«Sono qui per gratitudine, perché mi avete letteralmente salvato la vita». Adelina non riesce a finire la frase, si commuove mentre guarda gli altri 80 volontari che la ascoltano. Quasi nessuno conosce ancora il doloroso calvario della sua vita, che oggi continua in una casa senza luce né riscaldamento a san Basilio, storica e poverissima borgata romana. Un calvario tanto pesante da portarla a desiderare di farla finita. A fermarla, un pensiero improvviso: il volto di Nerina, quella mamma che ogni mese le porta un pacco di alimenti, quella donna da cui, forse per la prima volta nella sua vita, si è sentita finalmente amata. Un raggio di speranza, che ha riempito il cuore di Adelina di una tale gratitudine, da voler diventare una volontaria anche lei. E così, una volta al mese, va all’Isituto Gerini vicino al carcere di Rebibbia dove ha  sede il Banco di Solidarietà l’Armonia per preparare i pacchi di alimenti per oltre 100 famiglie bisognose che vivono nei più diversi quartieri di Roma.



La storia di Adelina descrive meglio di qualsiasi parola lo scopo de L’Armonia, un’associazione di volontariato nata appena due anni fa a Roma  nell’alveo della più che decennale esperienza della Federazione dei Banchi di solidarietà: 170 realtà di volontari, sparsi per tutta Italia, che aiutano 35.000 famiglie in difficoltà, unite dal desiderio di “Condividere i bisogni per condividere il senso della vita”.



Semplice come lo slogan è anche il metodo di lavoro e assistenza dei Banchi di solidarietà: la consegna mensile di un pacco di alimenti non deperibili alle famiglie indigenti con cui, col passaparola, si è entrati in contatto. «Un gesto semplice e gratuito, senza distinzioni, perché la carità si fa a chi ha bisogno e non a chi se lo merita – spiega Fiero Innocenzi, imprenditore romano,  uno dei fondatori del Banco di solidarietà l’Armonia -. Ciò che ci ha mosso, all’inizio, è stato il desiderio di comunicare agli altri la bellezza dell’esperienza cristiana che avevamo visto e incontrato, ascoltando l’esperienza dei volontari dei banchi di solidarietà di altre città».



La fedeltà a questa semplice intuizione ha generato lo sviluppo – inatteso e repentino – dell’associazione l’Armonia – iscritta al registro regionale delle ONLUS del Lazio e convenzionata col Banco Alimentare – con sempre più volontari a disposizione e diverse famiglie in “lista di attesa” per il pacco mensile. Una goccia nel mare del bisogno di una grande città come Roma, dove continua ad aumentare la cosiddetta “povertà nascosta”, la realtà migliaia di famiglie che dietro un’apparente normalità nascondono la lotta quotidiana per la sopravvivenza, una lotta dove il nemico più temibile non è la fame, ma la solitudine e la disperazione.

Per questo l’appuntamento più atteso per volontari e assistiti è il pranzo organizzato dal Banco di solidarietà l’Armonia in occasione del Natale: una giornata di condivisione e conoscenza reciproca, dove è difficile capire chi sia il volontario e chi sia l’assistito. E non solo perché il 75% delle famiglie seguite dall’associazione sono famiglie italiane. «Ci siamo accorti che la nostra unità ha il volto misterioso di Qualcuno che si è fatto presente nella nostra vita –  racconta Lina, che porta il pacco mensile a 10 famiglie indigenti di Torbellamonaca, nella periferia est di Roma – portare il pacco di alimenti significa per me verificare la scoperta dell’incontro cristiano che ha dato uno senso alla mia vita».

Una verifica che per i volontari significa anche autotassarsi per pagare l’affitto della sede e aggiungere alimenti più costosi per la consegna mensile alle famiglie, una verifica che genera libertà e letizia nel cercare di rispondere ai tanti altri loro bisogni. Fino a quello più importante: essere amati, senza condizioni. Come raccontano gli occhi di Adelina, occhi ancora scavati e sofferenti, ma che oggi piangono anche di commozione.

Leggi anche

LA CITTA' DELLA CARITA'/ Da Portofranco al Banco di Solidarietà, alla scoperta dell'"altra" RomaLA CITTA' DELLA CARITA'/ Quel pacco di alimenti che può cambiare la vita di una personaLA CITTA' DELLA CARITA'/ Quel centro dove i giovani fanno i compiti e "imparano" la vita