Qualcuno s’è preso persino la briga di contare quelle più pericolose: duemila solo nel centro storico. Buche profonde fino a 14 centimetri. E poi asfalto e sampietrini dissestati, avvallamenti, rattoppi che creano scalini pericolosi per chi li percorre soprattutto in moto. Una emergenza storica, per Roma, quella delle strade dissestate. Anche negli angoli più turistici della città. Vere e proprie minacce alla circolazione, non solo delle due ruote.



Secondo una ricerca dell’Associazione motociclisti per la vita, lo scorso anno più dell’otto per cento degli incidenti con conseguenze per le persone sarebbero imputabili a buche e fondo stradale dissestato. In cifre la stima è di circa 1.200 incidenti, con almeno undici morti e 1.400 feriti. Solo nel territorio del primo Municipio, il centro storico appunto, nel 2010 gli incidenti con feriti, anche lievi, sono stati 692 e una persona è morta.



E’ vero, si tratta di dati che per fortuna indicano un calo rispetto agli anni precedenti. Così come, almeno nelle zone di massimo pregio, qualche risultato positivo è stato raggiunto. Ma le buche rappresentano comunque potenziali minacce alla circolazione.  E necessitano di interventi urgenti. Tanto che il primo Municipio paventa il rischio di chiudere al transito alcune aree, per tutelare l’incolumità delle persone, se non arriveranno i fondi per la manutenzione.  

«Solo per la riparazione – ha detto recentemente il responsabile dei lavori pubblici del primo municipio Yuri Trombetti – gli interventi necessari sarebbero circa duemila e servirebbero almeno seicentomila euro. Invece con i fondi a disposizione possiamo affrontare solo le emergenze, per le quali ci sono 230.000 euro. Al momento si possono effettuare solo queste ultime».



Ma va ricordato pure che i sampietrini hanno un costo di manutenzione superiore di quattro volte rispetto a quello dell’asfalto. E che la responsabilità sulla manutenzione ricade per l’85 per cento sul municipio e per il 15 per cento sul dipartimento comunale. Il Campidoglio ha programmato per le prossime settimane una serie di lavori urgenti e l’assessore ai lavori pubblici ha invitato municipi e gruppi di polizia municipale a una maggiore collaborazione per altri interventi. Per i prossimi mesi dovrebbero essere risolte alcune delle emergenze e delle situazioni più critiche, in particolare le strade più volte teatro di incidenti anche gravi.

Anche perché, secondo la Corte di Cassazione – è notizia di ieri – il responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune, incaricato della manutenzione ordinaria di strade e marciapiedi, risponde anche del reato di lesioni colpose in caso di incidenti ai pedoni inciampati a causa del manto stradale in cattive condizioni non immediatamente visibili.

Ma la battaglia è difficile. Già lo scorso anno, con una specifica ordinanza firmata dal sindaco Alemanno, la guerra alle buche si è arricchita di un tassello normativo di pregio: le ditte che operano interventi sul manto o nel sottosuolo sono state obbligate a ripristinare completamente l’assetto stradale, senza limitarsi a ricoprire lo scavo. Il motivo del provvedimento – aveva chiarito il sindaco – è che il 90 per cento delle buche di Roma sono provocate dagli scavi ricoperti male.

Le multe per il mancato rispetto del regolamento scavi vanno dai 450 ai 500 euro e potranno essere replicate nel tempo al lavoro mal eseguito. Insomma un provvedimento encomiabile. Ciononostante, la situazione resta complessa. E un pessimo biglietto da visita. Quello di una città colabrodo.