Il sindaco Gianni Alemanno può comunque tirare un sospiro di sollievo. Anche durante l’ultimo confronto tra l’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e il governo, presso il ministero dell’Economia, nessuno ha tirato in ballo la questione di “Roma capitale”. Ma certo potrebbe divenire un caso politico, se il braccio di ferro in corso tra governo ed enti locali non dovesse andare a buon fine. Uno scenario che non cambierebbe di una virgola se il governo dovesse cadere per altre ragioni politiche o giudiziarie.



Insomma, l’unico a trarre benefici dalla grande riforma del federalismo voluta dalla Lega Nord per piegare “Roma ladrona”, paradossalmente e con grande smacco per il Carroccio sarebbe il sindaco di Roma. Il quale starà passando tanti guai, ma almeno ha già messo in fienile, incassando l’apposito decreto legislativo in via preferenziale, i fondi per “Roma capitale”: una provvista di 500 milioni l’anno, cui vanno aggiunti gli ingenti trasferimenti patrimoniali al Campidoglio che sono previsti e non basta che attuare e un’invidiabile (da parte di tutti gli altri comuni) autonomia amministrativa in ogni campo.



Intanto, va detto che nulla ancora è compromesso circa l’approvazione definitiva della riforma. Ma il ministro alla Semplificazione, Roberto Calderoli, è già dovuto tornare al lavoro su un decreto legislativo che per la terza volta va corretto e la trattativa con i comuni italiani più aperta che mai. Tre, in particolare, le richieste dei sindaci.

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Lo sblocco immediato dell’addizionale Irpef (e non a partire dal 2014 quando la riforma andrà a regime); l’imposta di scopo sul turismo altrimenti detta tassa di soggiorno che i comuni vogliono anche per le piccole località a forte vocazione turistica (oltre che per i capoluoghi come aveva già previsto Calderoli). E, infine, la dinamicità del gettito per i Comuni: i soldi che avanzano, grazie a un’amministrazione virtuosa o per merito di una macchina della riscossione particolarmente oliata, restano in Comune per gli investimenti futuri e non vanno a Roma. Appunto.



 

Così chiedono i sindaci. Ma l’elenco delle richieste di correzioni era già lungo. A partire dalle modalità del funzionamento del fondo perequativo che secondo i sindaci non sono chiare. Oppure l’aliquota della nuova imposta comunale che i comuni chiedono venga stabilita nel decreto legislativo, mentre il governo vorrebbe fissare ogni anno in Finanziaria. E ancora: più incentivi per la fusione tra municipi o poteri esclusivi in tema di gestione dei rifiuti. La palla, dunque, ora torna al governo.

 

Adesso però nei confronti della Lega le sirene dell’opposizione si fanno sempre più insistenti: il Carroccio scelga fra il difendere l’indifendibile Silvio Berlusconi oppure porti avanti il federalismo, è l’offerta dal Pd e dintorni. Fatta in cambio di un semplice gesto: che Umberto Bossi stacchi la spina all’esecutivo. Un gioco fra resistenze e convenienze che non è ancora giunto al termine.

 

(Corinna F. Dora)

 

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