Oggi pomeriggio verrà presentato il sondaggio annuale sui cattolici praticanti e la politica in Italia. Come votano i cattolici? Esiste una relazione tra la frequenza a messa e le scelte politiche? Il tema è di quelli caldi, che si ripropongono incessantemente all’avvicinarsi di ogni scadenza elettorale (e nelle fasi di instabilità politica). Non è un caso che a commissionare il sondaggio, realizzato dall’istituto Swg, siano i Cristiano sociali di Mimmo Lucà: un’associazione particolarmente sensibile alla questione del voto cattolico e ai rapporti tra cattolici e partiti di sinistra.



Il Lazio sarà uno degli scenari politici da osservare con maggiore attenzione. La candidatura di Emma Bonino alla Regione, un anno fa, era stata letta da alcuni come un punto di non ritorno per i rapporti tra credenti e sinistra. Ma la situazione è in costante evoluzione, e la recentissima vicenda dei bambini Rom morti nel rogo della loro casa ha mostrato l’insofferenza di molti cattolici “sociali” nei confronti dell’amministrazione guidata da Gianni Alemanno.



«Il vizio diffuso nel rapporto tra destra e mondo cattolico è la distanza tra le dichiarazioni di intenti e le politiche concrete». A parlare è Francesco Saverio Garofani – parlamentare del Partito democratico, già direttore de “Il Popolo” e vicedirettore di “Europa”, che oggi presenterà insieme ad altri il rapporto su cattolici e politica.

Meno di un anno fa, con la candidatura di Emma Bonino, si parlò di una rottura tra cattolici e centrosinistra nel Lazio. Era vero?

«Già a suo tempo ebbi modo di valutare criticamente la scelta della Bonino, e non per la qualità della persona. È una personalità autorevole e d’esperienza, ma in un contesto come quello di Roma e del Lazio la scelta di un’esponente del Partito radicale era lontana dalla sensibilità cattolica. Era una scelta politicamente sbagliata, che contrastava con una cultura radicata e popolare nella città; all’interno del centrosinistra sarebbero state possibili soluzioni diverse che sarebbero apparse meno provocatorie. I risultati poi hanno dato ragione a quest’impressione».



Di recente alcuni esponenti del Pd hanno protestato contro la legge sui consultori e contro la decisione della giunta di aprire, nelle parrocchie romane, dei centri di assistenza per l’infanzia. Si direbbe che il contrasto tra l’anima cattolica e quella laica del partito sia ancora aperto…

«Penso che sarebbe giusto da parte nostra cercare delle strategie più “inclusive” nei confronti dei cattolici, a condizione che queste strategie siano sincere. Le scelte della giunta Alemanno spesso sono sembrate rivolte ad una “captatio benevolentiae” presso l’elettorato cattolico, ma alle grandi dichiarazioni di principio non sono seguiti i fatti. È un vizio caratteristico di questo centrodestra, anche a livello nazionale: ci si riempie la bocca di buone intenzioni ma poi si agisce in senso opposto.

«La giunta Alemanno tende a nascondere i problemi, piuttosto che a curarli. Nasconde ferite sociali profonde, come per la vicenda dei Rom: la retorica del decoro e della sicurezza non è sufficiente, né basta a rassicurare un mondo cattolico che è in prima linea nell’affrontare il disagio sociale che la città esprire. Alemanno cerca di nascondere con un cerotto una ferita profonda che rischia di fare infezione. È un discorso che vale per il tema dei Rom come per quello della prostituzione: ricordo grandi proclami in campagna elettorale, ma chi conosce la realtà delle periferie romane sa che la piaga della prostituzione è tutt’altro che risolta. Forse si è sta nascondendo il problema, di certo non lo si sta curando».

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Sulla questione dei Rom il Partito democratico è stato accusato di strumentalizzazioni…

 

«Nessuno vuole strumentalizzare, ma quello di Alemanno è l’ultimo pulpito da cui può venire un’accusa del genere. Ricordo l’atteggiamento che il centrodestra assunse quando era all’opposizione, in altre situazioni di emergenza, sia nei confronti della giunta Rutelli che nei confronti di Veltroni. Prima di fare prediche Alemanno e la destra dovrebbero ascoltare la propria coscienza. Oggi poi danno la colpa per la morte di quei quattro bambini alla piaga della burocrazia. È un’autoassoluzione troppo rapida: il sindaco della Capitale ha i poteri e le risorse per fare molto di più di ciò che è stato fatto finora, come ha ricordato indirettamente anche il Santo Padre domenica scorsa. Tanto più un sindaco come questo, che certo non ha dato un buon contributo al corretto funzionamento della macchina amministrativa di Roma…».

 

Nel rimpasto della giunta il sindaco ha voluto lanciare un segnale di attenzione al mondo cattolico, includendo un “tecnico” proveniente dalle Acli e dal Forum delle Famiglie. Non era un pezzo di società civile tradizionalmente più vicino al centrosinistra?

 

«Ho l’impressione che sia stato un tentativo di “rifarsi il trucco” rispetto a due anni di esperienza fallimentare. L’attenzione va manifestata nei fatti: il vizio diffuso nel rapporto tra destra e mondo cattolico è la distanza tra le dichiarazioni di intenti e le politiche concrete. Questa contraddizione sta emergendo ed è sempre più insopportabile per la coscienza di tanti cattolici, al di là dello schieramento politico».

 

Nei sondaggi però il Partito democratico è lontano dai livelli del 2008. Invece di intercettare nuovi consensi sembra aver perso terreno, anche all’interno di quel mondo cattolico di cui si parla tanto.

 

«L’elettore cattolico, come tutti gli altri, valuta la proposta complessiva di un partito. Finita la stagione dell’unità politica dei cattolici tanti elettori hanno scelto convintamente il bipolarismo, la possibilità di schierarsi da una parte o dall’altra indipendentemente dalla propria appartenenza religiosa. Le difficoltà del Partito democratico non sono nella “questione cattolica”, che credo sia stata ormai archiviata dalla storia. Sono difficoltà che non possono essere risolte col “bilancino”, cercando un equilibro più preciso tra laici e cattolici. Bisogna fare di più per cercare di mettere a punto una nuova cultura politica, all’altezza dei problemi di oggi.

 

«Serve che i laici comprendano le ragioni dei cattolici, che i cattolici comprendano le istanze dei laici e insieme cerchino una sintesi efficace per problemi inediti. Ad esempio c’è quel grande tema che la Chiesa definisce “questione antropologica”. È un tema che ha risvolti del tutto originali, rispetto ai quali nessuna delle culture politiche tradizionali sa fornire – da sola – una risposta efficace. Le risposte vanno costruite mettendo insieme il meglio delle nostre culture e convincendoci a vicenda della nostre ragioni. I cattolici non posso pensare di vivere in un’oasi, come corpo estraneo all’interno di un partito. Nel Pd la cultura politica dei cattolici democratici deve essere un elemento decisivo, insieme ad altri, per costruire una nuova proposta politica e culturale».

 

(Lorenzo Biondi)

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