Un durissimo articolo di Sergio Rizzo ha attaccato le spese folli della presidenza regionale del Lazio. Sparato in prima pagina sul Corriere della Sera, a firma di uno dei più ficcanti giornalisti del quotidiano di via Solferino, l’articolo ha avuto un’eco notevole nel mondo della politica regionale.
In particolar modo venivano messe sotto accusa una serie di voci di bilancio folli: da costi di rappresentanza pari a 1milione e 800mila euro per la sola presidenza del Consiglio, gruppi consiliari (con tanto di staff al seguito) composti da un unico membro, una sede di rappresentanza situata nello stesso comune in cui hanno sede giunta e Consiglio: Roma.



Rizzo ha puntato il dito in particolar modo sul ruolo del presidente della Regione Lazio, il pidiellino Mario Abbruzzese, che con il Sussidiario ha condiviso la propria lettura dei dati proposti dal Corriere della Sera.
Da segnalare l’atteggiamento del Partito democratico, principale opposizione in Consiglio, che si è rifiutato di commentare in alcun modo la notizia. Una mossa politica?



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No, un semplice rispetto delle istituzioni: «Le accuse tiravano in ballo la presidenza, che prima di essere un incarico politico è un luogo di rappresentanza istituzionale. Ci è sembrato giusto, per correttezza, che fosse solo il Presidente a rispondere alle critiche», spiegano dal gruppo consiliare alla Pisana.

 

Dunque bocche cucite, all’interno dei democratici. E per una volta non come segnale di debolezza, per celare qualche divisione. Anche considerata la ghiotta occasione di infierire su un fianco scoperto dell’avversario, non raccolta per favorire la possibilità dell’istituzione di rispondere in modo sereno ed adeguato
Ma come segno di rispetto e di condivisione della funzione di un incarico istituzionale. Un gesto “normale”, eppure, oggi, prezioso perché del tutto inconsueto.