Roma. Martedì mattina, nell’ora di punta e nello scalo principale della linea A della metropolitana romana, quello di Termini, alcuni treni hanno oltrepassato la stazione senza fermarsi. In un primo momento si era parlato di problemi di natura tecnica, ma presto l’Atac ha chiarito che si stavano verificando «agitazioni non autorizzate dei macchinisti della metropolitana» che si rifiutavano «di condurre alcuni convogli con motivazioni pretestuose», e degli operai «che determinano il rallentamento della manutenzione. Per questo non sono in servizio alcuni treni sulle linee A e B». Si è trattato quindi di uno sciopero bianco che, sempre secondo Atac, ha creato «notevoli disservizi agli utenti del trasporto pubblico, costretti a subire fortissimi disagi e a vedere violato il loro diritto a una mobilità efficiente e sostenibile.
Martedì mattina, a causa dell’affollamento determinatosi nella metropolitana per i motivi di cui sopra, le autorità di pubblica sicurezza sono state costrette a chiudere e a sfollare la stazione di Termini». I treni passano circa ogni due minuti e trasportano dai 1.000 ai 1.200 passeggeri così, a Termini ma non solo, c’è stato un vero e proprio assalto ai convogli, da cui sono scaturiti inevitabilmente spintoni e qualche lite. Walter Sforzini, sindacalista dell’Unione sindacale di base, ha detto che più che a uno sciopero bianco, si è assistito a «una presa di coscienza dei lavoratori per la sicurezza. I dipendenti stanno solo applicando il regolamento alla lettera per evidenziare lo stato vetusto del parco mezzi e nel solco delle proteste contro l’azienda. La politica porta a far pagare i cittadini i costi della mala-gestione».
L’Atac fa sapere che martedì incontrerà i sindacati «per la ripresa delle trattative sul piano industriale, per cercare di individuare insieme le soluzioni compatibili con la delicatissima situazione economico-finanziaria di Atac e del trasporto pubblico locale», ma ribadisce che «manterrà un atteggiamento di assoluta intransigenza nei confronti di chi supera i confini di una normale dialettica sindacale con atteggiamenti che non colpiscono l’Azienda ma tutti i cittadini, e sperando che dalla trattativa odierna emergano proposte concrete di soluzione alle problematiche, si riserva di valutare l’opportunità di presentare un esposto alla magistratura per tutte le fattispecie penali e civili che eventualmente emergessero». IlSussidiario.net ha contattato Mario Bertone, Segretario Generale della Cisl di Roma, a cui ha chiesto un commento su questa delicata situazione: «È necessario innanzitutto cercare di distinguere le varie responsabilità: siamo in una situazione in cui Atac, in modo unilaterale, ha disdetto tutti gli accordi interni aziendali, e questo può portare ai lavoratori una perdita di salario anche fino a 400 al mese. Inoltre da tempo abbiamo chiesto al Comune, al sindaco e alla giunta municipale di avviare un confronto in merito al piano industriale di Atac, ma questo confronto non è mai avvenuto. C’è invece un tavolo aperto con le federazioni del settore in cui si sta cercando di trovare le soluzioni adeguate per questa delicata situazione. Siamo di fronte a un vero e proprio paradosso: assistiamo all’annuncio di un aumento del costo del biglietto, si creano queste situazioni tra i lavoratori, ma nel contempo non c’è nessuna capacità di governo, attraverso un sistema di relazione sindacale efficace, delle problematiche all’interno dell’azienda.
Questo può naturalmente valere per qualsiasi altra azienda del settore dei servizi pubblici, perché se non c’è una direzione complessiva si rischia di arrivare a episodi simili a quello a cui abbiamo assistito martedì. Non è possibile pensare che si possa fare tutto con la collaborazione dei lavoratori del settore, quando poi questi vengono colpiti come ho detto in precedenza, senza poi dimenticare che lo specifico settore del Tpl è senza contratto nazionale di lavoro da oltre 40 mesi.



Quindi è chiara l’esistenza di un disagio e di un  malessere complessivo, ed è altrettanto chiaro che chi prende certe decisioni dovrebbe anche pensare alle conseguenze che può provocare». Bertone ammette però che «questo ragionamento certamente confligge con un interesse più generale, che è quello degli utenti, e da questo punto di vista noi come sindacato confederale ribadiamo la necessità assoluta di fare gli scioperi sempre nell’ambito dei codici di regolamentazione. Resta però il fatto che in questo caso la responsabilità è una sola, cioè di Atac, ma anche del Comune che non interviene in nessun modo».
Pensando alle future conseguenze, Mario Bertone spiega che «se Atac sceglierà una strada di conciliazione è chiaro che anche noi saremo allo stesso tavolo per accordarci e ragionare, ma se sceglierà una strada di intransigenza riceverà naturalmente le conseguenti risposte, e noi non possiamo non considerare che i lavoratori vanno difesi sempre. L’assenza di dialogo, di confronto e di rapporti e relazioni sindacali genera tutto questo, e per questo noi diciamo al Campidoglio che deve affermare e far rispettare le regole e fare modo che le aziende si comportino in una maniera adeguata. Ma soprattutto vogliamo dire che è giunto il momento di concordare un protocollo di relazioni sindacali che valga per tutte le aziende del settore e che permetta al Campidoglio di guidare complessivamente queste aziende in termini di sviluppo, piani industriali e così via».



 

(Claudio Perlini)

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