Sono migliaia i ragazzi che ogni fine settimana si riversano nelle strade dei quartieri di Roma in cerca di divertimento e distrazioni. Locali gremiti, discoteche affollate e balli in pista fino all’alba. I giovani di tutte le età sgomitano cercando di arrivare al bancone per accaparrarsi i drink che li accompagneranno durante la serata. Eppure troppo spesso la cronaca del sabato sera somiglia a un bollettino di guerra: arresti, denunce, incidenti causati da alcol e droghe. Come nel recentissimo caso della quindicenne romana trovata in una via vicino a Campo de’ Fiori in coma etilico. Un campanello d’allarme che dovrebbe allarmare giovani e adulti. Ne abbiamo parlato con due esperti: Andrea Muccioli (San Patrignano) e Luigi Cancrini, psichiatra e presidente del Centro Studi di Terapia Familiare e Relazionale.
«Sono sempre di più i giovani che ricorrono allo “sballo” – dice Muccioli a IlSussidiario.net -. Lo fanno in maniera inconsapevole. Non si rendono conto infatti dei pericoli che corrono e delle abitudini che stanno assumendo. Lo sballo è ormai normale per loro. Stiamo parlando di “giovani” sempre più giovani, quasi dei bambini e che assumono alcol e droga indistintamente. C’è da chiedersi cosa stanno facendo gli educatori, la società, i singoli individui». Della stessa opinione il Prof. Cancrini: «È comune da parte dei giovani una sottovalutazione dei pericoli dell’alcol e delle altre sostanze. Questo avviene perché sta venendo meno l’attenzione all’educazione. Si sta diffondendo tra i giovani, quasi fino al panico, la convinzione che non ci sia un futuro per loro. Sono smarriti, pensano con angoscia a ciò che sarà. Il merito e la speranza non sembrano esistere più».
«Siamo fuori dalla strada maestra dell’educazione – prosegue Muccioli -. L’educazione non è una cosa nuova, esiste da quando l’uomo riproduce sé stesso e la società di cui fa parte. È necessario trasmettere non a parole, ma con le azioni, i veri valori della società in cui viviamo. Solo così i giovani possono sedimentarli nella loro personalità. Se questo non viene fatto i valori, nella migliore delle ipotesi, vengono scimmiottati, nella peggiore vengono traditi con comportamenti vicini alla trasgressione. Il risultato? I giovani non ci riconosceranno più come educatori, si sentiranno traditi e scapperanno da questi modelli senza una vera e propria coscienza».
Davanti a questo quadro desolante cosa fare? Le ordinanze anti-alcol potranno servire a qualcosa?
«Di fronte a episodi così drammatici – dice Muccioli -, la preoccupazione vera non è quella di porre leggi restrittive. Le leggi già esistono, come ad esempio il divieto di vendere alcolici ai minori di sedici anni. Bisogna riappropriarsi delle proprie responsabilità educative, stare più tempo con i giovani, trasmettere i giusti esempi, quei valori che poi sono abbastanza ovvi, come la lealtà, l’onestà e il prendersi cura dei più deboli». Il Prof. Cancrini è totalmente d’accordo e commenta lapidario: «Ci sono troppe leggi e troppa poca attenzione all’educazione». Ma questo problema riguarda soltanto la Capitale? «No, è inutile iniziare una crociata contro Roma, gli stessi problemi ci sono in tutte le città italiane. È la società in crisi che crea questi problemi, tant’è che siamo più preoccupati che i commercianti non perdano il loro incasso piuttosto che alle reali necessità». Muccioli ne è convinto e porterà la sua comunità di recupero al Vinitaly, il Salone Internazionale del vino che si terrà a Verona nei prossimi giorni. Non è un paradosso? «Si può partecipare a una manifestazione di questo tipo, ma in maniera onesta e consapevole, trasmettendo ai ragazzi la forza di rinunciare allo sballo, e una cultura del consumo di alcol sobrio e responsabile. Al Vinitaly parleremo anche di questo, serve molta più prevenzione».
(Claudio Perlini)