze umane, ha costruito una società sotto controllo, dove la storia è stata catalogata in un super computer a Ginevra, epurata dai fatti scomodi e dalla letteratura classica come Dante. I boss delle corporazioni sono pochi e discutono in incontri a distanza (tipo Teams o Zoom di adesso) le sorti del pianeta. Pace, natura, benessere ma non coscienza attiva dell’uomo.
Jonathan E. si ribella alla pianificazione del suo ritiro, anni addietro gli era stata anche letteralmente sottratta la moglie per diventare la compagna di un dirigente della cricca. In pratica si sveglia dalla sua situazione ovattata di campione sportivo. Il rollerball è il gioco dei padroni del mondo e quando il nostro rifiuta il ritiro scoppia il casino. Cercano di ammaliarlo con denari e promesse, gli mandano l’ex moglie (ormai zerbinata col potere) per convincerlo, ma essendo un uomo con ancora domande sulla vita vuole capire il perché i boss vogliono che si ritiri e come (da buon sportivo allora ignorante) la storia del mondo è arrivata fin lì. Va a Ginevra al super computer, ma resta deluso, mancano molti file, chiaramente non essendo scemo capisce che tutto questo è stato pianificato per avere il controllo del mondo.
Per eliminarlo vengono tolte le regole e ammessa la violenza nella finale, perciò è un gioco al massacro. Resterà in piedi solo lui e mentre sta per colpire con la boccia l’ultimo atleta rimasto, si ferma e ha un sussulto di ragionevolezza non uccidendolo. E la folla lo acclama e il film finisce.
Il racconto è stato scritto nel 1973 quando c’era la Cortina di Ferro e le superpotenze si dividevano il mondo. Adesso Usa e Russia ci sono ancora, ma son state superate dalla Cina. La globalizzazione è ormai parte del nostro vivere, i Paesi citati cercano di dominare il pianeta dal punto di vista economico e le ultime due annullano le libertà individuali. Potrebbero essere loro le corporazioni del film. Il regista aveva già previsto la digitalizzazione delle notizie, l’eliminazione dei classici della letteratura (vedi le notizie che arrivano dagli States sulla cultura greca) con fake news annesse.
Quando Jonathan E. viene punto sull’interesse primario della sua vita esce dal guscio, amava la moglie e gli è stata tolta, ma ne cancella i video quando scopre che è diventata una persona diversa, capisce che il mondo è sotto una campana di vetro che domina la cultura, le scelte, la vita. Ma lui non è il campanaro ma solo il battocchio.
Nella semifinale il suo compagno, nonché migliore amico, esce in coma. Lo porta a sue spese in una clinica dove gli propongono il distacco dalle macchine per poter espiantare gli organi.
Quando si sveglia dal torpore lotta e questo è il segno che nell’uomo rimane sempre un briciolo di coscienza che se destata muove.
Buon film anticipatore della realtà a venire.
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