Proseguono le consultazioni tra i dirigenti del Pdl romano per la formazione della nuova giunta di Gianni Alemanno. Di una cosa tutti gli osservatori sono convinti: il sindaco farà il possibile per rispettare la scadenza che si è dato (giovedì prossimo, 13 gennaio). Per il giorno dopo infatti è fissata ormai da tempo l’udienza annuale di Benedetto XVI con gli amministratori della città. In una fase politica incerta il sindaco non può proprio permettersi di «dare buca» al Santo Padre, con tutto il danno di immagine e di prestigio che ne deriverebbe. Rimangono quindi 48 ore, con alcune certezze (poche) e un turbinio di ipotesi contrastanti sbattute dai giornali sull’arena politica.



A livello nazionale – secondo un anonimo esponente del governo intervistato dall’agenzia Reuters – nella maggioranza di centro-destra è in corso una «guerra per bande con botte da orbi». Qui a Roma, dopo i diverbi dei mesi scorsi che hanno portato all’azzeramento della giunta, tutto il Pdl dà sfoggio nelle dichiarazioni pubbliche di grande unità. «Il Pdl è unito – ha detto la deputata alemanniana Barbara Saltamartini, intervistata dal Sussidiario –. Sono convinta che tutto il Pdl trarrà da questo rilancio un grande beneficio». E sulla stessa linea si sono ritrovati tutti gli esponenti del partito di Berlusconi.



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Alla riunione di stamattina in Campidoglio c’era allora tutto lo stato maggiore del Pdl: dal vicesindaco Mauro Cutrufo al coordinatore regionale Vincenzo Piso, passando per il coordinatore romano Gianni Sammarco e il capogruppo in Comune Luca Gramazio.

 

Il primo punto all’ordine del giorno era la definizione della maggioranza, verso destra e verso sinistra. In una dichiarazione rilasciata a SkyNews già ieri sera, Alemanno ha ostentato sicurezza, lasciando però la porta aperta: «Se ci sono delle disponibilità le accettiamo ben volentieri, ma noi lavoreremo sul Pdl. Abbiamo una maggioranza di 38 consiglieri su 60 e quindi abbiamo tutti i numeri che vogliamo». La prima risposta è arrivata a stretto giro dal leader centrista Pier Ferdinando Casini: «Non c’è alcuna possibilità che l’Udc entri nella giunta, noi diamo un giudizio negativo su Alemanno», ha spiegato ieri sera il presidente dell’Udc, ospite di Lilli Gruber su La7.



 

Più complessa la situazione a destra. Francesco Storace, ex presidente della regione e leader de La Destra, ha ricordato in una sua nota su Facebook: «Il 6 novembre a Roma, Alemanno mentre Fini era in Umbria sceglie di venire a parlare a tremila militanti de La Destra. Pari dignità tra il centro e la destra, “che non si devono più dividere” perché “se ne avvantaggerebbe la sinistra”». Come a dire: La Destra è pronta a trattare con l’amico Gianni. Dal Pdl però arriva la reazione stizzita di Fabio Sabbatani Schiuma, un ex An, che sgrida Storace: «Sarebbe doveroso, prima di chiedere assessorati al sindaco, dimettersi dal consiglio regionale o da quello comunale di Roma».

 

FINIANI E CASO BERTOLASO, CONTINUA A LEGGERE CLICCANDO SULLA FRECCIA

E i finiani? Secondo la Stampa di Torino, la poltrona dell’unico futurista in giunta (l’assessore alla Cultura Umberto Croppi) è «blindata»; il suo record al governo è riconosciuto come eccellente e in più – scrive Il Messaggero – c’è l’amicizia personale di Croppi col sindaco. Qualcuno allora su internet parla già (forse con fretta eccessiva) di un «laboratorio Roma» per una destra riunificata, una coalizione che metta insieme Storace, Pdl e Fli.

 

Croppi a parte, procede il toto-nomine per i nuovi assessorati. L’attenzione si è concentrata tutta sull’ipotesi della nomina di Guido Bertolaso a vicesindaco, rilanciata stamattina da molte testate tra cui Repubblica. «È fantasy, non giornalismo», ha commentato il sindaco in giornata. La smentita non è bastata a chiudere la polemica. Un’occasione colta al volo dal Partito democratico, che – col suo segretario romano Marco Miccoli – ha ironizzato: «Alemanno, sindaco commissariato».