«Qualche tempo fa un ragazzo che voleva abbandonare gli studi ha cominciato a frequentare il nostro centro. Non solo non ha lasciato la scuola, ma si è diplomato, laureato e ora sta svolgendo un dottorato di ricerca. Lo stesso è successo a una ragazza che aveva abbandonato la scuola per fare la barista. Ha saputo della nostra attività dal fratello che già veniva qui, si è diplomata ed è diventata una delle nostre operatrici più valide, riscoprendo l’interesse per lo studio e per la vita attraverso l’amicizia e la condivisione». Sono solo due delle storie che il centro Portofranco di Roma ha visto nei suoi dieci anni di attività. Qui, nell’ottavo Municipio di Roma, i ragazzi studiano con una voglia e una passione che difficilmente si vede in giro, senza alcun tipo di costrizione da parte della scuola o della famiglia: «Tutti i ragazzi vengono a studiare al centro spontaneamente», racconta a Ilsussidiario.net Vincenzina D’Antrassi, insegnante di materie umanistiche in un liceo romano e operatrice volontaria presso il centro Portofranco Roma: «Quando un ragazzo arriva da noi chiede di poter essere aiutato in certe materie o più semplicemente di poter studiare con noi. Viene monitorata la situazione iniziale del ragazzo e poi, progressivamente, vengono registrati i suoi eventuali miglioramenti».



Ma cos’è più precisamente Portofranco?

«È un punto di aiuto allo studio associato con Portofranco Milano, nel quartiere di Tor Bella Monaca. Si tratta di un’opera di volontariato esistente da circa dieci anni. Quest’anno ha cambiato sede e si è andata a collocare proprio al centro del quartiere romano, mentre prima era più decentrato. Qui si aiutano i ragazzi delle scuole medie e del liceo a studiare qui. Gli insegnanti, principalmente studenti universitari, sono tutti volontari».




Che tipo di giovani chiede la vostra assistenza?

«Questa è una zona molto disagiata della capitale, dove spesso alle spalle dei ragazzi non è presente una famiglia che possa sostenerli e aiutarli. Ci contattano soprattutto i giovani che hanno difficoltà in varie materie o quelli che vogliono semplicemente approfondire alcuni argomenti che hanno attirato la loro attenzione, per capire meglio le cose che studiano e per vivere una nuova esperienza».

Com’è nata quest’attività?

«È iniziata con due insegnanti, io e una mia collega. Poi altre persone sono venute a sapere del lavoro che stavano facendo e in molti hanno chiesto di poterci aiutare, quindi il reclutamento degli insegnanti avviene esclusivamente attraverso un passaparola. Ovviamente devono condividere le finalità, cioè l’interesse nei confronti del destino di un’altra persona in modo totalmente gratuito e accompagnare i ragazzi a scoprire le cose positive della loro vita. Questa attività non vuole essere come quella proposta dalle scuole oltre le lezioni. Normalmente i ragazzi che vediamo al centro non sono ricettivi nei confronti degli interventi di recupero scolastici, spesso parziali e superficiali che puntano solo a colmare un’insufficienza in una particolare materia».



Voi cosa offrite in più?

«Lo scopo fondamentale non è solo migliorare i voti, ma interpellare l’interesse del ragazzo. Oltre allo studio, ci interessa capire cosa appassiona il ragazzo e scoprire la sua personalità e la sua sensibilità, cercando di far prevalere le capacità che ognuno possiede. Abbiamo visto grandissime trasformazioni di ragazzi totalmente immotivati che invece hanno cominciato a interessarsi alla vita. Il fine non è semplicemente quello di aiutare i giovani a recuperare l’insufficienza, ma scoprire come quella particolare disciplina aiuta il giovane a capire meglio tutta la realtà che lo circonda».


Quanti sono gli studenti che frequentano il centro?

«Attualmente sono più di cento, mentre gli insegnanti fissi sono cinque più altri collaboratori che vengono chiamati su richiesta. In più partecipano anche una quindicina di universitari. Il centro è aperto quattro giorni alla settimana dalle 15.30 alle 19. Si cerca sempre di rispettare un certo ordine, non si può giocare o chiacchierare e le stanze sono divise per materie e attività. Quando possibile vengono interpellati anche i genitori, anche se in molte situazioni i ragazzi sono seguiti da assistenti sociali. Offriamo un servizio libero, a cui i giovani possono scegliere se accedere o meno».

Come riuscite a finanziare questo progetto?

«Praticamente non ci finanziamo. I locali in cui svolgiamo questa attività sono concessi gratuitamente dal Comune di Roma e tutti gli insegnanti e i collaboratori sono volontari, per cui non abbiamo introiti. Le suppellettili ci sono state fornite dai ragazzi e spesso alcune madri ci regalano qualcosa, come la macchina per il caffè. Abbiamo da poco partecipato a un bando regionale per accedere a dei fondi per sostenere alcune spese, anche se non so ci riusciremo mai a beneficiarne».

Offrite altri tipi di servizi oltre l’aiuto allo studio?

«Organizziamo spesso anche uscite, soprattutto all’interno di Roma, come la visita a mostre o monumenti. Tentiamo di valorizzare gli interessi dei ragazzi e se vediamo che qualcuno mostra un particolare interesse lo accompagnano a proporlo anche agli altri studenti per creare una condivisione importante. Desideriamo che il ragazzo si realizzi, anzi, che sia felice. Non progettiamo niente per il loro futuro, cerchiamo solo di renderci disponibili per accompagnarli in quello che loro scoprono da soli, negli interessi che capiscono di avere attraverso le esperienze personali».

E tutto questo cosa significa per voi volontari?

«È un’esperienza importantissima, perché ci aiuta a capire meglio la realtà che ci circonda. Ci sono tanti significati diversi e li scopriamo continuamente attraverso le loro singole avventure umane. Per quanto mi riguarda quest’esperienza mi ha cambiato e mi sta cambiando tantissimo. La nostra scoperta personale è proprio questo scoprirsi pronti a condividere tutto con i ragazzi, fino alla creazione della loro strada. Bisogna essere disposti a camminare insieme, a scommettere sulle loro possibilità, volta per volta».

Domenica 15 maggio si terrà a Roma l’incontro “La città della carità”, in cui interverrà anche il presidente di Portofranco, Alberto Bonfanti. Che cosa si aspetta da questa giornata?

«Noi di Portofranco Roma andremo a questo incontro per ascoltare, curiosi di conoscere l’attività di Portofranco a Milano e a condividere la nostra esperienza. Viste le dimensioni del centro milanese avremo tantissimo da imparare…».

(Claudio Perlini)

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