Roma. Niente più manifestazioni nel centro di Roma. Il sindaco Gianni Alemanno ha firmato lunedì scorso un’ordinanza in cui si vieta ai responsabili degli uffici e servizi dell’amministrazione capitolina di procedere al rilascio di concessioni di suolo pubblico per eventi, sit-in e manifestazioni da svolgersi nei pressi di piazza Navona e di Fontana di Trevi. Il divieto, che durerà fino al 31 dicembre 2011, è stato deciso «dopo i recenti atti vandalici contro la Fontana del Moro e la Fontana di Trevi, – fa sapere l’ufficio del sindaco – per tutelare il patrimonio pubblico della città di Roma». Eppure è difficile dimenticarsi delle tante polemiche scaturite dalla decisione di Alemanno di bloccare la manifestazione degli operai Fiat di Termini Imerese che sfilavano una settimana fa tra i palazzi della politica per chiedere interventi concreti in vista della fine delle attività dello stabilimento siciliano prevista per la fine dell’anno. «Ho telefonato a Questore e Prefetto chiedendo una reazione immediata per bloccare la manifestazione che ha già mandato in tilt il traffico nel centro di Roma», aveva detto il primo cittadino. «Pur comprendendo le ragioni dei lavoratori della Fiat di Termini Imerese non si può tollerare che una parte nevralgica della città come il centro venga completamente paralizzata causando danni e forti disagi ad altri lavoratori». Le polemiche continuano quindi a fioccare soprattutto da parte dei sindacati, secondo cui in questo modo si nega il diritto costituzionale di manifestare il proprio pensiero. IlSussidiario.net ha contattato Mario Bertone, Segretario Generale della Cisl di Roma: «Bisogna dire subito che la libertà di manifestare deve essere garantita sempre. Le manifestazioni fanno parte della dialettica di una società democratica, quindi deve essere naturale difendere questa libertà. Bisogna però considerare che ci sono dei luoghi dove è opportuno che venga messa in atto un’opera di prevenzione: ci sono manifestazioni molto pacifiche e altre meno tranquille, ed è compito degli organi preposti capire il luogo più adatto per una o per un’altra manifestazione. Noi come romani e come sindacato di Roma teniamo molto alla tutela dei beni della capitale, ma non possiamo accettare che questo divieto sia conseguenza degli atti vandalici avvenuti poco tempo fa, perché allora si tratta di una semplice generalizzazione.  Le manifestazioni non si possono eliminare, e bisogna rispettare chi vuole scendere in piazza nell’ambito di un ordinato sviluppo della vita cittadina. Proprio per questo il sindacato confederale ha determinato quella condizione per cui, con un sistema di autoregolamentazione, ci si è imposti alcune regole per rendere compatibile l’esigenza di manifestare dei lavoratori con il rispetto di tutti i cittadini. Come sempre il problema è che le autorità, sindaco compreso, non riescono a trasmettere questo modo di governarsi a tutti gli altri, e il sindacato più di questo non può fare perché rappresenta solo i lavoratori dipendenti. Abbiamo comunque grande fiducia nell’opera del Prefetto e del Questore che si occupano di questo tema, ed è chiaro che anche il sindaco può fare la sua parte».



Riguardo alla vicenda degli operai Fiat di Termini Imerese, Mario Bertone spiega che «è normale che dei lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro manifestino in piazza, e non credo che sia giusto vietarlo. Sarebbe invece più corretto spiegare alla collettività che è in atto un disagio per il quale queste persone hanno deciso di farsi sentire. La cosa importante è quindi stare con i piedi per terra, la testa sulle spalle, e agire sempre con equilibrio e buon senso».  



Chiediamo infine a Mario Bertone se la manifestazione in piazza sia ancora oggi il modo migliore per trasmettere e gridare il proprio disagio, e ci spiega che «ci sono anche altri modi per manifestare il proprio dissenso, come l’affissione di manifesti, la distribuzione di volantini e i comunicati stampa, però nel tempo abbiamo visto che la manifestazione in piazza resta sempre il modo migliore, anche perché spesso chi rischia per esempio il posto di lavoro ha la necessità di trovarsi in mezzo a una folla a gridare il proprio disagio. Inoltre non sempre ci sono le possibilità per finanziare la stampa di manifesti e volantini, oppure per comprare le ultime pagine dei giornali. Il mezzo tradizionale e spesso anche più efficace è sempre quello di camminare per le vie di una città manifestando».



 

(Claudio Perlini)

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