«Il quartiere Prati è come se fosse un prisma in cui tutti i volti di Roma si manifestano: la Roma cattolica, quella laica, quella pluriconfessionale, quella civile e quella militare, delle professioni e degli uffici pubblici, fino a quella delle comunicazioni. In questo quartiere si riflette la molteplicità dei caratteri della nostra città, e credo che la programmazione di questi festeggiamenti sia importante per far crescere negli abitanti la consapevolezza di un senso di appartenenza e di comunità, in cui ritrovare le radici attraverso luoghi, ambienti e contesti che evocano una storia centenaria. Da questo punto di vista richiamare le memorie storiche, le origini e lo sviluppo del quartiere mi sembra un momento importante e significativo». Giuseppe Dalla Torre, intervistato da IlSussidiario.net, è il Rettore della Lumsa, università nel cuore del quartiere Prati che il 21 ottobre prossimo festeggerà il centenario: piazza Mazzini ospiterà infatti le celebrazioni, e dalla mattina alla sera si susseguiranno le lezioni di storia del professore Luca Ribichini della Sapienza, dello stesso Rettore Dalla Torre, ma anche concerti, eventi e visite guidate per ripercorrere l’intera vita del rione.



In che modo la storia di Prati della Vittoria è diversa rispetto a quella degli altri quartieri capitolini?

La storia del quartiere è diversa dalle altre per diversi fattori, come per la presenza della sede della cattolicità, il Vaticano, San Pietro e tutto quello che rappresentano non solo a livello cittadino e nazionale, ma a livello mondiale. Poi anche per ciò che riguarda le tradizioni militari del nostro Paese: il quartiere è stato in passato, e lo è ancora oggi, il luogo privilegiato di presenza degli apparati militari dello Stato che hanno anche forgiato una cultura oltre che un’architettura di quartiere. Guardando ai nostri giorni, una caratteristica significativa è il mondo delle comunicazioni: la semplice presenza in più punti del quartiere della Rai ha dato al rione una connotazione unica. Quindi non c’è dubbio che Prati abbia dei profili di originalità, che non si riscontrano altrove.



Come è cambiato nel tempo il quartiere?

Per certi aspetti ha perso qualcosa nel corso del tempo, nel senso che cinquant’anni fa si poteva respirare un clima più di piccolo paese, in cui ci si conosceva e si apparteneva più o meno alle stesse categorie sociali e impiegatizie. Oggi è invece diventato, come del resto tutta la società, molto più pluralizzato, più differenziato e ricordare le origini significa anche far ricordare dei legami a una comunità che oggi è sicuramente meno coesa.

In che modo ha influito la presenza del Vaticano?

Credo che la presenza del Vaticano abbia influito sotto molti punti di vista: da un lato nell’espressione di un’anima cattolica, dall’altra parte di una cultura più laica. Se guardiamo i due polmoni del quartiere questo si può vedere in maniera molto chiara: la parte più antica, quella di Prati, da un punto di vista urbanistico ha chiaramente una strutturazione che esprime una laicità tendente al laicismo, infatti da nessuna strada di Prati si può vedere la cupola di San Pietro, ed è stato fatto apposta. Diversa è invece la parte della Vittoria, dove la tradizione e la cultura cattolica sono più evidenti.



Da rettore di una università nel cuore di Prati, quanto è importante la presenza di queste strutture per il quartiere e i cittadini che lo abitano?

Credo che sia importante solo il fatto che circa 8.00 studenti, professori e personale amministrativo insistano su varie sedi nell’ambito del quartiere, perché tutto questo porta risorse e opportunità. Inoltre si tratta di una presenza giovanile, in un quartiere che ha un livello di età abbastanza elevato, per non parlare della ventata di internazionalità giovanile. Ritengo come rettore che sia importante coltivare un rapporto attivo tra università e quartiere, cosa che non tutti gli atenei fanno. Noi lo facciamo da sempre e continuiamo a farlo tutt’ora, perché la presenza dell’università non deve essere qualcosa di estraneo o addirittura qualcosa che possa dare fastidio. Da questo punto di vista il quartiere potrà trarre sicuramente benefici da questa presenza, economicamente, socialmente e culturalmente: basti pensare che tra poco costruiremo la biblioteca centrale dell’ateneo, che sarà anche a servizio di tutto il quartiere.

Prati è scelto da numerosi personaggi del mondo dello spettacolo e politico. Ma è ancora il quartiere ricercato ed elegante di un tempo?

Il quartiere si è molto trasformato, e un tempo era più che altro il quartiere dei magistrati, degli avvocati e dei funzionari dello Stato e dei militari. Oggi è piuttosto un quartiere culturale, e la presenza della Rai ha avuto una grande influenza in questo senso, che vede anche una presenza di politici, studiosi e di universitari importanti. Prati è oggi un quartiere culturalmente vivace, intelligente e moderno, ma non per questo snob.

Cosa pensa degli omicidi avvenuti nel quartiere l’estate passata?

Viviamo in un fenomeno di globalizzazione a livello planetario, che si vede anche nell’ambito delle micro realtà. Il quartiere Prati della Vittoria non è mai stato un quartiere noto per la criminalità, e questi sono fenomeni ormai trasversali che a mio avviso non hanno alcun radicamento nel territorio. Vivo nel quartiere Prati praticamente da sempre e posso dire con certezza che con il passare del tempo non è diventato meno affidabile sotto il punto di vista della sicurezza.

 

(Claudio Perlini)