«Il carcere di Regina Coeli ha raggiunto ormai un numero di detenuti che non ha precedenti e che non è neanche paragonabile a quello di altre carceri del Lazio che sono comunque affollate. Siamo ormai a oltre 1.250 persone, quando invece la struttura può ospitarne circa 700, quindi tutti gli spazi, anche quelli per la socialità, sono ormai utilizzati come celle, dove i detenuti sono ammassati e i letti sono posti sul pavimento». A lanciare l’allarme è il Garante dei detenuti Angiolo Marroni che, in questa intervista per IlSussidiario.net commenta la critica situazione del carcere romano. «Non ci sono più spazi per fare qualsiasi tipo di attività e i “nuovi giunti”, quindi i detenuti che ogni giorno vengono portati a Regina Coeli, sono messi in una condizione spaventosa, per cui non hanno neanche la possibilità di avere l’aria prevista dal regolamento penitenziario e vi è una costante condizione di rischio contagio per la presenza di molti malati». Il Garante Marroni ci spiega che «anche la polizia penitenziaria soffre enormemente perché non riesce a svolgere bene il proprio lavoro, in un carcere che non è assolutamente più vivibile. Per questo sostengo che bisognerebbe chiudere le ulteriori immissioni di detenuti perché lo spazio nel carcere di Regina Coeli non c’è più. E’ chiaro che questa mia proposta rappresenta un elemento innovativo e forte, perché una volta che i detenuti vengono mandati in un carcere il direttore deve accoglierli per forza, ma in una situazione come quella di Regina Coeli  non è davvero più possibile». Secondo il Garante «sono calpestati i diritti umani più elementari: anche i detenuti sono persone, uomini la cui dignità deve essere rispettata, ma oggi non esiste più questo tipo di salvaguardia. Assistiamo ad uno spettacolo  indecente a cui bisogna mettere riparo al più presto, e credo che aspettando una reale soluzione, la prima cosa da fare sia vietare l’ulteriore immissione di detenuti nel carcere, che sta letteralmente esplodendo. Si tratta anche di una struttura molto vecchia, che subisce frequentemente numerosi danni che necessitano una continua manutenzione, e questa situazione si nota subito appena si entra. Noi siamo lì ogni giorno e sappiamo quindi di cosa stiamo parlando: quindi o restiamo a guardare senza fare niente, oppure lanciamo un grido d’allarme costante affinché qualcuno ci ascolti».



Angiolo Marroni commenta poi le varie proposte del ministro della Giustizia Paola Severino, che considera «interessanti, tra cui la necessità di portare gli arresti domiciliari a un livello più alto di pena, quindi ai 18 mesi; ha parlato anche di camere di sicurezza che, pur essendo un’idea che mi lascia ancora molti dubbi, rappresenta comunque un tentativo per migliorare la situazione. Il problema resta comunque alla base, perché resta sempre necessario modificare il codice penale, e il carcere non deve sempre rappresentare l’unica soluzione: basti pensare ai tantissimi tossicodipendenti con piccoli reati, che invece dovrebbero essere accolti in altri tipi di strutture. Bisogna quindi operare un cambiamento profondo, ma prima di tutto è necessario combattere questa emergenza, perché oggi abbiamo nelle carceri italiane circa 70 mila detenuti, quando invece il limite massimo si aggira intorno ai 40 mila, mentre nel Lazio ce ne sono circa 6.800 a fronte dei circa 4 mila posti disponibili». Infine il Garante Marroni ci parla dei tanti politici che nel periodo natalizio hanno visitato le carceri di tutta Italia: «Io vado in quelle strutture ogni giorno dell’anno, e non solo a Natale come a tanti politici piace fare per farsi pubblicità. Non dico che non sia utile, anzi, perché se qualcuno denuncia le condizioni di vita disumane e il sovraffollamento non può che essere una cosa positiva. Però ripeto che solo andandoci 365 giorni all’anno ci si rende davvero conto di quanto sia critica la quotidianità per quelle persone».



 

(Claudio Perlini)  

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