Roma. Ormai è deciso: fra i sette luoghi individuati dalla Regione Lazio, saranno Quadro Alto nel comune di Riano e un’area a Corcolle-San Vittorino, nell’VIII municipio, a ospitare le discariche temporanee che sostituiranno l’ormai satura Malagrotta, la cui chiusura è prevista per il 31 dicembre. «Non è stata una decisione facile. – ha detto il prefetto Giuseppe Pecoraro nella sua veste di commissario all’emergenza rifiuti – A Roma la raccolta differenziata è a quota 10-15%, e tutto il resto va a finire a Malagrotta, dunque si trattava di individuare siti in grado di ospitare grandi quantità di rifiuti». Secondo le previsioni, Quadro Alto potrà contenere fino a 2 milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti, mentre Corcolle circa un milione e 100mila, e sembra che i due siti resteranno in funzione solo per 36 mesi, tempo necessario per preparare la discarica definitiva in località Pizzo del Prete, a Palidoro, dove sorgerà anche un impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti. «Metterò il massimo impegno per chiudere Malagrotta entro il 31 dicembre, così come previsto dall’ultima proroga, – ha commentato Pecoraro – ma non escludo una miniproroga di uno o due mesi, il tempo necessario per ultimare l’impermeabilizzazione dei due nuovi siti». Riguardo alla scelta dei due siti, il prefetto ammette che «avremmo voluto evitare il comune di Riano, ma era l’unica scelta possibile insieme a Corcolle», dopo aver escluso gli altri siti precedentemente presi in considerazione di Pian dell’Olmo, Monte dell’Ortaccio, Castel Romano e quelli nel comune di Fiumicino. «Ho chiesto ai sindaci dei comuni interessati grande senso di responsabilità», scandisce Pecoraro, che però dovrà vedersela con tutti i residenti che vorrebbero evitare di ritrovarsi una discarica sotto casa. Il sindaco di Riano, Marinella Ricceri, ha annunciato una raccolta di firme da recapitare al presidente della Repubblica Napolitano, per denunciare la mancanza di una consultazione democratica tra il Presidente della Regione Polverini e le autorità locali, e per evidenziare tutte quelle caratteristiche del territorio che non sono adatte ad ospitare una nuova discarica: la presenza di abitazioni e esercizi commerciali vicino all’area designata, la vicinanza al Tevere, che porrebbe la discarica a rischio inondamento, e la situazione del traffico che sulla Tiberina è già al collasso. Il sindaco Gianni Alemanno cerca di placare gli animi e parla di una «scelta tecnica, e per questo non dobbiamo ostacolare la scelta del prefetto, e non dobbiamo rischiare di creare problemi a Roma. Cerchiamo di metterci ad un tavolo per ridurre al minimo l’impatto sul territorio». E ricorda anche la situazione napoletana, che in tutti i modi si sta cercando di scongiurare: «Dobbiamo ricordarci che il dramma della città campana è nato proprio sull’accumularsi delle proteste locali». IlSussidiario.net ha contattato Ermete Realacci, deputato del Pd e presidente onorario di Legambiente, per commentare la delicata situazione capitolina: «Il problema non è tanto la scelta dei siti, quanto il ritardo della politica dei rifiuti a Roma, purtroppo accumulato negli anni passati. Roma ha un livello ridicolo di raccolta differenziata, peraltro di qualità bassissima, e dell’impiantistica. L’ “alibi” di avere una grande discarica a costi molto bassi come Malagrotta, ha impigrito la politica dei rifiuti della capitale e di tutta la Regione, e ora ci troviamo in una situazione di grande difficoltà, lontanissima dagli obiettivi fissati dalla legge per la raccolta differenziata e con una carenza di impianti drammatica, che può portare anche a scenari più gravi.
La chiusura di Malagrotta avrebbe anche potuto rappresentare una buona occasione per attivare impianti più moderni ed efficienti, ma come sempre non ci si è mossi per tempo, e le responsabilità non sono solo dell’amministrazione attuale, ma anche di quella precedente. Una situazione come quella di Malagrotta sembra comunque irripetibile, perché si tratta di una discarica che ha smaltito circa 30-40 milioni di tonnellate di rifiuti, quindi una quantità che forse, per quanto riguarda i rifiuti urbani, non ha nessun paragone in Europa. Il problema però è che una volta chiusa Malagrotta, con il livello di raccolta differenziata che c’è e con la carenza di impianti complessivi, Roma dovrà comunque smaltire circa 5.000 tonnellate di rifiuti al giorno. Anche il fatto che si sia dovuti arrivare al commissariamento, che riguarda solo la localizzazione del nuovo sito, è un altro esempio di come la politica dei rifiuti a Roma sia incentrata solo verso l’obiettivo di trovare un nuovo “buco” dove gettare i rifiuti urbani. Mi auguro quindi che ci siano presto le condizioni per trovare velocemente un sito che consenta di avere un altro tipo di politiche, senza le quali non si va da nessuna parte».
(Claudio Perlini)