«La dedizione di Karol Wojtyla a Cristo è alla radice di tutto ciò che ha fatto nella sua vita». Alla vigilia della beatificazione, che si stima farà confluire a Roma più di un milione di fedeli da tutto il mondo, ilsussidiaro.net ha parlato di Karol Wojtyla con George Weigel, tra i più noti esponenti del pensiero cattolico americano. Weigel, autore di una monumentale biografia dedicata alla vita e al pensiero di Wojtyla – dal titolo Testimone della Speranza – sottolinea il ruolo epocale svolto da Giovanni Paolo II nella cultura e nella politica del XX secolo. Ma è come se tutto ciò venisse dopo, perché – dice Wigel – «ciò che rende unita la personalità di Giovanni Paolo II è la sua profonda, davvero radicale, sequela cristiana».
Professor Weigel, Karol Wojtyla disse di se stesso che «io posso solo essere capito dal di dentro». Cosa c’è al fondo della straordinaria personalità del Wojtyla filosofo, poeta, sacerdote?Ciò che rende unita la personalità di Giovanni Paolo II è la sua profonda, davvero radicale, sequela cristiana. La dedizione di Karol Wojtyla a Cristo è alla radice di tutto ciò che ha fatto nella sua vita, dalla seconda Guerra Mondiale in poi.
Le virtù eroiche, la santità di vita e il miracolo riconosciuto dalla Congregazione per le cause dei santi hanno portato alla beatificazione di Giovanni Paolo II in un tempo record, certamente favorito da Benedetto XVI. Qual è il rapporto profondo che lega i due, al di là della lunghissima collaborazione?Non direi che Benedetto XVI abbia particolarmente favorito, né tantomeno “spinto”, questa beatificazione. Ha in effetti derogato al periodo di cinque anni previsto per poter iniziare il processo, come fece Giovanni Paolo II per Madre Teresa, ma ha detto al Postulatore (che me lo ha più tardi riferito) che voleva un processo di beatificazione completo e secondo tutte le norme. E così è stato. La collaborazione tra Giovanni Paolo II e Joseph Ratzinger è stata una delle più feconde nella lunga storia del papato. Ognuno dei due ha visto nell’altro talenti che lui non possedeva; entrambi hanno avuto l’umiltà di riconoscere nell’altro doni che personalmente non aveva ricevuto; entrambi erano uomini del Concilio che volevano il Concilio realizzato pienamente. È stata una collaborazione notevole, tanto più straordinaria se si tiene conto che il Papa era polacco e il suo collaboratore teologico un tedesco.
Qual è il valore culturale e storico della beatificazione di Giovanni Paolo II per il cattolicesimo americano e per quello europeo?
«La dedizione di Karol Wojtyla a Cristo è alla radice di tutto ciò che ha fatto nella sua vita». Alla vigilia della beatificazione, che si stima farà confluire a Roma più di un milione di fedeli da tutto il mondo, ilsussidiaro.net ha parlato di Karol Wojtyla con George Weigel, tra i più noti esponenti del pensiero cattolico americano. Weigel, autore di una monumentale biografia dedicata alla vita e al pensiero di Wojtyla – dal titolo Testimone della Speranza – sottolinea il ruolo epocale svolto da Giovanni Paolo II nella cultura e nella politica del XX secolo. Ma è come se tutto ciò venisse dopo, perché – dice Wigel – «ciò che rende unita la personalità di Giovanni Paolo II è la sua profonda, davvero radicale, sequela cristiana».
Professor Weigel, Karol Wojtyla disse di se stesso che «io posso solo essere capito dal di dentro». Cosa c’è al fondo della straordinaria personalità del Wojtyla filosofo, poeta, sacerdote?Ciò che rende unita la personalità di Giovanni Paolo II è la sua profonda, davvero radicale, sequela cristiana. La dedizione di Karol Wojtyla a Cristo è alla radice di tutto ciò che ha fatto nella sua vita, dalla seconda Guerra Mondiale in poi.
