A Latina, città dell’Agro Pontino che nacque nel ’32 con il nome di “Littoria”, sta facendo discutere la Lista “fasciocomunista” presentata dallo scrittore Antonio Pennacchi e da Futuro e Libertà. L’obiettivo? Costruire un “laboratorio” politico, “riportare i fascisti a sinistra” e sconfiggere il candidato di Silvio Berlusconi.
«La sua è un’idea per certi versi interessante – dice a IlSussidiario.net Piero Sansonetti -. Il termine “fasciocomunista” se viene riferito a Pennacchi ha un valore letterario importante (è infatti l’autore di due bellissimi libri: il Premio Strega Canale Mussolini e Fasciocomunista, per l’appunto), mentre in sé non significa niente. Proprio per questo però sono convinto che possa dire qualcosa».
Cosa intende?
“Fascismo” e “comunismo” sono due termini ormai morti, vuoti, e lo stesso dovrebbe valere per “anti-fascismo” e “anti-comunismo”. Per questo nemmeno Pennacchi ha in realtà il desiderio di fondare il “fasciocomunismo”, semmai di affermarne l’inesistenza. Un’operazione che va fatta e che potrebbe permette di riconsiderare quali siano oggi i valori della destra e della sinistra e quali i loro futuri rapporti.
Un progetto che ricorda la giunta Milazzo del 1958, quando in Sicilia un democristiano dissidente ruppe con il suo partito e andò al potere grazie all’appoggio di Msi e Pci. Anni in cui, per intenderci, antifascismo e anticomunismo erano il carburante della politica italiana, anche se, senza parlarsi, rossi e neri fecero “assieme” la campagna contro la “legge truffa”. Tornando ai giorni nostri chi non mi convince non è Pennacchi, ma Futuro e Libertà.
Per quale motivo?
Il Fli ha un problema di definizione ed è a metà del guado su tutti i campi. Innanzitutto deve decidersi a fare i conti con il proprio passato prossimo, di ex gamba della maggioranza di centrodestra. Non credo sia un particolare secondario il fatto che ad esempio le leggi più reazionarie dei governi Berlusconi portino il nome dell’attuale Presidente della Camera, come la Bossi-Fini sull’immigrazione clandestina e la Fini-Giovanardi sulle droghe leggere.
Chiunque, sia ben chiaro, può cambiare posizione, se però si cambia linea politica bisogna spiegarlo, indicando anche dove si vuole andare.
Il secondo è un banale problema di collocazione: Futuro e Libertà sta a destra, a sinistra o al centro? E se sta al centro come si coniuga il suo laicismo con l’ultracattolicesimo di Casini?
C’è un problema secondo lei anche di passato remoto? Ovvero, il Fini del “fascismo male assoluto” dopo qualche anno può far parte di un progetto in cui si parla di “riportare i fascisti a sinistra, senza alcuna abiura”?
Il confine è labile, ma qui siamo nel campo della letteratura. A mio avviso è più interessante sapere cosa pensa Fini delle questioni politiche fondamentali, rispetto alla discussione sul male assoluto o relativo del fascismo. Siamo al teatrino politico, simile a quando Veltroni disse di non essere mai stato comunista…
Quando Pennacchi dice che Mussolini è meglio di Berlusconi o che “i fascisti toglievano ai ricchi per dare ai poveri” siamo davanti a una questione politica o letteraria?
Nel primo caso politica. E su questo mi dissocio nettamente. Mussolini ha trascinato l’Italia in guerra al fianco di Hitler e ha promulgato le leggi razziali, Berlusconi al massimo ha promulgato la prescrizione breve. Se facciamo i confronti mi tengo stretto Berlusconi.
Se invece parliamo di fascismo, ripeto, per me è morto come l’antifascismo. Questo non vuol dire che si possa esaltare quel periodo scambiando i fascisti con i benefattori. Sarebbe come dire che Stalin ha fatto bene alla Russia perché ci ha portato l’energia elettrica. Era meglio rimanere con le candele e risparmiarsi 20 milioni di morti…
E alla sinistra che consiglio dà? Dovrebbe prendere al volo l’assist dei “fasciocomunisti” per vincere le elezioni a Latina e magari anche altrove?
Di solito non risparmio giudizi cattivi al Pd. Questa volta però bisogna ammettere che è possibile sposare un’iniziativa solo se questa si chiarisce. L’interlocutore del Pd non può essere Pennacchi, ma Fini e se lui non scioglie i nodi che le dicevo la faccenda diventa davvero complicata.
Se l’unica idea che vuol portare il Fli è l’anti-berlusconismo è meglio tenersi l’originale rispetto a una brutta copia, cioè Di Pietro. Se invece Fini decide di passare a sinistra è ovvio che la sinistra stessa ha il dovere di occuparsene.
Chiaro. Ma scusi, perché il milazzismo poi fallì?
Fu un’esperienza troppo debole che non ottenne appoggi da Roma e così venne travolta dalla schiacciante affermazione della Democrazia Cristiana. Forse è il caso che i “fasciocomunisti” stiano in campana…
(Carlo Melato)