Roma. Nel carcere di Regina Coeli sono iniziati gli interrogatori di convalida per i dodici arrestati durante gli scontri avvenuti sabato nella capitale. I giovani, che adesso rischiano dai 3 ai 15 anni di reclusione, sono stati ascoltati dal gip Elvira Tamburelli, e più tardi arriverà la decisione sulla convalida e la conferma delle custodie in carcere con l’accusa di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale, richiesta dalla Procura. Per ora si conoscono i nomi di Fabrizio Filippi, detto “er pelliccia”, studente di psicologia di 24 anni originario di Bassano Romano, che sabato scorso è stato immortalato dall’ormai celebre scatto fotografico mentre è intento a lanciare con violenza un estintore contro il cordone delle Forze dell’ordine. Poi c’è Robert Scarlet, romeno di 21 anni, la cui innocenza è sostenuta con forza dal suo legale, Francesco Ricciardi: «Si è avvicinato troppo alla linea del fuoco. Io non vedo la necessità di esigenze cautelari. I veri black bloc si sono saputi difendere e sono scappati». Antonio Miriello, avvocato di un altro arrestato, Stefano Canigliaro, di 23 anni, afferma che il giovane «è stato già ascoltato dal gip e ha dimostrato la sua estraneità ai fatti. E’ solo una persona pacifica». Ilaria Ciancamerla ha invece 21 anni e viene da Sora, e al gip ha detto di essere totalmente estranea agli eventi di sabato. Il legale della giovane, Cesare Antetomaso, la descrive come «una ragazza pacifica, incensurata e senza nessuna segnalazione di polizia. Ci sono foto e video che dimostrano la sua condotta non violenta. Una misura coercitiva sarebbe ingiusta». Intanto all’alba, davanti al carcere, i genitori e gli amici dei ragazzi arrestati attendono notizie, e intanto raccontano cos’è accaduto sabato scorso: «Mia figlia mi ha detto che nel corteo ha sfilato con il gruppo dei pacifisti, veste di nero ma non è black bloc. – spiega la mamma di Ilaria Ciancamerla – Mi ha anche spiegato che si è trovata in mezzo al caos ed è stata bloccata dalle forze dell’ordine. Lei veste sempre di nero, come spesso capita anche a me ma questo non vuol dire certo essere un black bloc». IlSussidiario.net ha chiesto allo psicoanalista Luigi Ballerini di commentare l’atteggiamento di questi genitori nei confronti di figli accusati di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale e gli scenari futuri a cui potremmo assistere: «Un genitore difficilmente accetta situazioni come queste che, anche se immaginabili da parte loro, portano a una negazione di quanto accaduto, e ora le mamme e i papà vogliono tutelare il proprio figlio e non esporlo a rischio di una sanzione. Oppure potrebbe proprio essere una vera reazione stupita di fronte a un’azione mai creduta possibile da parte di un figlio. In generale, questo può far pensare a quanto un genitore conosca i figli, perché di fatto se davvero questi genitori non avrebbero mai immaginato di vedere il proprio figlio al centro di una manifestazione, allora è accaduto qualcosa nel loro rapporto. Bisogna quindi chiedersi quali possono essere i fattori che favoriscono il dialogo in casa, grazie al quale un figlio comunica quello che pensa, quello che desidera e che tipo di persona è. In questi giorni ho avuto anche modo di vedere in televisione l’intervista a quel padre che neanche sapeva che il figlio fosse a Roma a partecipare alla manifestazione, ma pensava fosse ad una lezione all’università. Quest’uomo era sinceramente addolorato e sconvolto dalla notizia, infatti confermava di stare passando un momento bruttissimo, che però può essere davvero legato al fatto che fino a questo momento non c’è mai stata una vera comprensione e conoscenza del proprio figlio».
Il Professor Ballerini ci spiega che «a volte rischiamo di guardare ai nostri figli senza renderci conto che stanno crescendo e soprattutto non ci rendiamo conto che stanno elaborando dei pensieri e dei giudizi su tutto ciò che li circonda. Se un ragazzo va ad una manifestazione di un certo tipo e si comporta in un certo modo, significa che ha ormai sviluppato un pensiero che lo ha portato ad agire, e non si tratta di un idea istantanea, ma è stata costruita nel tempo. Quindi i genitori rischiano di non accorgersi che i propri figli stanno affrontando la realtà in un certo modo, soprattutto a causa della scarsa comunicazione e una scarsa conoscenza. Inoltre, la visione del mondo elaborata dai nostri figli potrebbe facilmente essere molto diversa dalla nostra, quindi credo che ogni genitore debba chiedersi: “Come vede il mondo mio figlio?”, una domanda che troppo spesso non ci poniamo. Bisogna quindi intervenire in qualche modo, per evitare di arrivare a situazioni in cui ci si accorge che ormai è troppo tardi per rimediare. Innanzitutto bisogna porsi la questione, che sembra banale ma non lo è, e successivamente riconoscere quelle visioni del mondo in cui ad esempio la violenza è considerata un sistema legittimo ed efficace per regolare le questioni tra le persone. A questo punto si può intervenire o più semplicemente chiedere aiuto, ma quando un figlio ha 22 anni, i genitori come fanno a intervenire concretamente? Adesso sia i giovani arrestati che i genitori dovranno con dolore accettare la sanzione che gli verrà comminata, e poi credo che sia necessario un rilancio del rapporto, che significa arrivare a capire entrambe le posizioni e raggiungere un livello comune di comprensibilità».
(Claudio Perlini)