Roma. L’aeroporto Leonardo Da Vinci si è piazzato al primo posto nella classifica degli scali d’Europa che hanno avuto la crescita maggiore del numero di collegamenti rispetto alla precedente stagione. Il presente vede in notevole aumento sia le compagnie aeree che operano nello scalo romano sia il numero dei voli e dei passeggeri, ma il vero obiettivo è il futuro prossimo: nel 2020 infatti a Fiumicino dovrebbero transitare circa 50 milioni di passeggeri, quindi molti di più rispetto ai 36 attuali, mentre nel 2044 i viaggiatori potrebbero essere anche il doppio, circa 90-100 milioni. Come detto, sono tante le nuove compagnie ad affacciarsi a Fiumicino: dal 30 novembre, la Gulf Air comincerà, con quattro voli settimanali, a collegare la capitale con il Bahrain, mentre la Emirates, dal primo dicembre farà decollare ogni giorno il mastodontico Airbus A380, in grado di trasportare 600 passeggeri. Il 15 dicembre è invece prevista una novità, rappresentata dalla Kenya Airways, che prevede una rotta trisettimanale Nairobi-Fiumicino. Infine, anche China Eastern conferma i quattro collegamenti settimanali con Shangai, come anche Alitalia per Pechino. L’aeroporto di Fiumicino dovrà però essere in grado di accogliere i milioni di passeggeri in più previsti per il 2020, e sembra che i cantieri siano già al lavoro: innanzitutto è prevista una nuova pista, la quarta, oltre al potenziamento dei piazzali di sosta aeromobili e la creazione di nuovi terminal. Ma i cambiamenti avverranno anche all’interno dello scalo, grazie alla creazione di una sorta di mini metropolitana che permetterà di spostarsi velocemente da una parte all’altra dello scalo romano. Infine, per quanto riguarda il tanto discusso caos bagagli, sono previsti due nuovi sistemi di smistamento e controllo bagagli, per il Terminal 1 e il Terminal 3. IlSussidiario.net ha chiesto un parere ad Oliviero Baccelli, vicedirettore Certet (Centro di economia regionale dei trasporti e del turismo dell’Università Bocconi) e docente di Economia dei trasporti: «Il motivo principale di questa crescita dell’aeroporto Leonardo da Vinci riguarda il fatto che le compagnie mediorientali, come Quatar, Emirates e Gulf Air hanno dei programmi di sviluppo estremamente aggressivi nei confronti dell’Europa, per cui l’idea è di cercare di attivare il maggior numero di collegamenti tra l’Europa e i rispettivi hub nel’area del Golfo Persico, per poi rilanciare da lì verso il sud-est asiatico, l’Australia e l’Africa orientale. Queste compagnie hanno quindi strategie molto forti, e così come hanno agito adesso su Roma, prima lo avevano fatto su altre realtà dell’Europa centrale. Sulla capitale hanno trovato una serie di vantaggi importanti, uno tra tutti la disponibilità di infrastrutture in grado di accogliere gli aerei di dimensioni maggiori, come gli A380, che utilizzerà Emirates. Inoltre hanno trovato nel mercato romano molto interesse sempre più crescente da parte di comunità come quelle indiane e cinesi, che sono in via di sviluppo per quanto riguarda la voglia di arrivare a Roma, una delle mete per loro più interessanti. Le compagnie hanno individuato questo specifico target, e per questo motivo hanno attivato le rotte di cui stiamo parlando. E’ da notare poi anche il fatto che sia China Eastern che Kenya Airways fanno parte della stessa alleanza di Alitalia, per cui facendo scalo su Roma possono rilanciare i passeggeri con voli coordinati su tante altre direttrici, in Italia e in Europa». Oliviero Baccelli ci offre anche il suo parere riguardo al traguardo, previsto per il 2020, di 50 milioni di passeggeri in transito all’aeroporto Leonardo Da Vinci: «Le infrastrutture attuali non permettono assolutamente il raggiungimento di questo obiettivo, e se non si mette subito mano ad una razionalizzazione dell’aeroporto, il traguardo è sicuramente irraggiungibile. D’altro canto l’obiettivo è in qualche modo avvicinabile non perché il numero di passeggeri italiani sia in crescita, ma perché Roma è stabilmente sempre più preferita da cinesi, indiani, brasiliani, per cui il numero di turisti attesi nella capitale è effettivamente notevole, rendendo la cifra prevista per il 2020 plausibile». Riguardo i vari progetti di una nuova pista, la micro metropolitana e tutti i vari potenziamenti dello scalo, Baccelli ammette: «Bisogna essere sinceri: per quanto riguarda le infrastrutture aeroportuali nel Lazio, la situazione negli ultimi anni è stata a dir poco disastrosa. C’è un intero panorama che non è mai andato in porto e non si capisce esattamente se e quando accadrà: la serie continua di ipotesi di chiusura di Ciampino, l’apertura di un nuovo aeroporto a Viterbo, o eventualmente a Tarquinia o a Frosinone, e tutta la serie di incertezze continue sul sistema di regolazione aeroportuale, quindi sulle tariffe di Fiumicino che avrebbero permesso l’autofinanziamento di tutte queste ipotesi di sviluppo.
Per cui prima di poter ipotizzare reali cantieri e un reale sviluppo, ci sono molti altri aspetti da mettere in ordine: un’ipotesi di sviluppo così marcata di Fiumicino implica il parziale abbandono o comunque il posticipo dell’ipotetico aeroporto di Viterbo, insieme alla possibilità di avere un quadro regolatorio chiaro tale per cui i soggetti concessionari dell’aeroporto possano effettivamente essere in grado di chiedere i finanziamenti e portare avanti gli investimenti, perché attualmente il piano non permette di investire ingenti capitali sul Leonardo Da Vinci». Infine chiediamo a Oliviero Baccelli tutti gli eventuali rischi a cui i passeggeri e i cittadini potrebbero andare incontro nel caso in cui tutte le migliorie previste andassero in porto: «Dal punto di vista ambientale, l’aeroporto di Fiumicino è probabilmente quello collocato meglio in Italia, perché è molto vicino al mare e possiede molte aree che sono state preservate dall’urbanizzazione. Ovviamente tutte le attività aeroportuali hanno poi dei riflessi sulla viabilità ordinaria, sulle reti ferroviarie ed è proprio lì che vedremo i problemi maggiori». Chiediamo infine a Baccelli se con il cambio di governo e con la presenza del nuovo ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti, Corrado Passera, possa cambiare qualcosa nel futuro prossimo: «E’ chiaro che, riguardo alle partnership pubblico-private per il finanziamento di infrastrutture e sul ruolo dei privati nel settore dei trasporti in generale, Passera avrà una logica diversa e più strutturata rispetto ai suoi predecessori. Per cui mi aspetto che lui faccia molta attenzione a questi aspetti regolatori e che metta effettivamente in grado gli investitori privati di avere certezze di fronte ad investimenti che devono essere coerenti con le reali potenzialità del mercato. E’ chiaro comunque a tutti che quello di Fiumicino è un aeroporto che non può andare avanti in una situazione infrastrutturale come quella attuale, così come anche la rete di accesso all’aeroporto che deve assolutamente essere resa idonea e adeguata a quello che dovrebbe essere uno dei principali aeroporti d’Europa».
(Claudio Perlini)