Droga dall’Albania stoccata in un centro migranti di Roma, con alcuni richiedenti asilo reclutati come corrieri: a scoprirlo i carabinieri, che hanno arrestato 27 persone, di cui 20 sono state portate in carcere, mentre 7 sono finite ai domiciliari. L’operazione è stata coordinata dalla Dda capitolina e il blitz è avvenuto nella notte. I militari dell’Arma monitoravano da tempo il centro Sprar di Villaggio Falcone, scoprendo che era diventato la base di un grande giro di spaccio di droga arrivata dall’Albania con la complicità di alcuni esponenti della malavita nigeriana.
Il centro migranti veniva usato come luogo di stoccaggio e ripartenza delle partite di droga, ma anche per il reclutamento di migranti nigeriani, poi le sostanze stupefacenti venivano diffuse nella capitale con spacciatori che usavano anche mezzi pubblici. Le indagini hanno consentito di scoprire che la manovalanza veniva reclutata subito dopo gli sbarchi di migranti, che venivano sfruttati da loro connazionali e usati come corrieri sfruttando gli autobus.
Venivano utilizzati anche sotterranei dell’area pullman vicino alla stazione Tiburtina per nascondere la droga, che arrivava in Puglia dall’Albania, poi il trasferimento nella capitale con piccoli carichi, anche in veicoli a noleggio per passare inosservati.
CENTRO MIGRANTI USATO PER TRAFFICARE DROGA: LE INDAGINI
L’operazione ha coinvolto anche gli agenti di Albania e Spagna, visto che alcuni arresti sono stati eseguiti anche a Valona e a Barcellona, ed è scattata sulla base di un’inchiesta, Tibus, come il nome del capolinea dei pullman regionali in partenza dalla stazione Tiburtina. Nel 2018 furono fermati decine di corrieri della droga, soprattutto nigeriani, poi l’indagine è stata portata avanti. Sono state scovate due bande, cui però ne facevano capo altre sei.
I nigeriani avevano il compito di reperire la droga e di distribuirla in Italia e in Europa, usando soggetti giovani e incensurati, quindi li reclutavano nel centro migranti, optando in particolare per i rifugiati politici. La banda albanese, cui fanno parte la maggior parte degli indagati, si occupava dell’importazione della droga da far arrivare in Italia, facendola sbarcare in Puglia, per poi portarla a Roma. Dalle indagini è emerso altresì che alcuni narcotrafficanti albanesi avrebbero estorto soldi a clienti nigeriani perché pagavano in ritardo la droga.