Roma. I dieci assessori regionali del Pdl del Lazio (Fabio Armeni, Angela Birindelli, Giuseppe Cangemi, Stefano Zappalà, Marco Mattei, Pietro Di Paolo, Luca Malcotti, Fabiana Santini, Francesco Lollobrigida e Gabriella Sentinelli) si sono dimessi per protestare contro la decisione presa lunedì scorso dal consiglio dei ministri di impugnare parte della legge regionale 10/2011, il tanto discusso “piano casa”. Nei giorni scorsi, anche il ministro dei Beni Culturali, Giancarlo Galan, aveva minacciato di presentare le proprie dimissioni nel caso in cui il piano regionale fosse andato avanti, e ora ecco la lettera degli assessori, consegnata alla presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, in cui si ritiene «incomprensibile una scelta che mette in discussione uno dei punti qualificanti del programma elettorale, come più volte ribadito dallo stesso Presidente Berlusconi, e ritengono inaccettabile che la scelta sia maturata senza un confronto di merito rispettoso dei normali ruoli istituzionali». Inoltre, si legge nella comunicazione, hanno deciso che «agire contro le aspettative legittime dei cittadini laziali rende impossibile trasmettere ai territori quei valori da tutti noi condivisi ostacolando l’impegno amministrativo costante e ampiamente riconosciuto per lo sviluppo economico e sociale della nostra Regione», e per questo motivo i dieci assessori «rassegnano le dimissioni dalla carica assessorile rimettendo le deleghe nelle mani della presidente della Regione Renata Polverini». Palazzo Chigi ha accolto la richiesta presentata dai ministri dei Beni Culturali Giancarlo Galan e dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, rivelatasi determinante: in particolare i due contestano una parte del Piano Casa della Regione Lazio, nella sezione che riguarda le contestate norme sui 60 porti, quelle sui limiti di edificabilità nelle zone A e B di parchi e riserve, e la pista di sci al Terminillo, a rischio con la nuova legge. IlSussidiario.net ha chiesto un parere all’opinionista Francesco Morosini: «Si tratta di una dimissione che non ha un grande senso politico se non interno, quindi non leggerei la questione sul piano nazionale, e il fatto che ci sia una spaccatura tra una decisione di un presidente di regione e due ministri del governo, è un dato politico certamente significativo. La gestione del piano casa nasce all’interno della regione come una forzatura, anche piuttosto evidente, di alcuni gruppi all’interno dell’attuale composizione del consiglio regionale e che quindi ha portato a presentare banalmente un pacchetto da “prendere o lasciare” che, come è giusto che sia, quando è andato al primo vaglio del governo nazionale si è trovato in una situazione assolutamente insostenibile. Solitamente, in queste occasioni, ci si siederebbe a un tavolo con il governo e i ministri competenti e si cercherebbe di trovare una formulazione più adatta alle prerogative del governo centrale che possa accontentare anche la regione, ma in assenza di un governo centrale e spostando la questione sul piano prettamente regionale, le scelte possibili sono due: o si fa ricorso ai massimi organi costituzionali per verificare chi ha effettivamente ragione, con il rischio di venire bocciati definitivamente oppure, in una situazione di completo sbilanciamento, non restano che le dimissioni.
A mio parere, il dato significativo resta comunque da leggere in una dinamica politica tutta interna, regionale, e non certo nazionale». Chiediamo quindi a Francesco Morosini se ritiene che la Polverini sia uscita effettivamente sconfitta da questo braccio di ferro con il ministro Galan: «Non ne è uscita sconfitta nella misura in cui la dinamica nazionale di questa vicenda sia assolutamente molto poco appassionante, ma è molto più probabile che la presidente esca sconfitta dalla proiezione della dinamica politica nazionale sul piano regionale, quindi è possibile che questa sia la vicenda che faccia saltare gli equilibri all’interno della maggioranza che sostiene la Polverini. Nel Pdl regionale la tensione è ai massimi livelli, anche a causa di altre tensioni preesistenti, ed è come se si fosse concentrato tutto in un attimo, in un progetto che prende il nome di piano casa, in uno scenario nazionale che senza dubbio alimenta ancora di più le divisioni». Chiudiamo quindi l’intervista con una domanda: c’è il rischio di nuove elezioni? «Non sappiamo cosa e come sarà il Pdl – conclude Morosini – ed è evidente che un qualsiasi tipo di evoluzione a livello nazionale si rifletterà anche sul livello regionale, ma ad oggi non credo che ci siano neanche i motivi, quindi scommetterei più sul no che sul sì».
(Claudio Perlini)