Roma. Pochi giorni fa è stato firmato un Protocollo d’intesa tra Roma Capitale e la Federazione delle associazioni antiracket e antiusura italiane (FAI) per il contrasto e la prevenzione dei fenomeni del racket e dell’usura nel territorio della città di Roma. Sul sito internet del Comune di Roma si legge che il Protocollo, che ha una durata di due anni, «si propone di mettere in atto ogni forma di collaborazione per progettare e realizzare attività e iniziative finalizzate al contrasto e alla prevenzione dei fenomeni del racket e dell’usura». La sigla dell’accordo si è tenuta nel Palazzo della Cultura Ebraica e le firme sono state quelle del Sindaco di Roma Gianni Alemanno, della presidente della FAI, Maria Teresa Morano e di Tano Grasso, presidente onorario FAI, alla presenza di Giancarlo Trevisone, prefetto commissario antiracket e antiusura del ministero dell’Interno, Luigi Ciatti, responsabile nazionale antiusura FAI, Riccardo Pacifici, presidente della Comunità Ebraica di Roma e Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno.
Proprio in questi giorni “Sos-Impresa”, l’associazione della Confesercenti, fa sapere che nel Lazio sono circa 28mila gli imprenditori colpiti dall’usura e che nel 2010 le telefonate al numero antiusura si sono triplicate. Il giro d’affari legato all’usura nel Lazio supera i tre miliardi di euro e, spiega Lino Busà, presidente di Sos-Impresa, che la maggior parte delle chiamate al numero anti usura sono da parte di «piccoli imprenditori e artigiani al collasso, ma anche impiegati e pensionati. E ultimamente sono aumentate anche le chiamate di aziende più grandi. Anche se la Campania ha un numero maggiore di vittime il giro d’affari dell’usura in Lazio è il più elevato, soprattutto per quanto concerne gli alti tassi d’interesse chiesti».
In questi ultimi giorni, inoltre, gli investigatori della Squadra mobile di Roma hanno arrestato i responsabili del sequestro dei due imprenditori avvenuto il 28 settembre scorso. All’origine del gesto un debito contratto qualche tempo fa di 50mila euro, poi diventati 800mila nel corso degli anni. Gli imprenditori furono sequestrati e portati nella casa di uno dei due a Ostia, dove subirono numerose violenze e torture. IlSussidiario.net ha chiesto un commento sulla attuale situazione capitolina a Serena Visintin, Assessore alle Politiche del Personale, alla Tutela dei consumatori e lotta all’Usura della Provincia di Roma: «Con la vicenda dei due imprenditori è stata svelata una situazione che nel Lazio esiste già da molto tempo: tre anni fa, quando abbiamo iniziato questa esperienza con la giunta Zingaretti, abbiamo lanciato per primi l’allarme riguardo alla criminalità sul territorio del Lazio e soprattutto della forte presenza del reato di usura. In quel momento devo ammettere che ci trovavamo piuttosto soli a denunciare questo fenomeno, e oggi dopo tre anni cominciano a seguirci anche le altre istituzioni, quindi la Regione che ha lanciato una campagna sul’usura, e il Comune di Roma che ha aperto gli sportelli anti usura ed altre attività. È evidente che è impensabile credere che nella capitale d’Italia, dove è più forte la presenza della politica e delle attività economiche, non arrivasse questo fenomeno, quindi continuiamo a lanciare questo grido d’allarme perché devono essere messe in campo politiche giuste e serie, altrimenti non si riuscirà a raggiungere nessun tipo di risultato. Per poter agire in un certo modo servono però le risorse quindi, per esempio, non devono essere tagliati i fondi alle forze dell’ordine come sta avvenendo sistematicamente da due anni e mezzo e, solo nella città di Roma, continuano a chiudere i commissariati, soprattutto quelli di periferia. Inoltre graveranno i tagli agli enti locali, che portano avanti politiche “contenitive” e preventive nelle aree più fragili del territorio».
Riguardo alla firma del Protocollo d’intesa per il contrasto e la prevenzione dei fenomeni del racket e dell’usura, l’Assessore Visintin afferma che «ogni iniziativa che possa sgominare una piaga del nostro territorio è sempre positiva, anche se credo più nella sinergia, quindi avrei visto meglio un coinvolgimento delle istituzioni a tutti i livelli, perché questo è un fenomeno che può essere sconfitto solo se ci mettiamo tutti insieme, ognuno a fare la sua piccola parte. Su temi così delicati non devono mai prevalere le colorazioni politiche, ma solo la volontà e la voglia di stare vicini ai cittadini, quindi ben venga il Protocollo, ma se non si ragiona tutti insieme su questi fenomeni, lasceremo sempre degli spazi in cui la criminalità potrà passare».
L’Assessore Visintin ci spiega poi che «la maggior parte delle telefonate arrivate al nostro numero verde anti usura raccontano il fenomeno del sovraindebitamento: è evidente che maggiore è l’indebitamento delle persone, delle famiglie o delle aziende e maggiore è lo spazio attraverso cui l’usuraio può passare, e la crisi economica che ha messo in ginocchio tantissime aziende del nostro territorio ha semplicemente allargato lo spettro di chi può cadere nel fenomeno. E le vittime, oltre ad essere prede dell’attività criminale degli usurai, possono anche a loro volta entrare nel racket e spesso il cittadino usurato può diventare cittadino usuraio: è come una maglia che si allarga sul territorio che nessuno riesce a frenare, quindi sono necessarie politiche serie. Si cade nell’usura non solo per grandi cifre, ma anche per cifre veramente basse: ho visto persone iniziare con un prestito di due, tremila euro che però non si riescono a restituire e per questo ci si rivolge a un altro usuraio, finendo per ritrovarsi in un gorgo da cui non si riesce più a uscire».
Il numero di persone che però trova il coraggio di denunciare il fenomeno dell’usura è ancora però molto basso, e su questo argomento l’Assessore Visintin ci spiega che «le persone che lasciano il proprio nome e cognome sono quelle che denunciano maggiormente il fenomeno del sovraindebitamento, che quindi hanno bisogno di denaro per coprire degli ammanchi o dei debiti. Nel caso di persone che sanno già di essere soggette ad usura, purtroppo sono molte di più le telefonate anonime».
Chiediamo infine a Serena Visintin cosa direbbe a una persona che si trova sotto usura ma che non ha il coraggio di denunciare la sua situazione: «Direi che il baratro in cui è caduto può soltanto diventare più profondo e che deve pensare a sé stesso ma anche a tutti gli altri che possono finire nella stessa situazione. Direi che le istituzioni, anche se possono sembrare in alcuni casi lontane, sono vicine e faranno tutto il possibile per sostenerlo, perché solo con la denuncia possiamo permettere che i criminali finiscano in carcere. Questa battaglia quindi, pur se difficile e fatta spesso di solitudine, può essere vinta».
(Claudio Perlini)