«La proposta del federalismo che sta portando avanti il governo è ambigua. Il governo deve dare la possibilità ai comuni di intervenire con politiche in favore della famiglia». È il pensiero di Savino Pezzotta, deputato dell’Udc da sempre attento sulle politiche familiari, da prima che diventasse simbolo di una battaglia come portavoce del Family day. Alcuni comuni, utilizzando gli strumenti ad oggi il loro possesso, si sono già mossi, ricorda Pezzotta: «Si pensi al quoziente Parma», come viene comunemente definito il regolamento comunale della città emiliana che prevede, in base a una riduzione personalizzata e progressiva, l’abbattimento percentuale delle tariffe a favore delle famiglie con un numero elevato di componenti.



Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha più volte ripetuto di voler seguire questa strada…

Credo che la prima cosa che Alemanno dovrebbe fare sia quella di combattere il familismo che è dilagato in città, che non c’entra proprio nulla con la famiglia. Se poi applicasse un coefficiente correttivo in favore della famiglia non potrei che essere favorevole, ma aspetto i fatti prima di giudicare.



Il sindaco ha anche affermato che temi come questo dovrebbero rapidamente entrare nell’agenda del governo.

Sono scettico. Ne sarei felicissimo, ma in due anni e con ampissime maggioranze non è stata presentata nemmeno una proposta interessante e valida sulla famiglia. Come si dice dalle mie parti, non mi interessa che i gatti siano azzurri o rossi, basta che i topi li prendano.

Vuol dire che nessuno in Italia prende sul serio il tema del quoziente familiare?

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Mi ricordo i tempi del Family day. Su quell’onda mediatica praticamente tutte le forze politiche facevano proposte sulla famiglia. Si sono alternati diversi governi e non si è visto nulla. Per questo tendo a diffidare di chi continua a fare proposte: voglio vedere i fatti.



 

Quali potrebbero essere?

 

L’importante è che la si smetta di fare promesse al vento e che si faccia piano piano quel poco che si può fare. Il Forum delle famiglie, per esempio, sta presentando il “fattore famiglia”, una proposta di riforma fiscale che parte da quello che c’è ora, senza stravolgerlo. Ecco, si dovrebbe insistere su cose come questa. Operare gradualmente su deduzioni e detrazioni nei confronti dei nuclei familiari più numerosi. Il Forum delle famiglie fa un gran lavoro su questo tema, un’opera di sensibilizzazione che lo porta ad essere una lobby molto positiva.

 

Dunque non crede che nel Pdl ci possano essere su questo tema interlocutori più attenti che non nel Pd?

 

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In tanti anni si è fatto poco o nulla, da parte di tutti. Preso atto di questo, noi stiamo bene da soli, e portiamo avanti le nostre battaglie, giudicando poi i fatti. 

 

Più che dalla politica ci si possono aspettare contributi dal mondo della società civile e dell’associazionismo? In una realtà come quella di Roma ha una diffusione particolarmente ampia per esempio.

 

La Chiesa e il mondo cattolico in generale si sono mossi con grande sensibilità su questi temi. Ma penso anche alle associazioni e alle cooperative, sia religiose che laiche. Il loro contributo è fondamentale. Forse quello in cui peccano è non riuscire ad esercitare un’efficace pressione sul mondo della politica.

 

In direzione di politiche locali e nazionali che che metta al centro il nucleo familiare?

 

Il vero problema è la nostra capacità di cambiare il welfare. Quando fu costruito era pensato su un modello nel quale al centro era posto il padre di famiglia, il maschio adulto. Oggi va incentrato sulla famiglia, che è una grande produttrice di ricchezze e di servizi. Solo così i principi di sussidiarietà sarebbero veramente il cardine del Paese. La sussidiarietà, come umanizzazione della politica e dei servizi, è sempre più necessaria per dare risposte efficaci in un mondo che sta cambiando enormemente

 

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