Sembrava tutto fatto e invece nel giro di 24 ore potrebbe essere cambiato tutto (di nuovo) per la corsa verso il Campidoglio: come è possibile evincere dai retroscena riportati qui sotto, Zingaretti pareva essere instradato come il vero candidato del Pd con i 5Stelle che sarebbero rimasti in corsa con Virginia Raggi per vedere chi dei due sarebbe arrivato all’eventuale ballottaggio (e a quel punto lo sconfitto sosteneva il vincente). Ma prima la Sindaca uscente poi lo stesso gruppo M5s in Regione Lazio, hanno smentito tale accordo con i Dem ribaltando così – forse per l’ultima volta – i piani del Centrosinistra verso le Comunali di Roma.



Conte esce allo scoperto e “cambia” rispetto alle trame discusse negli scorsi giorni con Boccia e Letta: «Il Movimento 5Stelle su Roma ha un ottimo candidato: si chiama Virginia Raggi, il sindaco uscente. Il Movimento l’appoggia in maniera compatta e convinta, a tutti i livelli. Virginia sta dando un nuovo volto alla città», spiega il leader in pectore dei 5Stelle, «Dispiace che a Roma non si siano realizzate le condizioni per pianificare con il Pd una campagna elettorale in stretta sinergia. Non so chi verrà indicato dal Pd come candidato ufficiale e rispetteremo le loro scelte. Ci auguriamo però che la loro decisione non metta in discussione il lavoro comune che da qualche mese è stato proficuamente avviato a livello di governo regionale, che merita di essere portato a termine fino alla fine della legislatura nell’interesse di tutti i cittadini della Regione. La campagna elettorale che attende Roma – conclude – sarà una sorta di primaria nel nostro campo, rispetto al campo del centrodestra. Dobbiamo agire in modo intelligente e fare in modo che in caso di secondo turno il dialogo privilegiato del Movimento con il Pd possa dare i propri frutti».



A quel punto scatta la baraonda politica nel Csx: Raggi twitta soddisfatta («Avanti uniti. Grazie del sostegno a Giuseppe Conte, al Movimento 5 Stelle, a tutti coloro che si impegnano e si impegneranno per Roma. Grazie a tutti voi! #AvantiConCoRaggio»), i dirigenti meno inclini (Buffagni e Azzolina) alle alleanze con i Dem si complimentano («bravo Conte, forza Virginia») mentre anche nel Pd avviene una mini-rivoluzione. «Mi metto a disposizione di Roma, con umiltà e orgoglio. Partecipo alle primarie del 20 giugno. Costruiamo insieme il futuro della nostra città: io ci sono!», ad annunciarlo sui social è quel Roberto Gualtieri che sembrava solo fino a stamattina ormai fuori dai giochi. Le prime avvisaglie v’erano state ai commenti di Lombardi e Corrado circa l’eventualità di un Zingaretti candidato Sindaco, «È innegabile il forte imbarazzo che una eventuale candidatura di Nicola Zingaretti per le Comunali di Roma porterebbe nella neonata alleanza regionale. La situazione che si verrebbe a creare (uniti in Regione e avversari a Roma con Zingaretti come candidato e presidente) sfiorerebbe il paradosso […] con ripercussioni sulla tenuta dell’attuale maggioranza regionale e su scenari di future alleanze nel Lazio». Qualcosa si è “inceppato” sull’asse Pd-M5s e così ora è Zingaretti a rimanere “col cerino in mano”, almeno fino alla prossima possibile sorpresa in queste stranissime e ancora lunghissime Elezioni Amministrative. Laconico il commento di Carlo Calenda, il candidato centrista che resta comunque in campo: «Il candidato del PD a Roma lo hanno scelto sostanzialmente i 5S, con il sostegno di Conte alla Raggi e minacciando di far cadere la regione in caso di candidatura di Zingaretti. Alleati sinceri e affidabili. Benvenuto a Gualtieri. Dopo le primarie ci confronteremo».



