Roma. Il confronto tra Atac e sindacati è stato rinviato alla prossima settimana, ma la tensione è già altissima. Nei giorni scorsi l’azienda ha fatto sapere ai suoi 12 mila dipendenti che da gennaio non verranno più applicati i contratti integrativi che quindi andranno ridiscussi. Dagli uffici di via Prenestina fanno comunque sapere che non verranno toccate le retribuzioni di autisti e macchinisti, ma resta il fatto che questa decisione andrebbe a incidere in modo significativo su quelle di impiegati e manutentori, oltre a comportare, a partire dal 10 dicembre, un aumento delle ore lavorative, che da 37 diventeranno 39. Sempre nei giorni scorsi centinaia di dipendenti sono scesi in piazza in un sit-in spontaneo organizzato davanti alla sede centrale dell’Atac per protestare contro questa disdetta degli accordi, bloccando il traffico in via Prenestina e nelle zone limitrofe, fino a Porta Maggiore. Quello che più temono i sindacati è una riduzione di circa  400 dello stipendio, turni definiti «troppo faticosi per un lavoro considerato usurante in una città come Roma, e una media di 80 giorni di ferie arretrati che non è possibile godere per la carenza di personale». L’assessore alla Mobilità di Roma Capitale, Antonello Aurigemma, ha sottolineato che Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil-Trasporti e Ugl-Trasporti «hanno manifestato forte preoccupazione per il recesso dei contratti collettivi aziendali, in una fase così delicata come quella che attualmente sta vivendo il trasporto pubblico, a tutti i livelli, a causa dei tagli imposti dalla manovra finanziaria». Il confronto riprenderà quindi la prossima settimana, in cui si cercherà di raggiungere un accordo che non penalizzi i lavoratori. In caso contrario, molti di loro hanno già minacciato di «bloccare la città». IlSussidiario.net ha contattato Mario Bertone, Segretario Generale della Cisl di Roma, a cui ha chiesto un commento su questa delicata situazione: «Bisogna intanto dire che le condizioni delle aziende locali possono determinare la necessità di guardare ai costi, quindi non è scandaloso pensare che un’azienda si occupi di queste cose. Il fatto è che accanto all’analisi dei costi aziendali, bisogna anche fortificare quel sistema di regole e di rapporti che consentono di governare i diversi uffici, e non è possibile che dalla sera alla mattina un’azienda decida che certi accordi non verranno più mantenuti. In genere un accordo lo si ritiene superato quando ce n’è uno nuovo, e inoltre bisogna anche considerare che i lavoratori della mobilità sono da 40 mesi in attesa del rinnovo contrattuale. Nella decisione di Atac sembra quasi che i problemi non vogliano essere risolti, perché così si crea solamente disagio. Inoltre l’Atac è al 100% del Comune di Roma, quindi l’assessore alla Mobilità Aurigemma e il sindaco Alemanno non possono chiedere all’azienda e ai sindacati di confrontarsi come se loro non c’entrassero niente, perché c’è un peso che Roma Capitale deve sostenere e affrontare in questa complessa partita.



Le organizzazioni sindacali hanno già da tempo indetto lo stato di agitazione e proclamato azioni di lotta, e il 17 novembre ci sarà un’iniziativa a livello regionale. Nel frattempo ci sono però assemblee in tutti i posti di lavoro, oltre alle proteste cosiddette spontanee, in cui i lavoratori hanno deciso in modo autonomo di dar vita a sit-in, manifestazioni e presidi, che possono comportare la possibilità che il confronto degeneri, e di questo siamo molto preoccupati. Nel sistema delle aziende di Roma Capitale abbiamo bisogno di fortificare tutto l’insieme dei rapporti e delle relazioni sindacali, perché altrimenti le scelte difficili che devono essere prese in conseguenza delle condizioni economiche, diventano tutte ancora più complicate, e se non c’è una volontà delle parti di trovare una soluzione attraverso il confronto, l’approfondimento, con le proposte reciproche  e la disponibilità, è chiaro che non si arriva da nessuna parte. Questa presunta nuova applicazione degli accordi locali potrebbe far perdere ai lavoratori anche quote significative di salario e, anche se questo non riguarderebbe autisti e macchinisti, sappiamo che Atac è una macchina organizzativa molto più ampia. C’è quindi la possibilità, in assenza di accordi, che i lavoratori guadagnino di meno, e la cosa è ancora più grave se pensiamo ancora che il contratto è fermo da 40 mesi. Se un confronto c’è, allora è possibile arrivare a delle soluzioni, ma in assenza di questo, allora inevitabilmente si arriva a uno scontro. Bisogna mettersi intorno a un tavolo e ragionare su come si fa efficienza e produttività, ma non tagliando salari. Bisogna poi facilitare il rinnovo del contratto nazionale e trovare strade alternative per avere il finanziamento del fondo per il trasporto pubblico locale, ma questo lo si fa confrontandosi, perché altrimenti sarà impossibile arrivare a una soluzione».



 

(Claudio Perlini)

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