Tante sono le canzoni che sono impresse nella memoria degli appassionati, alcune per processi di immedesimazione, altre perchè rappresentazione universale di un sentimento comune. Un esempio eloquente è Roma Capoccia, simbolo messo in musica della veracità, dell’essenza romanesca, della Capitale vissuta quasi come stato d’animo. Firmata Antonello Venditti e cantata all’unisono con Francesco De Gregori, rappresenta il vero e proprio esordio discografico dei due cantautori che ad oggi siedono stabilmente nell’Olimpo della musica italiana.
Ma come nasce Roma Capoccia e perchè è riuscita a diventare una sorta di inno? Qualcosa in più sul brano lo racconta lo stesso Antonello Venditti che – come anticipato – ha esordito nel 1972 proprio con questa canzone in duo con Francesco De Gregori. “Mi sembrava la canzone meno rappresentativa della mia produzione, infatti quando iniziai con De Gregori al Folkstudio la tenevo sempre in disparte, non la cantavo mai nei nostri ambienti politico-culturali. Poi invece è stata la chiave per entrare nella discografica, senza ‘Roma Capoccia’ io e Francesco De Gregori non saremmo nati”.
Antonello Venditti e Francesco De Gregori, l’esordio condiviso sulle note di ‘Roma Capoccia’
Le parole di Antonello Venditti a proposito dell’esordio discografico con Francesco De Gregori sulle note di ‘Roma Capoccia’ rendono forse ancora più romantica la sua storia, ancora più emblematica. Simbolo di una città ma anche asso nella manica di due giovani sognatori che, cantando la capitale, hanno poi trovato uno spazio immenso nella musica italiana e nel cuore degli appassionati. Da quel momento il brano è diventato un ‘must’ non solo musicale. 5 anni dopo la sua uscita, ‘Roma Capoccia’ venne scelta come colonna sonora del film “La banda del gobbo” di Umberto Lenzi. E ancora, anche sportivamente – come riporta Wikipedia – è oggi inno dell’Associazione Sportiva Tevere Roma. Il testo in romanesco fece breccia anche nel cuore di Claudio Villa, altro mostro sacro della musica italiana, che nel 1975 decise di includerla nell’album Svejacore in una sua personale versione.