“I Vangeli raccontano che Gesù, nell’orto del Getsemani, ha sperimentato una tale angoscia e sofferenza da sudare sangue”. Benedetto XVI alza gli occhi dal testo preparato per la catechesi del Mercoledì Santo dedicata al Triduo pasquale e, guardando i 30.000 fedeli che affollano piazza san Pietro, inizia a parlare a braccio per condurre ciascuno per mano nelle pieghe più umane e insieme misteriose della Passione di Cristo.
Il Papa descrive le due scene del Vangelo, apparentemente contrapposte: la paura e l’angoscia di Cristo davanti all’abisso del male e al terrore del niente e la sonnolenza degli apostoli, nonostante Gesù li abbia pregati di stare svegli. “Quella sonnolenza non è momentanea, ma riguarda tutta la storia degli uomini – spiega Benedetto XVI – perchè non è appena la nostra insensibilità davanti alla potenza del male, ma è la nostra insensibilità davanti a Dio, perchè non vogliamo farci turbare dalla forza del male e non vogliamo entrare nella Passione di Cristo per il bene del mondo, per la Presenza di Dio tra gli uomini”.
Benedetto XVI descrive gli apostoli mezzi addormentati, che, ogni tanto, però hanno un sussulto e sentono l’eco della preghiera di Gesù: non la mia, ma la Tua volontà sia fatta. La lotta di Gesù tra il sì e il no è terribile. “E Lui, più di noi, che abbiamo questa naturale avversione contro la morte, questa paura naturale della morte – spiega il Papa – ancora più di noi sente l’abisso del male, sente con la morte anche tutta la sofferenza dell’umanità sente che tutto questo è il calice che deve bere e fare bere, accettare in sé il male del mondo, tutta l’avversione contro Dio, tutto il peccato. E possiamo capire come Gesù, con la sua anima umana, sia terrorizzato davanti a questa realtà che percepisce con tutta la sua crudeltà; la volontà sarebbe quella di non bere il calice. Ma la volontà del Padre è anche la vera volontà del Figlio. Così Gesù trasforma in questa preghiera l’avversione naturale, l’avversione contro il calice, contro la sua missione di morire per noi, trasforma questa sua volontà naturale in un sì alla volontà di Dio”.
E così ci redime e ci invita a entrare nel suo movimento, dal nostro no al sì del Figlio al Padre”.
Umanissimo e molto reale è il paragone che Benedetto XVI propone tra l’imperturbabilità di Socrate e l’angoscia di Cristo: a noi sembra molto più degno di ammirazione il filosofo greco, che non un Dio così spaventato e sofferente. Eppure ci commuoviamo profondamente davanti all’umiliazione di Gesù nel Geztemani, perché intuiamo come fosse essenziale alla missione del Dio-uomo, che doveva portare su di sì tutto il nostro dramma per aprirci loro la porta del cielo.
Benedetto XVI ci indica così la strada per immedesimarci nella Passione di Gesù, condizione necessaria – sottolinea – per attingere alla sorgente di grazia che è il Triduo pasquale.
Gli appuntamenti per il Papa sono quasi tutti nei luoghi e negli orari tradizionali: stamattina la Messa crismale nella Basilica di san Pietro e nel pomeriggio, a san Giovanni in Laterano, la Messa in Caena Domini; venerdì pomeriggio Benedetto XVI, solo e senza anello pontificio, presiederà la liturgia della croce nella Basilica di san Pietro e alle 21,15, sarà al Colosseo per la Via crucis, accompagnata dalle meditazioni scritte da una monaca agostiniana, suor Maria Rita Piccione – primo esordio al femminile nell’attuale pontificato; sabato sera il Papa celebrerà la suggestiva veglia di Pasqua in san Pietro.
Unico appuntamento decisamente irrituale per un Papa è quello con la trasmissione televisiva a Sua Immagine, in onda venerdì alle 14,10 su Rai Uno: Benedetto XVI ha registrato nei giorni scorsi un’intervista, in cui risponde ad alcune domande dei telespettatori, tra cui una bimba che ha vissuto il terremoto in Giappone, una mamma con un figlio in stato vegetativo e alcuni giovani cristiani iracheni.