«Lazio batte Germania 23 a 1» titolava un’inchiesta di Sergio Rizzo, finita sulla prima pagina del Corriere della Sera alla fine della scorsa settimana.
L’articolo criticava le spese spesso incomprensibili della Regione, tra sedi di rappresentanza istituite curiosamente nella stessa città di Roma, a gruppi consiliari formati da un unico membro, un vero e proprio assurdo lessicale. Tirato in ballo in prima persona, con tanto di citazione e foto a tutta pagina, il presidente del Consiglio regionale, Mario Abbruzzese, che abbiamo incontrato.



Presidente, come si giustifica un bilancio superiore di più di venti volte a quello della presidenza tedesca?

Sin dal mio insediamento mi sono adoperato per uniformarmi alle direttive nazionali e ridurre al massimo le spese. Abbiamo lavorato con serietà e responsabilità, mettendo in piedi un risparmio di oltre sei milioni di euro, rivedendo tutta l’organizzazione degli uffici regionali e cercando di snellire al massimo la burocrazia interna. Abbiamo soppresso addirittura molti uffici che servivano solamente a rendere più farraginosa la macchina del Consiglio regionale. Solo con questo intervento abbiamo risparmiato quattro milioni di euro.



Dunque tutto si spiega come un’eredità da parte della vecchia amministrazione?

Certo. Con questo taglio non abbiamo permesso la lievitazione delle spese. Abbiamo tagliato dei costi che dovevano essere contenuti. Se non l’avessimo fatto il bilancio di quest’anno non sarebbe stato di 103 milioni di euro, ma avrebbe raggiunto i 112/113. Abbiamo limitato quei costi aggiuntivi che ci imponeva la legge, li abbiamo soppressi automaticamente, non provvedendo a varie forme di assunzione. In più abbiamo tagliato del 10% lo stipendio dei direttori e ridotto il parco auto in dotazione di circa il 30%. La presidenza con questi provvedimenti ha evitato un esborso di circa un milione d’euro.



Dunque anche questa famigerata sede di rappresentanza vicino a Palazzo Chigi ve la siete ritrovata sul groppone?

Sì. E come ufficio di presidenza ci siamo immediatamente adoperati per arrivare alla rescissione del contratto.

Ma i documenti ufficiali che giustificazione davano di questo affitto, da quasi 400mila euro all’anno?

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C’era un contratto di affitto per una sede di rappresentanza al centro di Roma, questo è quanto emerge agli atti. Non voglio poi commentare chi ha operato in questo ruolo prima di me. Mi sono abituato semplicemente ad assumermi le mie responsabilità. Inoltre le spese di rappresentanza, nel 2009 pari a un milione e 800mila euro, nel 2011 sono scese a circa 750mila euro. Una riduzione di oltre il 50%.

Rimane il fatto che la presidenza tedesca spende appena 20 milioni…

Vorrei essere molto chiaro. Il bilancio regionale è di circa 103 milioni di euro. Di questi, quasi 80 milioni sono destinati al pagamento degli stipendi dei consiglieri e degli assessori, ma soprattutto dei vitalizi. Quindi sono tutte spese fisse.

Una riduzione drastica di queste voci di spesa non sarebbe comunque un bel segnale verso i cittadini?

C’è già stato un taglio importante per il 2011. Senza di questo le spese sarebbero ulteriormente aumentate di circa 8/10 milioni di euro. Per il resto, per modificare le indennità o i vitalizi, occorrerebbe una modifica di una legge elettorale. Di questo si occupa il Consiglio, non la Presidenza.

C’è poi la prassi dei gruppi composti da un solo consigliere. Un costume diffuso anche in altre amministrazioni locali, ma pur sempre discutibile.

Purtroppo i gruppi sono normati da un regolamento fatto nel 2003. L’articolo 12 ne dispone la composizione e il presidente vi si deve attenere. Sto predisponendo una modifica in questo senso, dato che il Consiglio mi ha dato mandato. Sarà mia premura di portare all’attenzione della Giunta per il regolamento la modifica proprio dell’articolo 12.

Ci sta dando una notizia?

Sì. Ma è sancita dalla legge finanziaria, che prevede questo tipo di indirizzo in capo al presidente.

A proposito di spese. È di questi giorni il dibattito su fondi e competenze che dovrebbero essere devoluti alle autonomie locali dai decreti attuativi del federalismo. Vi aspettate risposte importanti da parte del Parlamento?

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Il federalismo rappresenta un passo importante nel nostro sistema. Proprio perché oggi spesso nessuno è responsabile diretto della spesa stessa. È giusto che il responsabile della spesa ne risponda direttamente. Mette fine a una stortura della spesa pubblica per come è stata fatta finora, e che ha creato disfunzione nei servizi. Finora chi spendeva di più otteneva di più, con i costi standard tutto questo cambierà. Non è pensabile che un ago in Sicilia costi 0,05 e al nord 0,02, solo per fare un esempio. Queste cose hanno generato una serie di deficit strutturali che hanno inciso sul bilancio, impedendo di erogare un servizio adeguato. Il sistema sanitario del Lazio è un esempio di questa dinamica.

Servono anche competenze specifiche per attuare queste modifiche.

Serve mettere in pratica un principio serio. Il cittadino deve vedere, poi pagare, e alla fine votare. Vedere l’ente che eroga il servizio, pagare un determinato servizio e quindi valutare l’efficienza e la professionalità del servizio. Serve una connessione diretta tra chi usufruisce il servizio e chi lo eroga. Spesso ci sono troppe fughe di responsabilità. Il sistema pubblico deve poter fare impresa. Le Regioni entreranno in competizione tra di loro nell’erogazione dei servizi, sempre tentando di risparmiare il più possibile. E questo riguarderà anche i comuni.

A proposito di comuni. La legge su Roma Capitale è in attesa di un secondo decreto, che doti il comune di competenze specifiche oltre che di fondi. Competenze speciali per il Campidoglio potrebbero mettere Regione e comune in concorrenza?

Il Consiglio regionale si propone come sede di un confronto costruttivo su Roma Capitale. A partire dal federalismo fiscale. Abbiamo costituito proprio per questo una commissione ad hoc, che avrà il compito di favorire il dialogo. Mi rendo conto che Roma non è una città come le altre, e deve avere dei poteri speciali. Il primo decreto fissa l’assetto ordinamentale. Siamo in attesa di un secondo decreto, per cercare di trovare un punto di sintesi tra Regione e comune.

Che tempi prevedete?

Speriamo che in questo anno si arrivi alla definizione di questo secondo decreto.

Non ci saranno dunque problemi di conflitti di attribuzione competenze?

Io penso che tra Renata Polverini e il sindaco Alemanno, e mi permetto di dire anche con il presidente della Provincia Zingaretti, ci sia un clima molto sereno e collaborativo. Quando si parla di Roma Capitale credo che tutti siano d’accordo con la necessità di trovare una sintesi. C’è un grande senso di responsabilità, sono convinto che alla fine si troverà un punto di intesa. Da un lato salvaguardando la Regione Lazio, ma allo stesso tempo mettendo Roma nella condizione di essere più veloce nelle sue decisioni.

 

(Pietro Salvatori)

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