Il racconto di per sé è già sconvolgente. Perché atti di violenza così, gratuiti, brutali e palesi, per di più avvenuti in pieno giorno e in un luogo centrale e frequentato come la stazione Termini, sono quelli più odiosi e che offendono l’intera città. E poi perché coinvolgono direttamente persone che, per il ruolo che ricoprono e per il lavoro che svolgono, dovrebbero essere ben lontani dai comportamenti che a loro vengono attribuiti.



Il fatto – secondo il racconto che ne ha fatto l’altro giorno il Corriere della Sera – è quello denunciato da un 33enne, residente in zona Portuense, che si era recato a metà pomeriggio alla stazione Termini per fare acquisti. Intenzionato a continuare lo shopping nella vicina via Appia Nuova, l’uomo si era rivolto ad una delle tante auto bianche parcheggiate subito fuori la stazione. Quello che è accaduto dopo – sempre secondo il racconto del 33enne – ha dell’incredibile. Il tassista a cui si era rivolto, un giovane descritto di statura alta, che sarebbe titolare di una regolare licenza taxi rilasciata dal Campidoglio, si sarebbe infatti rifiutato di accompagnarlo, sostenendo di non essere di turno. A quel punto il 33enne, dopo aver insistito nella sua richiesta, tanto più fondata per il fatto che sulla vettura sarebbe stato presente il contrassegno identificativo del mezzo in orario di lavoro, se ne sarebbe andato dopo l’ennesimo rifiuto, masticando un’offesa, un “deficiente” rivolto al tassista. 



A quel punto il conducente lo avrebbe seguito, fermato e poi aggredito e fatto stramazzare al suolo con due forti pugni. Un pestaggio che sarebbe per di più avvenuto sotto gli occhi indifferenti di centinaia di persone tra turisti, tassisti e passanti. L’aggressore, sulle cui tracce sta lavorando la Polizia, si sarebbe subito dopo dileguato a bordo della sua Mercedes station wagon bianca. Mentre l’uomo picchiato è stato trasportato dall’ambulanza al Policlinico Umberto I: ha riportato una frattura delle ossa nasali, ecchimosi sul viso, ampie tumefazioni attorno agli occhi e un taglio sulla fronte che ha richiesto 18 punti di sutura.



Roma non è il Bronx, ma quello che accade nella zona laterale della stazione Termini, lato via Giolitti e lato via Marsala, dove proliferano abusivismi e malaffare di ogni genere, a volte lo ricorda. Violenza inaudita, di fronte alla quale non si può rimanere indifferenti. Episodi così ricordano quello di Doina Matei, la ventunenne romena che colpì e uccise con la punta di un ombrello una giovane italiana, Vanessa Russo, al termine di un alterco iniziato in un vagone della metropolitana e terminato sulla banchina della stazione Termini. O l’altro, allo stesso modo sconvolgente, che avvenne alla stazione metropolitana Anagnina: l’infermiera romena Maricica Hahaianu, uccisa con un pugno dal 21enne Alessio Burtone, anche qui al termine di un lite.

Violenza metropolitana, ha detto in fretta qualcuno per tacitare le coscienze. Ma non basta. E’ un fatto allarmante, perché stavolta, oltretutto, c’è di mezzo un tassista, uno che dovrebbe avere un ruolo di servizio pubblico. E c’è di mezzo la stazione Termini, quello che dovrebbe essere il biglietto da visita di migliaia e migliaia di turisti. C’è bisogno, insomma, che questo fatto non rimanga inascoltato. E che almeno si proceda a una bonifica della parte malsana che affligge quei luoghi. La prossima volta potrebbe essere tardi.