I RETROSCENA SU ZINGARETTI CANDIDATO

Nicola Zingaretti sarà il candidato del Partito Democratico per le Elezioni Comunali in Roma nel prossimo autunno: la scelta in casa Nazareno sarebbe stata fatta e decisa negli ultimi giorni, con un accordo “trafficato” nelle ultime settimane grazia ala convulsa opera di mediazione dell’ex Ministro agli Affari Regionali Francesco Boccia. Ne danno notizia ormai certa sia i retroscena del “Domani” con Daniela Preziosi, sia Mario Ajello sul Messaggero: ma in realtà è da tempo che il nome dell’ex MEF Roberto Gualtieri come candidato non piace al neo-segretario Letta che vorrebbe invece investire sull’attuale Presidente della Regione Lazio, provando a scardinare lo stallo continuo sull’asse Pd-M5s incarnato dalla candidatura “scomoda” di Virginia Raggi.

Secondo il quotidiano romano, Zingaretti non direbbe ancora di essere ufficialmente il prescelto Dem per evitare di abbandonare subito il Lazio, puntando invece a dimissioni più avanti e voto per le Regionali a fine 2021. L’intesa con Conte e Di Maio sarebbe chiusa in maniera positiva per l’alleanza di Centrosinistra, con i grillini che non mollerebbero l’appoggio in Regione a Zingaretti e di contro l’ex Segretario non pretenderebbe l’esclusione in extremis di Virginia Raggi. Ma per capire allora meglio in cosa consisterebbe questo fantomatico “accordo”, ci serve addentrarci nelle utile info date oggi da Preziosi sul “Domani”.

LE CONDIZIONI DELL’ACCORDO PD-M5S

L’offerta di Letta – accettata, pare, da Conte – vedrebbe 3 punti in accordo: in primis, le due assessore del M5s promettono “lealtà” alla giunta Zingaretti. Roberta Lombardi si era già detta convinta di tale scelta, mentre Valentina Corrado sarebbe invece stata sul punto di dimettersi qualora Zingaretti avesse accettato la candidatura a Sindaco di Roma. Al momento invece il rischio sarebbe stato evitato, grazie all’opera mediatrice delle “colombe” in casa Dem e 5Stelle. Seconda condizione, M5s farebbe comunque campagna elettorale per la Sindaca uscente e infine l’ultima – la terza – l’ex n.1 del Partito Democratico dovrebbe lanciare la sfida alle destre e appoggiare al secondo turno, qualora prenda più voti la Raggi, il Movimento. Tradotto in parole povere, chi dei due arrivasse al ballottaggio contro il Centrodestra, sosterrebbe l’altro: resta il “mistero” qualora dovesse esserci Zingaretti e Raggi tra i più votati, ma i sondaggi al momento escludono decisamente questa opzione, anche se ancora ad oggi il Cdx ufficialmente un candidato ancora non ce l’ha.

Il M5s in più non chiederebbe le dimissioni di Zingaretti finché non dovesse essere eletto alle Comunali, il che garantirebbe una continuità nel pieno della campagna vaccinale e soprattutto un tempo più lungo per preparare il post-Zingaretti alle Regionali (con probabile, a questo punto, candidato grillino come unitario del Centrosinistra). La trattativa Boccia-Letta-Di Maio-Conte-Patuanelli vedrebbe poi anche le opzioni Roberto Fico alle Comunali di Napoli, in alternativa l’ex Ministro (Pd) dell’Università Gaetano Manfredi. Secondo Preziosi, qualora lo schema non dovesse reggere, si profila un nuovo “caso” Puglia: «a sfidare Emiliano c’era l’irriducibile M5s Laricchia, vicina ad Alessandro Di Battista e l’alleanza impossibile al voto poi si è trasformata in un ingresso in giunta dei Cinque Stelle». La Raggi al momento rimarrebbe l’unica davvero delusa dall’alleanza-accordo e potrebbe non condividere affatto l’impostazione di Conte: a quel punto, il rischio di un ulteriore guerra fratricida come quella già in corso con Casaleggio-Rousseau potrebbe non essere da escludere.