«Abbiamo per molto tempo monitorato tutto il sistema della tassazione locale, perché su quella nazionale i riflettori sono già abbondantemente accesi: nel caso specifico, la manovra prevede l’obbligatorietà da parte di tutte le Regioni di aumentare la propria quota di Irpef, chiamata appunto addizionale che, come dice la parola stessa, si aggiunge all’Irpef nazionale. Si prevede uno 0,33% che dal primo gennaio 2012 verrà inserito, tra l’altro con la retroattività, vale a dire che la dichiarazione dei redditi di maggio si pagherà anche sul 2011». Gugliemo Loy, Segretario Confederale UIL, spiega in questa intervista per IlSussidiario.net i risultati della ricerca effettuata dal Servizio politiche territoriali della Uil, che dirige personalmente, sugli effetti della reintroduzione dell’imposta sulla prima casa (Imu) e dell’aumento delle addizionali regionali Irpef, calcolato su un reddito lordo medio dei contribuenti regione per regione, sui cittadini residenti nei 104 capoluoghi di provincia. A pagare di più sarà proprio Roma, dove per tali imposte nel 2012 si pagheranno circa 1.035 euro (524 euro di Irpef regionale e 511 euro per l’Imu); segue poi Milano con 841 euro (rispettivamente 364 euro e 477 euro) e Bologna 836 euro (377 euro e 459 euro). A Napoli si pagheranno mediamente 670 euro (428 euro per l’Irpef regionale e 242 euro per l’Imu), a Firenze 617 euro (rispettivamente 279 euro e 338 euro), a Bari 540 euro (324 euro e 216 euro) e a Venezia 471 euro (324 euro e 147 euro). Agli ultimi posti troviamo invece Lucca, con una media di 344 euro (279 euro e 65 euro), Potenza con 290 euro (234 euro e 56 euro) e Cagliari con 288 euro (258 euro e 30 euro).



Mi parlava anche dell’Ici.

E’ il secondo aspetto che da tempo monitoriamo: con la manovra l’Ici è stata reinserita sotto altro nome, che riguarderà anche le prime case, che invece prima erano esentate, ma bisogna tenere conto che tutte queste tasse erano già previste dal decreto del federalismo fiscale, quindi questo governo non ha fatto altro che mettere in pratica ciò che la passata maggioranza aveva deciso in passato. Noi cerchiamo appunto di far capire quanto questo proliferare di tasse locali pesi sul reddito delle persone in generale, e per quanto ci riguarda in particolare, dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.



Come commenta la prima posizione di Roma?

Roma aveva già una tassazione alta a causa di un bilancio non proprio florido del Comune capitolino. Nel corso del tempo sono state quindi inserite aliquote dell’Ici piuttosto alte e, essendo alto il valore catastale degli immobili nelle grandi città in generale, nel momento in cui si applica, questa nuova imposta trova purtroppo terreno fertile. Alcune città avevano già rivisto gli estimi catastali, come il caso di Bologna, i cui cittadini si ritroveranno ora a dover pagare una cifra più alta rispetto ad altre città.  

Più in generale, cosa pensa dei risultati della ricerca?



Purtroppo quando si sceglie la strada più rapida e semplice per reperire risorse si va sul sicuro, e cosa c’è di sicuro in Italia? Il reddito dei lavoratori con stipendio e, naturalmente, non essendoci il tempo per intervenire sui veri patrimoni, si va sul mattone, una proprietà molto diffusa quantitativamente: quindi chiaramente non si fa una valutazione sulla equità, ma semplicemente sul bisogno di reperire risorse. Aggiungo che se si scambia chi possiede una casa per una persona ricca, non si tiene davvero conto della realtà del nostro Paese perché, come è noto, il mercato dell’affitto è sostanzialmente inesistente e quindi comprare casa è spesso una necessità  e un obbligo. Non trovando case in affitto, ecco che ci si avventura nell’acquisto, magari mettendo un mutuo a 25 anni, e risultando proprietari anche se in realtà si è usufruttari di un immobile, in quanto non si hanno alternative.

Lei ha detto che le cifre che emergono dalla ricerca non tengono conto dell’autonomia impositiva degli enti locali territoriali su queste ed altre imposte come l’addizionale comunale Irpef e la tassa/tariffa rifiuti solidi urbani, che potrebbero portare altri consistenti aumenti delle imposte locali. Cosa intende?

Essendo prevista nella manovra un’ulteriore riduzione dei trasferimenti ai Comuni e alle Province, temiamo che alcuni di questi possano utilizzare la leva dell’addizionale comunale Irpef, che si andrebbe ad aggiungere alle tasse che già si pagano a livello nazionale, e che in alcuni comuni, come a Roma, stanno già quasi all’1%, e che altre amministrazioni locali potrebbero aumentare. E’ importante dire che sulla tassa nazionale dell’Irpef i lavoratori troveranno in busta paga una sorta di “aiuto”, una detrazione per carichi familiari o addirittura una totale esenzione , mentre per le addizionali regionali e comunali questa difesa non esiste, per cui un lavoratore che ha 15 mila euro è allo stesso livello di un professionista che dichiara la stessa cifra.

Quindi, in conclusione, cosa chiede il sindacato?

Come è noto, abbiamo programmato una mobilitazione per far capire che le parti più inique di questa manovra devono essere modificate, partendo dalla casa, perché il pensionato che si è costruito nel tempo la sua abitazione e che recepisce una pensione di circa mille euro non può ritrovarsi una nuova tassa, soprattutto con l’aria che tira dal punto di vista del potere d’acquisto. Abbiamo quindi chiesto di alzare in maniera significativa l’esenzione, per salvare tutti coloro che hanno una casetta decorosa, dignitosa, ma certamente non di lusso. Infine abbiamo anche chiesto di rivedere il tema fiscale, affinché si tuteli il reddito e per capire se nella manovra ci siano interventi dedicati allo sviluppo e all’occupazione.  Se non si troverà una soluzione, il Paese rischia davvero di cadere nel dramma di altre manovre future che impoveriranno ulteriormente».

 

(Claudio Perlini)

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