La crisi non è ancora finita e la ripresa tarda a venire, nella fotografia che l’Eurispes ha scattato dell’economia della regione Lazio. Nei primi tre trimestri del 2010 il tasso di disoccupazione è cresciuto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante il numero di imprese sia in crescita. Particolarmente critica la situazione della piccola e media impresa, come ha denunciato il presidente di federlazio Maurizio Flammini.
«Tutto il comparto della Pmi si trova oggi in una situazione di sofferenza – ha spiegato Flammini al convegno di presentazione del rapporto Eurispes –. La percezione che abbiamo è che le Pmi non riusciranno a uscire dalla crisi da sole. A una situazione straordinaria come quella che stiamo vivendo dobbiamo rispondere con interventi straordinari». Il leader dell’associazione dei piccoli imprenditori ha concluso chiedendo al settore pubblico di «tornare a dare impulso all’economia anche nel suo ruolo di soggetto di domanda ma in tempi brevi».
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La fase peggiore della crisi è superata, spiega il centro studi, e ci sono «indicatori di risveglio dell’economia», ma la ripresa vera e propria tarda ancora. Lo scenario tracciato dall’Eurispes non è roseo, anche se il Pil pro-capite del Lazio rimane superiore a quello italiano: «Il 2009 è stato un anno nero per l’economia laziale, caratterizzato dalla contrazione del Pil e da un alto livello di disoccupazione. Nel quinquennio 2005/2009 il Pil regionale ha subito una flessione continua, maggiormente accentuata nel 2008 (-1,58%) e nel 2009 (-4,34%), ma di intensità minore rispetto alla flessione italiana. Infatti, ad eccezione del 2005, la flessione del Pil laziale è stata sempre minore di quella nazionale. Allo stesso modo, il Pil pro-capite italiano nel 2009 è stato di 20.066 euro, decisamente inferiore a quello laziale (23.832 euro)».
Ancora preoccupante la situazione della sanità della regione, che tra il 2000 e il 2005 ha accumulato un debito imponente. Il Lazio spende oltre duemila euro a cittadino in sanità, il quarto dato più alto tra le regioni italiane (la media italiana è di 1787 euro). La regione però ha il record negativo del disavanzo pro-capite, cioè la differenza tra entrate e uscite della regione per ogni cittadino nel settore della salute: sono 244 gli euro che la Pisana perde all’anno per ciascun abitante.