Fabio De Lillo, prima della bufera, era assessore all’Ambiente. Da tre consiliature in Campidoglio, De Lillo è oggi tra i principali indiziati a retrocedere a semplice “delegato”. Si parla della delega al Piano parcheggi, o di quella alla Casa. Si parla di un dissidio personale fra lui e il sindaco, che non più di un anno fa lo incoraggiò a candidarsi al consiglio regionale, prima che la mancata presentazione della lista del Pdl non ne fermasse la corsa.
De Lillo era stato eletto anche nel 2008 consigliere municipale, carica dalla quale si era dimesso quando arrivò la nomina da assessore. Anche per questo è tra i principali indiziati (insieme al suo collega Marchi, silurato dalla Mobilità) di aver tappezzato la città con manifesti, firmati “Il popolo della verità”, che intimano al sindaco di “non toccare gli eletti dal popolo”.
Fabio a Roma raccoglie l’eredità del fratello Stefano, adesso senatore, che smentisce al Sussidiario che i manifesti siano stati fatti da loro: «mi sembra che dicano cose estremamente giuste. Anzi, ne so di un altro che invita ad evitare il cumulo delle cariche. E ce ne sono nella vecchia giunta. Di nomi che oggi non sono messi in discussione. C’è chi può fare tutto e chi non deve fare niente». Il riferimento è al fratello, che non riveste altri incarichi.
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«Quello che non mi spiego è perché venga messo in discussione. È da tre consiliature al comune, non ha mai ricevuto richiami, è sempre stato presente. Da assessore, poi, ha ottenuto ottimi risultati: l’Ama è in attivo, non ci sono mai state così tante potature nella capitale, il servizio giardini, la diminuzione del superamento delle soglie di allerta dell’inquinamento di oltre il 70%».
Quali problemi ci sono allora? «Non riusciamo a darci spiegazioni», dice il senatore, che esclude si possa trattare di inimicizia personale o di incompatibilità sul lavoro. «Quando Alemanno si candidò per la prima volta a Roma, oltre quindici anni fa, lo fece nel mio collegio elettorale. La prima persona con cui venne a parlare fui io. Mi ricordo di pranzi a casa mia preparati da mia madre. Tutti noi abbiamo sempre voluto bene al sindaco, tanto che il nostro è stato un collegio dove è sempre stato eletto».
De Lillo spiega che ha provato «a contattare Alemanno per capire la situazione. Il sindaco non mi ha mai ricevuto». Conferma dunque di aver posto la questione di fronte a tutti i vertici nazionali: «ho parlato con Verdini, con Lupi, con i coordinatori e con i capigruppo». Anche con Berlusconi? «Sì, anche con il premier».
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Il senatore smentisce tutte le voci che vorrebbero un suo allontanamento dal partito. Ma sul fatto che potrebbe dimettersi come estrema soluzione ad una situazione che ritiene intollerabile non si pronuncia: «La mia è una totale fedeltà a Berlusconi, una gratitudine immensa. Fino a quando potrò, voterò sempre per lui e lo sosterrò. Ho fatto semplicemente presente alcuni fatti».
Quali? «Avevo presentato due candidati in lista alle regionali, ottime persone, che erano già state candidate ad altri incarichi sempre con successo. Poi qualcuno non ha presentato le liste, e si sa come è andata a finire. Hanno nominato sedici assessori come compensazione, e nessuna delle nostre richieste è stata presa in considerazione. Aspettavamo altri incarichi, che non sono mai arrivati.
Scusi, in che senso “qualcuno non ha presentato le liste? «Beh sì, intendo dire che alla fine la responsabilità politica sarà pure di qualcuno. O no?».
(Pietro Salvatori)
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