Il numero di coppie divorziate e separate in questi ultimi anni è in costante crescita. Da un anno a questa parte ha aperto presso la Parrocchia S. Maria in Dominica (la Navicella) un Centro di ascolto per separati, realizzato in collaborazione dal “Centro per la Famiglia” di via Faleria e dalla Pastorale fmiliare diocesana di Roma. Un Centro in cui si cerca di rispondere al senso di disordine che la separazione genera negli ex coniugi e in chi gli sta intorno.



La storia di Lucio e Rina può aiutare a capire il lavoro del Centro. Lucio di 44 anni e Rina di 42 anni, entrambi separati, si sono conosciuti come colleghi di lavoro e attualmente convivono. Dalla loro relazione è nato Stefano che ora ha 3 anni. Con loro abita stabilmente anche Mario, di 12 anni, il figlio che Lucio aveva avuto dal precedente matrimonio.



Rina – separata dal marito perché dopo 6 anni di matrimonio, a suo dire, non avevano «più nulla in comune», «lo sentiva più come un amico che non come marito» – era molto protettiva nei suoi confronti ma non lo tollerava come marito. Dopo la loro separazione Giulio, marito di Rina, per relazioni occasionali ha contratto l’AIDS e due anni dopo è morto. Lucio si è separato dalla moglie dopo cinque anni di matrimonio, quando la situazione era diventata insostenibile.

La coppia di fatto è venuta in terapia perché più volte richiamata dagli insegnanti di Mario, che frequenta la seconda media e presenta disturbi del comportamento caratterizzati da aggressività e incapacità a stabilire un normale rapporto di affetto, di empatia o di legame con i compagni. A scuola la difficoltà di concentrazione e l’impulsività si manifestano nel fatto che il ragazzo non riesce ad applicarsi nelle attività scolastiche e si trova in difficoltà a organizzare e completare il lavoro. Agli insegnanti dà l’impressione di non ascoltare o di non aver sentito ciò che è stato detto. A casa i problemi di attenzione si concretizzano con gli insuccessi nel seguire le indicazioni e le richieste del papà e di Rina e nel permettersi, con sregolatezza, tutto ciò che desidera a casa dalla mamma naturale e dalla zia che frequenta due volte a settimana come stabilito dal giudice.



Lucio e Rina si sono quindi rivolti a noi per Mario che è estremamente irrequieto e nervoso e a volte risulta molto ostinato, con atteggiamenti ribelli e di prepotenza. Ben presto i problemi di Mario però si sono rivelati “di copertura” alle loro difficoltà di coppia. Mario vive una condizione di scissione tra la relazione di supercoinvolgimento della mamma biologica, il disimpegno di Rina e il supercoinvolgimento del papà.

Il nostro primo obbiettivo è affrontare il problema per cui sono venuti in terapia, ossia rompere la rete di triangolazioni in cui Mario si trova imbrigliato e cercando di favorire un rapporto di socializzazione con i suoi coetanei.

La terapia di coppia è proseguita nel chiarire quali dovevano essere i rispettivi ruoli genitoriali, ripulendoli dalla confusione e dalle preferenze generatesi all’interno della loro famiglia. Ad ognuno è stato assegnato il proprio spazio, ivi compresa la madre naturale di Mario. Sono stati aiutati a correggere le proprie modalità manipolative di farsi “carezze e attenzioni” attraverso il “confronto” e le “prescrizioni” e a darsi il permesso di trovare nell’arco della giornata spazi per loro due soli.

Si è stabilito così un buon rapporto di empatia con noi terapeuti, indispensabile per il proseguo e la riuscita del lavoro e sottolineando che la tranquillità da loro raggiunta si è inevitabilmente estesa a tutto il contesto familiare cambiando la modalità di rapportarsi tra di loro e con i figli.

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Abbiamo realizzato nei confronti di Mario un’accoglienza “calda” con attenzione alla sua persona e in questo contesto il ragazzo si è mostrato capace di pensiero ideativo, rispondendo adeguatamente e in maniera pertinente alle nostre domande. Il rapporto che Mario ha con la madre naturale si è rivelato essere per lui carico di affettività e ci siamo trovati di fronte ad un ragazzo molto composto, capace di pensare ed anche reattivo, non corrispondente al quadro descrittoci dalla coppia all’inizio delle loro sedute. Ai genitori abbiamo consigliato di favorire e intraprendere quelle attività che permettano al ragazzo di passare più tempo con i suoi coetanei piuttosto che starsene chiuso in una stanza a giocare con i videogames.

 

Alla fine dell’anno scolastico, Mario ha sbalordito i suoi professori per l’inspiegabile recupero effettuato, guadagnandosi una valutazione complessiva al di sopra del “Buono”

 

«Il senso di appartenenza – ha scritto Salvador Minuchin, noto terapista familiare – si forma con l’adattamento del bambino al suo gruppo familiare, il senso di differenziazione e di autonomia è tanto più favorito quando è forte il senso di appartenenza». La non fedeltà all’unione matrimoniale, sia da parte di Lucio che da parte di Rina, ha generato in loro stessi – e di riflesso nella loro famiglia – un senso di disordine e di infelicità. Lucio ha voluto cancellare sua moglie sostituendola con l’attuale convivente Rina e proponendola a Mario come figura alternativa alla madre biologica.

 

Nel momento in cui uno sceglie l’altro, lo fa perché crede che questo “altro” sia la persona adeguata a condurlo nel proprio destino di felicità. Uno non sceglie, non sposa l’altro se non per questo.

 

Tutto il linguaggio della coppia – «Io ti farò felice, ti amerò per sempre, tu sei la mia vita, sei tutto per me…» – è evocativo della felicità. I luminari della psicologia (per la maggior parte non cattolici) hanno detto che nella vita di una persona esiste solo una coppia, psicologicamente parlando. Non si tratta del primo innamoramento, ma della prima coppia all’interno della quale hai stabilito di vivere la tua vita, hai messo su casa, hai messo al mondo dei figli. Esiste solo quella coppia: tutte le altre coppie successive, tutte le coppie ricostruite o le famiglie ricostruite sono delle riedizioni, riproduzioni di quell’unica vera coppia originale. Quindi si sta riconoscendo, anche nella traccia psichica della coppia, quello che è il desiderio: amare l’altro per sempre, la fedeltà, la stabilità, l’unico per sempre.

 

Dal punto di vista cristiano il Matrimonio è una scelta vocazionale attraverso cui passa la santità dei coniugi, paragonata all’amore di Cristo per la sua Chiesa. La formula che la Chiesa usa per il sacramento del Matrimonio è «Io prendo te»; non un «noi» confuso, perché la coppia è fondata sulla diversità. Nel rapporto coniugale sia l’uno che l’altro sperimentano la pienezza del proprio io per donarsi totalmente all’altro: essere più me stesso per donarmi totalmente. Il Papa definisce la coppia e la famiglia «custode dell’umano all’uomo», custode dell’umano perché l’uomo è in grado di deformare la propria umanità.

 

(Carmine Filice)

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