L’ufficio scolastico regionale (Usr) del Lazio ha aperto un’indagine interna sul caso del saluto fascista, con commenti razzisti e omofobi, di un professore di Storia e Filosofia dell’istituto superiore Pirelli di Roma, ripreso di nascosto in un video in cui gli stessi alunni documentano il comportamento dell’insegnante. Gli studenti del quinto anno hanno voluto denunciare “due anni da incubo” dopo aver completato la maturità.
La vicenda è diventata un caso politico, visto che è intervenuto il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, a cui ha replicato il Pd. Intanto il diretto interessato si è difeso, spiegando in un’intervista a Repubblica che quando c’è stato il selfie non aveva il braccio teso, ma si vedevano solo persone che salutavano, quindi ha smentito che ci sia stato il saluto romano: “Sono convintamente antifascista, sono stato segretario dei comunisti italiani e vicesegretario del Partito Democratico in Abruzzo“.
Il professore ha raccontato anche di essere stato vittima di insulti fascisti e di aver chiesto agli studenti di cancellare la foto, spiegando che non avrebbe potuto far altro che sanzionarli: “Ma più che rimproverarli, cosa posso fare? Li picchio? Si tratta di ragazzi di 18 anni che il saluto romano lo fanno a scopo provocatorio“. Il professore della scuola superiore Pirelli di Roma ha precisato di spiegare in continuazione la gravità di quel gesto e di avere una tradizione diversa, ma anche di non sapere come comportarsi di fronte a tali comportamenti.
ISTITUTO PIRELLI ROMA, INTERVIENE VALDITARA
A sottolineare il profilo del professore di Storia e Filosofia dell’Istituto Pirelli di Roma, accusato di razzismo, omofobia e di aver alimentato idee fasciste, è stato anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che sui social ha ricordato che è un ex dirigente del Pd abruzzese, con un passato anche da segretario dei comunisti nella regione.
Quindi, visto che in molti gli hanno chiesto di condannare l’accaduto, Valditara ha precisato che “chi si è precipitato” a fargli tale richiesta “ha fatto una pessima figura“. Poi ha tirato in ballo Anna Ascani, vicepresidente della Camera nonché esponente del Pd, che è tra coloro che gli ha chiesto di intervenire: “Quantomeno per il ruolo ricoperto avrebbe dovuto usare maggiore prudenza e toni più misurati e istituzionali“.
Pur ritenendo che il professore non sia fascista, ha ribadito che sulla vicenda farà chiarezza comunque l’ufficio scolastico regionale. Anche perché questa vicenda riguarda anche altri episodi: in una delle foto, ad esempio, l’insegnante è ritratto con un ragazzo riverso sulla cattedra mentre sembrerebbe simulare un atto sessuale, ma ci sarebbero anche dei video in cui riferirebbe di aver guardato “por*azzi” quando era studente. A un ragazzo gay, invece, avrebbe chiesto quanti rapporti avrebbe avuto in una serata in discoteca, ma ci sarebbero anche accuse di razzismo.
LA REPLICA DI ANNA ASCANI A VALDITARA
Non si è fatta attendere la replica di Anna Ascani, che si è detta stupita del fatto che il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara abbia atteso di verificare l’appartenenza politica del professore di Storia e Filosofia “prima di stigmatizzare immagini, espressioni e comportamenti“, quindi ha rivolto un interrogativo al ministro: “Se fosse stato un elettore della Lega o di un altro dei partiti che sostengono il suo governo lei sarebbe rimasto in silenzio?“. Ascani ha ribadito che la sua richiesta era di condannare i fatti, non di creare una polemica “sciocca“, e ha spiegato che dovrebbe concedersi questo tipo di uscite “quando tornerà a fare il militante semplice del partito di Salvini“, cioè la Lega.
Anche Eleonora Mattia, vicepresidente della prima Commissione Affari costituzionali alla Pisana e prima firmataria di una proposta di legge che auspica l’inserimento dei valori dell’antifascismo e della resistenza nello statuto regionale laziale, è intervenuta, spiegando che la questione non verte la tessera di partito del professore, bensì “l’ipotesi di un suo comportamento inopportuno e antidemocratico in classe, che sarebbe grave a prescindere dal suo credo politico“.