Più di cento foto, tutte sull’Asia e tutte sue, di Tiziano Terzani, il grande giornalista fiorentino “prestato al mondo” e scomparso nel 2004. Il figlio Folco che ha curato la bella mostra romana (in via dei Prefetti 22, fino al 29 maggio) racconta che girava sempre con la macchina fotografica, anche se con lui c’erano reporter professionisti. E quindi ecco gli scatti di Vietnam, Cina, Giappone, India, Tibet, Russia, Cambogia… Un modo di guardare la realtà più vicino alla gente, soprattutto un diario di viaggio, sua vera dimensione, quasi metafisica.



Per chi abbia letto qualcuno dei suoi stupendi libri, è evidente che il viaggiare è quasi un pretesto per cogliere e raccontare l’umanità. Prendete: “Un indovino mi disse”. È la divertente storia di un giornalista, lui stesso, che, a torto o a ragione, decide di smettere di prendere l’aereo per almeno due anni. Resta dunque, letteralmente, con i piedi per terra, salendo su autobus impolverati e poco confortevoli, ma dove prendono posto coloro che non si possono permettere di volare. La gente gente che abita il mondo. Frequentando tanto la terra, il terreno, finisce per scoprire un’umanità che di solito ci è preclusa, nascosta. E trova in essa una vibrazione, altrimenti non avvertibile dal cielo artificiale dei jet di linea.



Le fotografie esposte a Roma sono come una specie di viaggio in quei sogni, in quell’umanità e rivelano anch’esse una vibrazione ultima. Il cielo non sta lassù, è semmai la ragione vitale della terra. Il grande cronista non inventa niente ma sa guardare e sa ascoltare. Tiziano Terzani certifica quanto sia vero ciò che diceva il grande filosofo Emanuel Levinas: “L’etica è un’ottica”. Lo sguardo della realtà implica una posizione morale, ben prima di ogni formulazione di regole o di leggi. Le cento foto sono meglio di qualsiasi decalogo di comportamento.

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