Non si placano le polemiche sul trasferimento al nord delle sedi romane della società specializzata nella produzione di velivoli e sistemi aeronautici civili e militari Alenia. Finmeccanica, holding del Tesoro che controlla l’azienda fra i leader mondiali nell’industria aeronautica, va avanti con il piano scatenando la reazione dei dipendenti che negli ultimi giorni, e non solo a Roma, hanno scioperato per quattro ore contro questo progetto che prevede la fusione per incorporazione con Aermacchi e la chiusura delle sedi di Roma, Venezia e Casoria. Nel progetto, che ormai sembra praticamente già attuato, è inevitabile vedere lo zampino della Lega: l’approvazione è arrivata da Giuseppe Orsi, amministratore delegato della holding pubblica nominato in quota Lega con il meccanismo dello spoils system. Inoltre, i territori che beneficeranno maggiormente di questo progetto sono Varese e Torino, roccaforti dei due esponenti del Carroccio, Marco Reguzzoni e Roberto Cota. Secondo il presidente della Provincia Zingaretti, si tratta di un «atto antieconomico e immotivato, visto che Roma è un centro prestigioso e di valore internazionale per quanto riguarda le attività di ricerca e di studi sulle tecnologie, proprio le attività basilari per Alenia. Ci impegneremo in ogni modo per evitare l’ennesimo illogico scippo all’economia romana dettato da una politica nordista, antiromana e antitaliana, che purtroppo ormai contraddistingue questo governo Lega-Pdl». Anche la presidente Renata Polverini ha espresso «la contrarietà della Regione, perché qui non si tratta solo di tutelare i posti di lavoro ma anche di tutelare un’attività produttiva che è fortemente legata alla storia del nostro territorio, nella quale le istituzioni locali hanno investito e vogliono continuare a farlo. Quindi non siamo assolutamente dell’idea che questa attività possa essere spostata». IlSussidiario.net ha chiesto un commento a Gaetano Troina, ordinario di Economia aziendale presso l’Università di Roma Tre: «Ogni volta che un’impresa viene trasferita da un luogo a un altro, significa che non ha rispetto per l’ambiente in cui è nata e in cui ha operato. Non può esservi un trasferimento di impresa, peraltro ancora viva, efficace ed efficiente, in un altro luogo se non per motivi economici e tornacontistici nell’interesse dell’impresa. Non si può chiedere ai dipendenti e alle loro famiglie di trasferirsi in un’altra città, pena la perdita del lavoro, senza tener conto che l’impresa ha vissuto in quell’ambiente, dove ha operato, ha creato efficienze, aspettative, per poi improvvisamente mettere tutto questo alla porta solo in funzione del tornaconto e del profitto. Dove nascono, le imprese “sposano” il territorio in cui sorgono e con questo creano un sistema di relazioni che non può essere improvvisamente tolto senza creare “dolore” per tutte le persone che in quel territorio abitano». Riguardo alle dichiarazioni della Polverini, il Professor Troina si dice pienamente d’accordo, «perché a questa azienda il territorio ha dato molto, e non si può passare in questo modo sopra la testa dei dipendenti, che sono una parte essenziale di un’impresa.
Roma ora perde sicuramente posti di lavori, ma soprattutto riceve un’offesa alla sua dignità economica perché quell’impresa può e dovrebbe continuare a vivere qui. Invece, per interessi politici particolari su cui si sta discutendo molto, deve essere trasferita altrove e, se fosse tutto vero, sarebbe ulteriormente insopportabile». Proprio riguardo all’ombra della Lega dietro questo progetto, il Professor Troina afferma che «il problema è che quando vengono nominati amministratori dei partiti e questi rispondono agli interessi dei partiti e non a quelli del territorio, si tratta di un delitto politico effettuato sull’economia delle imprese. Il trasferimento in Piemonte, specialmente nel territorio varesino, potrebbe dare a queste voci politiche una certa consistenza, ma ribadisco che il fatto che un’azienda venga tolta al territorio laziale senza motivazioni serie, questo si chiama delitto economico». Chiediamo infine al Professor Troina cosa possiamo aspettarci per il futuro e in che modo è possibile tutelare un’azienda e i suoi dipendenti: «Dovremmo cominciare ad avere la forza di “ribellarci” a queste inspiegabili decisioni e conoscere le motivazioni e i rapporti economici. Inoltre, questi trasferimenti dovrebbero essere giudicati da terzi perché un’azienda non può essere strappata in questo modo a un territorio, altrimenti significa che ci sono interventi di natura esterna all’impresa che devono essere svelati e, se negativi, svergognati e pubblicizzati».
(Claudio Perlini)