Le virtù eroiche, la santità di vita e il miracolo riconosciuto dalla Congregazione per le cause dei santi hanno portato alla beatificazione di Giovanni Paolo II in un tempo record, certamente favorito da Benedetto XVI. Qual è il rapporto profondo che lega i due, al di là della lunghissima collaborazione?Non direi che Benedetto XVI abbia particolarmente favorito, né tantomeno “spinto”, questa beatificazione. Ha in effetti derogato al periodo di cinque anni previsto per poter iniziare il processo, come fece Giovanni Paolo II per Madre Teresa, ma ha detto al Postulatore (che me lo ha più tardi riferito) che voleva un processo di beatificazione completo e secondo tutte le norme. E così è stato. La collaborazione tra Giovanni Paolo II e Joseph Ratzinger è stata una delle più feconde nella lunga storia del papato. Ognuno dei due ha visto nell’altro talenti che lui non possedeva; entrambi hanno avuto l’umiltà di riconoscere nell’altro doni che personalmente non aveva ricevuto; entrambi erano uomini del Concilio che volevano il Concilio realizzato pienamente. È stata una collaborazione notevole, tanto più straordinaria se si tiene conto che il Papa era polacco e il suo collaboratore teologico un tedesco.
Qual è il valore culturale e storico della beatificazione di Giovanni Paolo II per il cattolicesimo americano e per quello europeo?Milioni di cattolici negli Stati Uniti sono stati motivati da Giovanni Paolo II e lo saranno ancora di più dalla sua beatificazione. Per quanto riguarda l’Europa, ovviamente la beatificazione ha un particolare significato per la Polonia. Spero, però, che essa risvegli anche il resto dell’Europa dall’attuale malessere culturale, descritto così bene da Paolo II, alle capacità rivitalizzanti della fede cristiana.
Come e perché un figlio spirituale della Polonia è stato capace di indicare una via d’uscita a tutte le contraddizioni della cultura europea? E in che modo Wojtyla ha anticipato il Concilio?Perché ha capito che la cultura è la forza più dinamica nella storia ed è stato così capace di richiamare a un rinnovamento culturale al di là delle consuete barricate della politica. Ha poi anticipato il Concilio con la sua idea di “chiamata universale alla santità” e il riconoscimento del ruolo critico dei laici nell’evangelizzazione.
Nel metodo e nell’insegnamento filosofico e pastorale di Wojtyla, e poi nel suo magistero, l’esperienza occupa un posto fondamentale. È d’accordo? Può spiegarlo?È quanto fa un fenomenologo: di fronte a una questione, guarda all’esperienza umana, cercando di approfondire la questione. Pastoralmente, Giovanni Paolo II aveva una lunga esperienza nella preparazione dei giovani al matrimonio e alle responsabilità della vita familiare, che ha dato evidentemente influenzato il suo insegnamento in queste materie.
È ormai opinione comune che Giovanni Paolo II ha cambiato la storia del mondo, dando un contributo decisivo ad abbattere il comunismo. Chi lo afferma però non è spesso in grado di spiegarecomequesto è avvenuto. In altre parole, Giovanni Paolo II non ha sconfitto i regimi totalitari sul piano politico. Ma allora che cos’ha fatto esattamente?Su questo argomento ho scritto ben tre libri:The Final Revolution(1992),Witness to Hope(1999), andThe End and the Beginning(2010). Giovanni Paolo II ha acceso in Polonia una rivoluzione delle coscienze che ha creato nuove forme di potere cui il comunismo non è riuscito a contrapporsi.
Come è cambiato con Giovanni Paolo II il rapporto della Chiesa con il potere?Giovanni Paolo II ha rafforzato il papato come globale testimonianza morale. Qualcosa di nuovo che riflette l’insegnamento del Concilio Vaticano Secondo sul corretto rapporto della Chiesa con la politica.
