A Velletri, nella città metropolitana di Roma, il caso di Maurizio Reali ha scosso il tribunale locale. Non si tratta, però, di una caso di cronaca particolarmente sconvolgente o di un efferato reato (senza nulla togliere alle accuse mosse a suo carico), e neppure di una sentenza anormale, ma di un vero e proprio fraintendimento, che va avanti da oltre 2 anni. Infatti, mentre la lentissima macchina della giustizia si muoveva e i legali d’ufficio affidati a Reali si susseguivano, nessuno in quel tribunale di Roma ha pensato di controllare se l’imputato fosse ancora vivo, ed infatti il 16 novembre, nell’ennesimo processo a suo carico, una testimone ne ha riferito il decesso, avvenuto nel 2021, ben 2 anni fa.



Lo strano caso di Reali: l’imputato di Roma deceduto in attesa di giudizio

Insomma, mentre il Tribunale di Roma si preparava a condurre l’ennesimo processo a carico di Reali, che dal 2018 (anno dei fatti a lui imputati) ad oggi, o meglio al 2021, non si è mai presentato in aula, il reato si è automaticamente estinto. L’uomo, che quando compì i reati a lui contestati, aveva 45 anni, infatti è morto nel 2021 ed ora, a distanza di 2 anni dal decesso e 4 dall’accusa mossa, non ha certamente più modo di difendersi in aula.



I reati contestati nel tribunale di Roma a Reali risalgono, appunto, al 2018, quando conobbe una donna 62enne sul treno, instaurandoci una relazione sentimentale. Tra i due le cose andarono piuttosto velocemente e lui le confessò il suo amore, chiedendole per suggellarlo di condividere il conto corrente. Da lì l’uomo avrebbe iniziato a prelevare piccole somme di denaro per volta, fino ad un totale di 16mila euro. Fu la figlia della donna a rendersi contro del piano architettato da Reali e a presentare denuncia alle forze dell’ordine di Roma. L’uomo, tuttavia, non avendo un legale di fiducia, venne affidato a quelli d’ufficio, che secondo la legge sono solamente costretti a notificare all’accusato la presa in carico del processo. Questo, però, può ignorare gli avvisi, dando tacitamente la possibilità ai legali d’ufficio di procedere secondo la loro volontà ed interpretazione. Questa la ragione per cui nessuno si è reso conto per due lunghi anni che l’imputato era morto.

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