La notizia, raccontano gli studenti, è arrivata in Facoltà come un fulmine a ciel sereno. Lunedì 17 gennaio i rappresentanti del corso di laurea di Ingnegneria edile-Architettura, della Facoltà di Ingegneria della Sapienza, sono stati informati dai loro professori che il giorno dopo il Senato accademico avrebbe votato un decreto di trasferimento del corso di laurea alla Facoltà di Architettura. Un provvedimento retroattivo, efficace a partire dall’inizio dell’anno accademico in corso e con efficiacia immediata anche su tutti i laureati delle prossime sessioni. In pratica, dopo cinque anni o più spesi nella Facoltà di Ingegneria, uno studente che si fosse laureato nel febbraio prossimo si sarebbe ritrovato con un titolo della Facoltà di Architettura.



Immediata la protesta degli studenti: in diverse centinaia (il corso conta 1600 iscritti) si sono radunati fuori dal rettorato prima della seduta del Senato accademico. Immediata anche la risposta del rettore Luigi Frati: con una firma il magnifico ha sospeso il decreto per un anno. Ma la decisione sulle sorti del corso potrebbe essere rinviata solo di poche settimane: entro il 15 febbraio si dovrà approvare l’offerta formativa del corso, decidendo anche la Facoltà a cui farà riferimento. Ieri allora gli studenti hanno annunciato una nuova protesta: una raccolta di firme – su moduli fac-simile – per il trasferimento ad un’altra università. L’obiettivo è coinvolgere tutto il corso, a quota 1600.



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Il caso si colloca nel contesto dell’applicazione della riforma Gelmini, che riduce a 12 il numero massimo di Facoltà per ogni Ateneo. Una scelta che ha spinto i rettori delle università a cercare di “razionalizzare” l’offerta formativa per adeguarsi ai nuovi criteri. Ma secondo gli studenti i motivi del trasferimento rimangono «misteriosi», affogati nelle beghe tra professori e dipartimenti. «In tutte le altre università il nostro corso fa riferimento alla Facoltà di Ingegneria – ci racconta un rappresentante degli studenti –. A livello europeo la nostra laurea è riconosciuta come laurea in Ingegneria. L’80% dei nostri laureati trova lavoro entro un anno. E i professori hanno saputo del cambio di Facoltà il giorno prima che si votasse in Senato. Vorremmo capire perché».



 

Il rettore Frati ha risposto che il preside della Facoltà, Fabrizio Vestroni, era a conoscenza del provvedimento. Il professor Vestroni ha negato, parlando di un «eccesso di autonomia rettorale». Gli studenti intanto lamentano, anche tramite un sito internet, la poca chiarezza dei vertici della Facoltà e dell’Ateneo.

 

Attualmente la proposta avanzata dal rettore è di rendere il corso un “interfacoltà”, che faccia riferimento tanto a Ingegneria quanto ad Architettura. Una soluzione che agli studenti piace poco, per la confuzione che creerebbe dal punto di vista organizzativo. La protesta allora va avanti, in attesa di chiarimenti da tutti i livelli dell’amministrazione universitaria.