Una delle immagini di Karol Wojtyla più diffuse a livello mediatico è quella di “grande comunicatore”. Non pensa che dietro la verità si sia pian piano formato uno slogan ideologico, che porta a fraintendere la sua figura?No, penso sia solo un’etichetta giustapposta da chi non vuol fare la fatica di capire ciò che uno sta dicendo, o che non riesce a capire che ciò che quell’uomo sta dicendo è realmente in grado di influenzare le persone. La stessa cosa è successa con Reagan.
Lei come lo ha conosciuto e incontrato, e quale ricordo ha di lui?Sono stato in un rapporto personale con Giovanni Paolo II per dodici anni e, ovviamente, ho lì moltissimi ricordi di lui, sui quali potrei un giorno scrivere un libro.
Milioni di cattolici negli Stati Uniti sono stati motivati da Giovanni Paolo II e lo saranno ancora di più dalla sua beatificazione. Per quanto riguarda l’Europa, ovviamente la beatificazione ha un particolare significato per la Polonia. Spero, però, che essa risvegli anche il resto dell’Europa dall’attuale malessere culturale, descritto così bene da Paolo II, alle capacità rivitalizzanti della fede cristiana.
Come e perché un figlio spirituale della Polonia è stato capace di indicare una via d’uscita a tutte le contraddizioni della cultura europea? E in che modo Wojtyla ha anticipato il Concilio?
Perché ha capito che la cultura è la forza più dinamica nella storia ed è stato così capace di richiamare a un rinnovamento culturale al di là delle consuete barricate della politica. Ha poi anticipato il Concilio con la sua idea di “chiamata universale alla santità” e il riconoscimento del ruolo critico dei laici nell’evangelizzazione.
Nel metodo e nell’insegnamento filosofico e pastorale di Wojtyla, e poi nel suo magistero, l’esperienza occupa un posto fondamentale. È d’accordo? Può spiegarlo?
È quanto fa un fenomenologo: di fronte a una questione, guarda all’esperienza umana, cercando di approfondire la questione. Pastoralmente, Giovanni Paolo II aveva una lunga esperienza nella preparazione dei giovani al matrimonio e alle responsabilità della vita familiare, che ha dato evidentemente influenzato il suo insegnamento in queste materie.
È ormai opinione comune che Giovanni Paolo II ha cambiato la storia del mondo, dando un contributo decisivo ad abbattere il comunismo. Chi lo afferma però non è spesso in grado di spiegare come questo è avvenuto. In altre parole, Giovanni Paolo II non ha sconfitto i regimi totalitari sul piano politico. Ma allora che cos’ha fatto esattamente?
Su questo argomento ho scritto ben tre libri: The Final Revolution (1992), Witness to Hope (1999), and The End and the Beginning (2010). Giovanni Paolo II ha acceso in Polonia una rivoluzione delle coscienze che ha creato nuove forme di potere cui il comunismo non è riuscito a contrapporsi.
Come è cambiato con Giovanni Paolo II il rapporto della Chiesa con il potere?
Giovanni Paolo II ha rafforzato il papato come globale testimonianza morale. Qualcosa di nuovo che riflette l’insegnamento del Concilio Vaticano Secondo sul corretto rapporto della Chiesa con la politica.
Una delle immagini di Karol Wojtyla più diffuse a livello mediatico è quella di “grande comunicatore”. Non pensa che dietro la verità si sia pian piano formato uno slogan ideologico, che porta a fraintendere la sua figura?
No, penso sia solo un’etichetta giustapposta da chi non vuol fare la fatica di capire ciò che uno sta dicendo, o che non riesce a capire che ciò che quell’uomo sta dicendo è realmente in grado di influenzare le persone. La stessa cosa è successa con Reagan.
Lei come lo ha conosciuto e incontrato, e quale ricordo ha di lui?
Sono stato in un rapporto personale con Giovanni Paolo II per dodici anni e, ovviamente, ho lì moltissimi ricordi di lui, sui quali potrei un giorno scrivere un libro.