Una maestra rischia il processo perché faceva disegnare l’inferno ai bambini della sua scuola. La vicenda è particolare per diversi aspetti. In primis, perché la protagonista è una docente che aveva continuato a insegnare per un anno e mezzo nelle classi della scuola primaria dell’istituto comprensivo Carlo Levi, a Colle Salario, frazione di Roma, nonostante «vari trattamenti sanitari obbligatori» e le proteste dei genitori, che nel frattempo denunciavano il malessere dei figli. La donna faceva disegnare «simboli massonici» e scrivere «frasi senza segno alla lavagna», poi invitava gli alunni di 6 e 7 anni a disegnare i gironi dell’Inferno dantesco inserendo i nomi dei compagni che avrebbero voluto vedere morti.



Inevitabili gli effetti per decine di bambini, tra ansia e pianti. Alla fine, l’insegnante è stata sospesa, ma la storia non si è chiusa lì per lei. Infatti, lunedì è prevista la prima udienza per decidere se andrà a processo o meno. Stando a quanto ricostruito da Repubblica, le famiglie nel novembre 2020 avevano allertato le forze dell’ordine tramite un esposto al commissariato di polizia di Fidene-Serpentara, allegando foto e dettagli, tra cui una frase detta «in maniera disordinata» dalla maestra ad un genitore, cioè «ho assunto il Rivotril», uno psicofarmaco.



MAESTRA FACEVA DISEGNARE INFERNO: CHIESTI VARI TSO

La maestra è rimasta in cattedra fino ai primi mesi del 2022, poi è stata sospesa in seguito ad un’ispezione dell’Ufficio scolastico regionale. I genitori, alla luce dei disagi patiti dai figli, hanno però deciso di portare avanti la questione, accusando la dirigente scolastica di non essere intervenuta tempestivamente, cioè alle prime avvisaglie dei disagi dei bambini, già eventi nell’autunno 2020. Le famiglie, come riportato da Repubblica, parlano anche di sigarette fumate dalla maestra negli ambienti scolastici, di «sbalzi repentini di umore» all’ordine del giorno. Più volte le forze dell’ordine, allertate dai genitori, sono intervenute a scuola. In una circostanza hanno «chiesto un Tso dicendo alla dirigente che non sarebbe stato il caso di far stare da sola la maestra coi bambini». Una volta la maestra «si era anche sporta dal davanzale di una finestra attaccandosi alla cinghia della serranda, canticchiando “guarda come dondolo”, sotto gli occhi terrorizzati dei bambini». A metà gennaio dell’anno scorso, invece, aveva «aggredito verbalmente un alunno disabile, chiedendogli cosa volesse da lei e domandandogli se fosse un folletto». La madre del bambino sporse denuncia e sull’accaduto intervenne anche Erika Stefani, all’epoca ministra per le Disabilità, che chiese di fare chiarezza e giustizia.

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