Il Santuario, ogni venerdì, alle tre del pomeriggio, si riempie  in pochi minuti: in ginocchio, ai piedi dell’immagine di Gesù misericordioso, volti di ogni colore ed età. Tutti con la “coroncina” nelle mani. Tutti profondamente legati a suor Faustina Kowalska e a Giovanni Paolo II, il Papa che ha fatto conoscere al mondo l’incredibile storia di questa contadina polacca diventata santa.



Siamo a due passi da piazza san Pietro, nella Chiesa di santo Spirito in Sassia, trasformata nel 1993 da Papa Wojtyla in un Santuario dedicato al culto della Divina Misericordia, diffuso da suor Faustina in ogni continente. Un legame intensissimo, confermato da Benedetto XVI, che ha scelto il 1 maggio per beatificare il suo predecessore, perchè è la Domenica in albis, giorno della Festa della Divina Misericordia, istituita da Giovanni Paolo II nel 1992.



“Nella parola misericordia egli trovava riassunto e nuovamente interpretato per il nostro tempo l’intero mistero della Redenzione – ha spiegato Benedetto XVI, – Egli visse sotto due regimi dittatoriali e, nel contatto con povertà, necessità e violenza, sperimentò profondamente la potenza delle tenebre. Ma sperimentò pure e non meno fortemente, la presenza di Dio che si oppone a queste forze con il suo potere totalmente diverso e divino: con il potere della misericordia. E’ la misericordia che pone un limite al male.”

La storia di Giovanni Paolo II si intreccia con quella di suor Faustina, proprio negli anni più dolorosi della sua vita: gli anni dell’occupazione nazista della Polonia e della perdita di suo padre, nel 1941, ultimo caro a lasciarlo dopo la morte prematura della mamma e del fratello.



La piccola chiesa  del convento di suor Faustina a Cracovia era sulla strada che il giovane Karol  percorreva ogni giorno per andare a lavorare nello stabilimento della Solvey. Lì si fermava a pregare, lì ha “incontrato” la Divina Misericordia, nell’esperienza mistica di suor Faustina, morta qualche anno prima, il 5 ottobre del 1938.

Nata nel 1905 in un villaggio di contadini, terza di dieci figli, Elena Kowalska ha 20 anni, quando viene accettata come postulante dalle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia di Varsavia. Da lì si sposterà a Vilnius, Plock e Cracovia: nei 13 anni di vita religiosa, suor Faustina è accompagnata da grazie straordinarie e da continue visioni di Gesù. Dialoghi ed esperienze trascritte – per obbedienza – nelle pagine del suo Diario, oggi tradotto in varie lingue.

E’ Gesù in persona ad affidarle la missione di diffondere nel mondo il culto della Divina misericordia: le ordina di far dipingere  l’immagine da venerare – Gesù con una tunica bianca, e una mano che scosta la veste da cui escono un raggio rosso e uno bianco – con la scritta “Gesù confido in te”; le chiede di far istituire la seconda domenica di Pasqua la Festa della Divina Misericordia; le indica anche la forma del nuovo culto: la recita di una coroncina del rosario, aggiungendo ad ogni grano, “per la dolorosa passione di Gesù” e l’invocazione alla Divina misericordia per la salvezza del mondo intero e la recita tutti i giorni della preghiera della Misericordia, alle 15, l’ora in cui è morto Gesù.

Il culto della Divina Misericordia si diffonde velocemente negli anni terribili della Seconda Guerra Mondiale e travalica, presto, i confini della Polonia. Allo stesso modo, continua ad accompagnare il giovane operaio della Solvay, diventato arcivescovo di Cracovia. E’ il cardinale Wojtyla ad aprire il processo diocesano di beatificazione di suor Faustina nel 1965, è il Papa venuto da lontano a canonizzarla, il 30 aprile del 2000.

Giovanni Paolo II ha spiegato in più occasioni la ragione profonda del suo legame con la missione di suor Faustina. “Il messaggio della Divina Misericordia mi è stato sempre vicino e caro – ha raccontato nel suo pellegrinaggio del 1997 al Santuario della Divina Misericordia di Cracovia – E’ come se la storia lo avesse inscritto nella tragica esperienza della seconda guerra mondiale. In quegli anni difficili esso fu un particolare sostegno e una inesauribile fonte di speranza, non soltanto per gli abitanti di Cracovia, ma per la nazione intera. Questa è stata anche la mia esperienza personale, che ho portato con me sulla Sede di Pietro e che, in un certo senso, forma l’immagine di questo pontificato.”

Per questo Giovanni Paolo II ha voluto il Santuario romano della Divina Misericordia “dietro casa”, affidandolo a delle consorelle polacche di suor Faustina;  per questo negli ultimi giorni della sua vita tra la folla di fedeli riuniti qui notte e giorno in preghiera per lui, in tanti erano convinti che Karol Wojtyla non sarebbe morto prima di domenica 3 aprile, festa della Divina Misericordia.

E così è stato, perchè Giovanni Paolo II è morto la sera di sabato 2 aprile, liturgicamente già  piena festa.

Alla notte bianca del 30 aprile delle chiese di Roma in onore di Giovanni Paolo II, parteciperà anche il Santuario di suor Faustina. Ma questa volta la lunga veglia di preghiera sarà accompagnata solo da lacrime di gioia per la beatificazione di un Papa, straordinario testimone della Misericordia di Dio.

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