La crisi al comune di Roma, risoltasi con un rifacimento della squadra di governo, è uno dei tanti segni del malessere che sta logorando da tempo la maggioranza di centrodestra a livello nazionale: la frattura tra Berlusconi e Fini, con la conseguente scissione di Fli e la fiducia risicata ottenuta miracolosamente prima di Natale, e un’agenda politica del governo perennemente monopolizzata dai problemi giudiziari del Presidente del Consiglio si riflettono negativamente anche sul potere locale. Si aggiunga poi che il governo di grandi città come Roma risente tradizionalmente in termini quasi immediati e diretti di quanto accade in Parlamento e a Palazzo Chigi. A tutto questo si sono sommati i non pochi problemi che hanno afflitto la maggioranza del Campidoglio e largamente frenato la buona volontà e l’attivismo del Sindaco: scarsa coesione, veti incrociati, eccessivo potere delle correnti, contrapposizione tra blocchi interni.
Il colpo di grazia è poi arrivato in forma multipla. Prima con la Parentopoli romana che ha reso manifesta una pessima, quanto nota e trasversale, abitudine dei politici italiani di attuare una sorta di spoil system “de noantri”, consistente nella sistemazione, una volta occupate le stanze del potere, di parenti, militanti, amici e clientes. Mettendo una pietra tombale sui principi di meritocrazia, che tutti osannano in pubblico, e rendendo evidente l’uso sconsiderato a fini privati delle risorse pubbliche. Il boomerang ha amplificato i danni quando poi si è scoperto che tra le personalità beneficiate con un’assunzione all’Atac figurava anche un ex terrorista dei Nar, recentemente distintosi per alcune frasi antisemite sul web. Il che ha aggiunto sale sulle ferite.
Infine, le numerose insufficienze attribuite al lavoro di Alemanno dalla classifica dei sindaci pubblicata sul Sole24Ore ha reso non più rinviabile l’apertura della “seconda fase” con una Giunta nuova di zecca.
Bene ha fatto, dunque, il Sindaco ad azzerare tutto e a ricominciare daccapo. Adesso, però, cosa ci aspettiamo dal nuovo governo di Roma? Da dove ripartire?
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Intanto, diciamo subito cosa non vorremmo vedere nei prossimi mesi. Nel corso della Prima repubblica, i rimpasti avevano due funzioni. La prima era l’operazione di immagine: si enfatizzava un cambiamento (nuovo governo, nuovi ministri, rilancio del programma) che di fatto non c’era stato. In gran parte erano gli stessi personaggi che cambiavano ufficio, in una specie di “gioco dei quattro cantoni”, una vera e propria operazione di maquillage che di fatto lasciava tutto come prima o quasi. La seconda funzione era calmare gli scontenti, coloro che erano rimasti fuori dal potere e rivendicavano posti e cariche: molte crisi della Prima repubblica servirono per imbarcare qualche corrente della Dc che scalpitava perché penalizzata dalle precedenti assegnazioni di posti di potere e reclamava una rotazione, minacciando altrimenti di mettere in crisi il governo (all’epoca erano di moda i “franchi tiratori” nelle votazioni a scrutinio segreto).
Ecco, non vorremmo che proprio Alemanno, le cui origini sono del tutto eccentriche rispetto alla Prima repubblica, ne diventasse un nuovo emulo.
Di positivo, poi, mi permetto di fargli due raccomandazioni. Anzitutto, si impegni in prima persona per imporre il senso dello Stato e il rispetto della cosa pubblica, non scenda a compromessi con nessuno su questi valori. Piuttosto si dimetta: ne guadagnerebbe in consenso e in considerazione da tutti i versanti politici. La seconda raccomandazione riguarda il governo della città e le tante cose da fare. Occorre (a livello locale come a livello nazionale) ricominciare a parlare di politica e di amministrazione. Tra le nuove entrate nella giunta, quella di Lamanda al Bilancio offre qualche garanzia in più, visti i gravi problemi nei conti della città e il recente poco onorevole giudizio emanato dall’autorevole agenzia di rating Fitch.
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Ma la vera differenza la farà il Sindaco. Spetta a lui imprimere il ritmo alla squadra, costringendo ciascuno a fare la sua parte per affrontare le vecchie e le nuove emergenze, al di fuori di improvvisazioni, giochi di potere e interessi personali o di corrente.
Giusto pensare ai grandi progetti (Olimpiadi 2020), ma sono questioni come la pulizia, la sicurezza, il lavoro, il decoro, il traffico, i trasporti e i servizi pubblici che interessano la gran massa dei cittadini e che richiedono il quotidiano e fattivo impegno della Giunta e del Sindaco, senza subalternità verso le numerose lobbies (si veda l’annosa quanto vergognosa questione dei tassisti), ma con piglio decisionista ed evitando compromessi al ribasso. E’ buona regola dialogare con tutti e acquisire le opinioni di tutti, ma poi le decisioni le deve prendere il governo eletto della città e tutti si devono adeguare. L’importante non è galleggiare, ma governare.