Speculare sui beati, che brutta cosa. Manca più di un mese alla beatificazione di Giovanni Paolo II, e se ti aggiri nel centro di Roma, zona San Pietro, sicuramente incappi in qualche volenteroso pronto ad assicurarti un tour a basso costo, con posto garantito in prima fila alla cerimonia.

Non lo fanno solo per l’evento. In qualunque giorno dell’anno ti fanno saltare la fila ai Musei Vaticani, dicono, ti cercano pure il pranzo tipico con matriciana e coda alla vaccinara nei dintorni, promettono di trovarti lo scorcio caratteristico da cui fare le foto al colonnato del Bernini.



Perché, se si va a Napoli o ad Atene non è la stessa cosa? San Gennaro o il Partenone, la religione e l’arte ispirano sempre guadagno facile e quasi quasi l’inventiva andrebbe premiata. Poi qualcuno ci fa un pezzo inchiesta da cui si evince al solito che i fedeli sono un po’ bamba, che si lasciano accalappiare, che scambiano la fede con la devozione, l’interesse per il cuore della cristianità con un turismo superficiale e annoiato. E ti vien  da dire ben gli sta, così la prossima volta che vengono a Roma vanno prima al Maxxi, a vedere la mostra di Pistoletto.



C’è spesso nell’indignazione verso la gente semplice turlupinata un velo di snobismo che  sottintende “io non ci sarei cascato”. Certo, diverso è se la cosa assume i contorni della truffa, del reato. È quanto ha provato a fare un sedicente tour operator, vendendo su internet a 166 euro i biglietti per godersi la Messa in San Pietro del 1° maggio senza finire dirottato in qualche piazza lontana, a sbirciare dai maxischermi. 

Un americano che vive in provincia di Roma, un mezzo matto che tra computer e stampatrici di ticket falsi si tiene in casa qualche pallottola, così, per sfizio. Ci mancherebbe, la polizia ha smantellato il traffico, il Vicariato si è affrettato a spiegare che non si paga per invocare la santità di Woytila, che tutti sono ben voluti e ben accolti, senza sconti né emolumenti. Non si vendono biglietti, e ci si rassegni ad aspettare l’alba in qualche chiesa dei dintorni, o a vegliare insieme ai tanti giovani che convoglieranno al Circo Massino, per una notte bianca speciale.



Internet è la casa delle truffe, anche peggiori, ed è doveroso smascherarle e mettere in guardia gli utenti. Ma non c’è da stupirsi se quando si apparecchia un grande evento spuntano fuori i furbi e i malandrini. Si aspettano milioni di persone, l’idea dell’addiaccio e dei piedi dolenti spaventa, chiunque s’inventerebbe uno zio monsignore per saltare la fila, auspicherebbe bagarini provvidenziali per  una sedia all’ombra. 

Lo si fa per una partita o un concerto, e qui la posta in gioco è ben più alta: esserci, partecipare, muove persone da pesi lontani, travalica fatica e disagi, significa appartenere, stringersi insieme ad altri pezzi di Chiesa, rendere evidente la comunione dei santi. Esserci è segno d’obbedienza, di fedeltà, un sacrificio per sé e per il mondo; un fioretto post pasquale, chiamatelo così, e nessuno è così ingenuo da pensare che lo sforzo valga lo spettacolo.

Non è uno spettacolo,  e magari quella giornata ce la immagineremmo diversa. Più silenziosa, più ordinata, diversi i canti, diverse le testimonianze, meno sole o meno pioggia sul capo. È la Chiesa, bellezze: grande, variegata, santa, popolare, dove si abbracciano l’alto e il basso, il nobile  e il povero, il sapiente e l’umile, il giudeo e il greco. La Chiesa delle processioni, la Chiesa che si inginocchia a Lourdes, la Chiesa che sgrana rosari e litanie, la stessa che ha costruito le cattedrali e gran parte della storia d’Europa.

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