È ancora scontro sull’apertura dei negozi durante la giornata del primo maggio, dedicata alla festa del lavoro e alle celebrazioni per la beatificazione di Giovanni Paolo II. La Cgil non ci sta e ha invitato commessi e commesse a effettuare uno sciopero generale e disertare la giornata lavorativa. La Confcommercio ha definito questa proposta di una gravità assoluta e spinge tutti i titolari dei negozi a adottare i giusti provvedimenti in caso di eventuali assenteismi da parte dei dipendenti. Contraria all’apertura dei negozi anche la Confesercenti, che dichiara che Roma è la città più aperta d’Europa, con soli otto giorni di chiusura all’anno e che non deve restare aperta anche il giorno della festa del lavoro. Eppure nella giornata della grande festa romana gli esercizi commerciali che si trovano nel I Municipio e nel XVII, quelli delle zone che verranno prese più d’assalto, avranno la facoltà di scegliere se restare aperti oppure no. Lo dice un’ordinanza firmata dall’Assessore al Commercio e alle Attività produttive Davide Bordoni, intervistato da IlSussidiario.net.



Assessore, come mai questa scelta?

«Nell’ordinanza generale, il primo maggio a Roma si prevede la chiusura. Visto che quest’anno è in programma la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, abbiamo dato la possibilità facoltativa ai negozi che sono nell’ambito del centro storico di poter aprire. È prevista un’affluenza particolarmente elevata di turisti, pellegrini e concittadini che parteciperanno all’evento e abbiamo scelto di dare la possibilità di poter offrire un servizio in più, oltre ai bar e ai ristoranti che avrebbero comunque aperto. Anche perché molte attività, soprattutto quelle che vendono oggetti ricordo, non avrebbero capito il perché della chiusura, in più sollecitati a rimanere aperti da alcune sigle di categoria, in particolare Confcommercio».



Immaginerà che per un dipendente non deve essere piacevole lavorare il primo maggio.

«È evidente che quel giorno non lavoreranno solo gli addetti al settore del commercio. Anche le forze dell’ordine lavoreranno, come anche la protezione civile e gli addetti ai servizi dei trasporti. Sono giorni particolari e Roma è una città che vive di commercio e di turismo, quindi è normale che si chieda questo. Poi la richiesta proviene soprattutto dalle associazioni di categoria».

Purtroppo spesso molte attività commerciali romane hanno chiuso per colpa della crisi economica ed  è evidente che giorni come questi possono fare il fatturato di un mese. Sono opportunità che non possiamo assolutamente perdere».



È l’eccezione che conferma la regola o si è creato un precedente?

«Ogni primo maggio di ogni anno i negozi restano sempre chiusi. Questo è un evento eccezionale che non poteva passare inosservato e quindi abbiamo deciso di modificare, attraverso una convocazione di un tavolo di lavoro, questa ordinanza. Altre città lo stanno facendo senza eventi eccezionali, come Milano e Firenze. È chiaro però che quest’anno, con l’evento della beatificazione, ci siano stati i presupposti per derogare. Voglio ricordare comunque che varrà solo per una parte limitata della città: Roma è formata da 19 municipi e noi stiamo dando la possibilità di restare aperti solamente a due».

A Roma ci saranno la beatificazione e il classico concerto del primo maggio. Perché la polemica sui negozi si è allargata anche ad altre città italiane?

«In questi anni il commercio si è molto modificato. Si lavora molto tutta la settimana e per questo motivo stanno diventando appetibili per il commercio e per lo shopping le cosiddette giornate festive. Le persone ne approfittano non solo per fare la gita fuoriporta, ma anche per fare acquisti. Basti guardare gli outlet o i centri commerciali sempre gremiti. Ci sono molte richieste da parte dei cittadini di poter fare acquisti anche la domenica, tant’è che a Roma è una delle giornate più aperte d’Europa, visto che quasi tutte le domeniche si può fare shopping. Questo consente a realtà importanti presenti a Roma di poter essere utilizzate».

E questo per i commercianti cosa significa?

«La domenica è quasi diventata il giorno più importante della settimana come fatturato. Sta praticamente superando il sabato e questo significa che le esigenze dei consumatori si sono modificate rispetto al passato».

«Anche i commercianti e gli stessi lavoratori, quindi, ne devono tenere conto. Naturalmente i commercianti devono essere onesti e pagare ai lavoratori non come giorno normale ma come giorno festivo. Per quanto riguarda la retribuzione i lavoratori devono essere tutelati».

Quindi Roma è finalmente pronta a questo evento?

«Il Comune ha fatto tutto ciò che era necessario. È servito un impegno economico importante e un enorme impiego di uomini. Tutta la città si è messa a disposizione per un evento che comunque era dovuto: Giovanni Paolo II non è stato solamente un grande Papa, ma soprattutto un vescovo importante di Roma. Ha visitato quasi tutte le parrocchie presenti nella città ed è stato molto presente. non ha caso il cardinal Stanislaw Dziwisz ha ripetuto proprio qualche giorno fa al sindaco Alemanno, durante una visita a Cracovia, che ogni sera Papa Wojtyla dava la sua benedizione a Roma, che era diventata la sua città. Quindi la città doveva onorarlo in questo modo. Dall’altro canto Roma ha affrontato tanti eventi nel passato e credo che riuscirà a superare anche questo con il supporto fondamentale delle forze dell’ordine e della protezione civile».

Quali sono i rischi maggiori per i turisti e i pellegrini?

«Abbiamo sollecitato i commercianti e gli albergatori a non aumentare i prezzi, ma saranno comunque presenti le forze dell’ordine per effettuare numerosi controlli.  Inoltre stiamo lavorando a un contrasto forte all’abusivismo commerciale. Sono in campo tanti uomini della Polizia Municipale con cui abbiamo svolto un lavoro importante. Il territorio sarà molto presidiato quindi credo che non si debba avere timore di situazioni particolari o di microcriminalità. Credo proprio che filerà tutto liscio».

(Claudio Perlini)

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